Poteri fortuiti

Rifondare Confindustria? Idee e visioni contrapposte

Michele Arnese

Riunione decisiva ieri sera nella sede veneta di Confindustria per stabilire la posizione del nord est sui candidati alla successione di Emma Marcegaglia alla presidenza di Confindustria. Oggi e domani le consultazioni dei tre saggi (Luigi Attanasio, Antonio Bulgheroni e Catervo Cangiotti) si concluderanno a Milano, dove anche l’orientamento di Assolombarda propende più per Giorgio Squinzi che per Alberto Bombassei, nonostante un ruolo defilato del presidente Alberto Meomartini.

    Riunione decisiva ieri sera nella sede veneta di Confindustria per stabilire la posizione del nord est sui candidati alla successione di Emma Marcegaglia alla presidenza di Confindustria. Oggi e domani le consultazioni dei tre saggi (Luigi Attanasio, Antonio Bulgheroni e Catervo Cangiotti) si concluderanno a Milano, dove anche l’orientamento di Assolombarda propende più per Giorgio Squinzi che per Alberto Bombassei, nonostante un ruolo defilato del presidente Alberto Meomartini.

    I saggi porteranno nella giunta del 22 marzo i nomi di chi avrà riscosso più del 15 per cento dei consensi. Da quella giunta uscirà il nome del presidente designato il quale, il 19 aprile, presenterà alla giunta il programma e la squadra. L’elezione formale è prevista il 23 maggio, con il voto dell’assemblea privata. Il giorno successivo Emma Marcegaglia, nell’assemblea pubblica della confederazione, passerà il testimone.

    Con gli ultimi incontri di questa settimana sarà chiaro chi fra il patron di Mapei, Giorgio Squinzi, e il numero uno di Brembo, Alberto Bombassei, avrà le maggiori possibilità di vincere. Ieri il quotidiano l’Unità, che non nasconde una ostilità verso il “marchionniano” Bombassei, ha scritto che finora “Squinzi ha raccolto più dell’80 per cento dei 193 voti della giunta di Confindustria e si attende, ad horas, il ritiro di mister Brembo dalla competizione”. Dall’entourage bombasseiano si smentisce uno scenario del genere. Anche se, in una riunione di sostenitori del presidente di Brembo tenuta venerdì scorso in un noto albergo milanese, l’ipotesi del ritiro è stata adombrata (ipotesi su cui anche Luca Cordero di Montezemolo avrebbe inviato a riflettere l’amico e socio di Ntv), alla fine è stato deciso di proseguire la corsa. In prima fila su questa direzione di marcia sono stati Alberto Barcella, presidente di Confindustria Lombardia, e Guido Venturini, dg della federazione di Bergamo. Ma si è soprattutto discusso di come poter influenzare anche la candidatura di Squinzi con le idee – considerate più innovative dai bombasseiani – sulla riforma di Confindustria, seguita in particolare dall’ex direttore generale di Confindustria, Stefano Parisi, regista della campagna confindustriale di Bombassei. Rispetto alla lettera scritta da Squinzi per la sua candidatura, il “manifesto” del patron di Brembo contiene maggiori dettagli su quella che lo stesso Bombassei ha definito alcune settimane fa la necessità di una “rifondazione”. Un capitolo della missiva è dedicato infatti alla “nuova Confindustria”. “Basta con piccoli centri di potere! – ha scritto Bombassei – Intendo insediare una Commissione presieduta da un imprenditore di indiscussa autorevolezza che formuli una proposta di profonda revisione dell’organizzazione. La nuova Confindustria dovrà essere più flessibile e dovrà eliminare le sovrapposizioni”.

    Negli incontri avuti con gli imprenditori, Bombassei e Parisi sono entrati nel merito. Occorre rafforzare la struttura di Viale dell’Astronomia, dopo gli ultimi abbandoni che hanno svuotato l’area legale, fiscale e ambientale, hanno spiegato. Occorre ridare peso e rapporti internazionali al centro studi ora diretto da Luca Paolazzi. Urge potenziare la sede di Confindustria a Bruxelles, hanno aggiunto. E soprattutto, serve uno snellimento dei vertici: sei vicepresidenti e non più dodici, consiglio direttivo da 32 membri e non più da 60. Infine, modifiche statutarie per consentire assetti leggeri delle associazioni, in stile Confindustria digitale presieduta da Parisi.

    Uno degli obiettivi indiretti degli strateghi del patron di Brembo è quello di debellare i “professionisti di Confindustria” che, si dice in ambienti vicini a Bombassei, stanno determinando al momento la prevalenza di Squinzi grazie a una rete di rapporti associativi consolidata. Gli squinziani respingono però l’etichetta di conservatori e citano l’esempio di Aurelio Regina, presidente dell’Unione degli industriali di Roma e del Lazio e regista della campagna elettorale del presidente di Mapei. Regina è stato l’artefice nella capitale di una riforma della territoriale che ha unificato le associazioni provinciali con quella regionale. “Un caso di scuola”, secondo Squinzi. E comunque “l’associazionismo in Italia è un grande valore da difendere”. Ovvero: non da attaccare e svillaneggiare come fa Marchionne che appoggia Bombassei.