La Cassa di Bassanini può abbattere il debito pubblico. Bassanini dixit
La Cassa depositi e prestiti (Cdp) può o non può essere protagonista per conto dello stato di operazioni di abbattimento del debito pubblico? Oppure: la Cdp, controllata al 70 per cento dal Tesoro e partecipata con il 30 per cento da 66 fondazioni bancarie, è pronta o no a realizzare un piano di riduzione dello stock di debito se governo e Parlamento vorranno?
La Cassa depositi e prestiti (Cdp) può o non può essere protagonista per conto dello stato di operazioni di abbattimento del debito pubblico? Oppure: la Cdp, controllata al 70 per cento dal Tesoro e partecipata con il 30 per cento da 66 fondazioni bancarie, è pronta o no a realizzare un piano di riduzione dello stock di debito se governo e Parlamento vorranno? A queste due domande, sulle quali si arrovellano addetti ai lavori, politici e tecnoministri, risponde in sostanza “sì” il vertice della Cdp presieduta da Franco Bassanini e guidata dall’ad, Giovanni Gorno Tempini. A svelarlo è un intervento scritto dal costituzionalista ed ex ministro, Bassanini, sul numero di marzo della rivista Formiche in uscita la prossima settimana. Nel saggio “La Cdp nell’economia sociale di mercato”, Bassanini rivendica alla società un ruolo preminente per la crescita come lo hanno da tempo la consorella francese (Cdc) e quella tedesca (KfW). “La crisi di questi anni non ha solo costretto tutti ad abbandonare l’ideologica convinzione che i mercati siano capaci di autoregolarsi – si legge – Ma ha costretto per primi i paesi anglosassoni, un tempo custodi arcigni dell’ortodossia del laissez-faire, a intervenire massicciamente nel salvataggio di banche, assicurazioni, imprese automobilistiche”. Per il presidente della Cdp, invece, “l’azione di sostegno alla crescita delle grandi Casse dell’Europa è stata assai più rispettosa del libero mercato e dei principi della concorrenza”. Quell’azione “è a ben vedere uno degli strumenti caratteristici di quella ‘economia sociale di mercato’, che coniuga la libera competizione con la coesione sociale e la garanzia dei diritti fondamentali di cittadinanza”.
Nel 2003, ricorda Bassanini, la missione di Cdp è stata estesa al finanziamento dell’edilizia sociale, delle pmi, dell’internazionalizzazione delle imprese, delle infrastrutture in project financing. Ai prestiti si sono aggiunti investimenti in equity, attraverso fondi italiani, e anche fondi europei, dei quali Cdp è tra i primi promotori. Beninteso, scrive Bassanini, “non declina il ruolo della Cassa nel finanziamento degli investimenti pubblici”. Però si è constatato che, date le condizioni di finanza pubblica e i vincoli del patto di stabilità interna, il risparmio postale (220 miliardi di stock) “supera ormai di molto la capacità delle pubbliche amministrazioni di indebitarsi per investire”. Dunque una parte del risparmio “può essere impiegata per sostenere la crescita del paese, sia finanziando progetti realizzati da concessionari privati, sia assicurando alle imprese sane un rimedio al credit crunch”. Queste attività “non incidono sul debito pubblico, così come non sono conteggiate nel debito pubblico le analoghe attività di Cdc e KfW”. Anche perché la Cdp da tempo è stata riclassificata da Eurostat come intermediario finanziario, uscendo così dal perimetro della Pubblica amministrazione.
Per questo non ci sono ostacoli per un eventuale ruolo di Cdp in operazioni di abbattimento del debito, come quella rivelata da Massimo Mucchetti sul Corriere della Sera del 30 gennaio pari a 50 miliardi con la cessione di Sace e Fintecna dal Tesoro alla Cdp: “Gli incassi che lo stato realizza cedendo suoi cespiti alla Cdp possono essere detratti dal debito pubblico”. Bassanini nel saggio non fornirà dettagli né confermerà ipotesi, ma fisserà alcuni punti chiave. Cdp può quindi contribuire alla riduzione del debito? “E’ una questione oggi molto discussa – scrive Bassanini – e sulla quale ancora governo e Parlamento non si sono pronunciati”. “Noto che, anche in tal caso – scrive sibillinamente – l’esperienza europea (Cdc, KfW) potrebbe dare qualche indicazione”. Indicazione positiva o negativa? Il presidente della Cdp non lo dice, ma la risposta è positiva: “In ogni caso – si legge nel paper – l’attribuzione a Cdp di altre nuove missioni dovrà essere valutata alla luce di tre vincoli”. Primo vincolo: la garanzia del risparmio postale. Secondo: la classificazione Eurostat di Cdp come market unit. Terzo: “La salvaguardia del suo ruolo essenziale di principale strumento di finanziamento della crescita e della infrastrutturazione del paese”. E’ proprio vero: il “gigante addormentato” che Giulio Tremonti ha svegliato sarà utile anche a Mario Monti.
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