Lectio di giurisprudenza

Per Obama si può, anzi si deve, uccidere gli americani di al Qaida

Daniele Raineri

Eric Holder è il ministro della Giustizia dell’Amministrazione Obama e lunedì ha spiegato a quali condizioni il governo degli Stati Uniti è autorizzato – anzi è obbligato – a uccidere un cittadino americano prima che colpisca l’America con un attacco terroristico. Nell’ottobre 2011 il New York Times ha rivelato l’esistenza di un memo preparato dall’ufficio legale del dipartimento di Giustizia su richiesta dell’Amministrazione che autorizza questo tipo di uccisioni e copre le spalle dal punto di vista legale alla Casa Bianca.

    Eric Holder è il ministro della Giustizia dell’Amministrazione Obama e lunedì ha spiegato a quali condizioni il governo degli Stati Uniti è autorizzato – anzi è obbligato – a uccidere un cittadino americano prima che colpisca l’America con un attacco terroristico. Nell’ottobre 2011 il New York Times ha rivelato l’esistenza di un memo preparato dall’ufficio legale del dipartimento di Giustizia su richiesta dell’Amministrazione che autorizza questo tipo di uccisioni e copre le spalle dal punto di vista legale alla Casa Bianca. Ma questa è la prima volta che il governo di Obama dà una spiegazione pubblica, sotto la forma di lezione di legge. Il discorso di Holder davanti agli studenti della Northwestern University di Chicago avrebbe potuto essere pronunciato da Donald Rumsfeld e Dick Cheney, il capo del Pentagono e il vicepresidente dell’era Bush che dopo l’11 settembre fecero della caccia e dell’eliminazione preventiva dei terroristi di al Qaida ovunque si trovassero la priorità del governo.

    Siamo una nazione in guerra – dice Holder – e in questa guerra abbiamo davanti un nemico pronto e determinato che non può essere sottovalutato. Come il presidente Obama e i colleghi della sua squadra per la Sicurezza nazionale comincio ogni giornata con un rapporto sulle minacce più urgenti fatte contro il nostro paese nelle ultime 24 ore. E come molti funzionari e agenti del dipartimento di Giustizia vado a dormire ogni notte pensando a come meglio tenere gli americani al sicuro”. Per Holder “ci sono casi in cui il governo ha la chiara autorità – direi la responsabilità – di difendere gli Stati Uniti con l’uso appropriato e legale di forza letale”. E’ perfettamente giustificabile per la legge americana e per quella internazionale di guerra, sostiene il ministro alla Giustizia, prendere di mira i leader operativi di al Qaida. Non è un concetto nuovo. Durante la Seconda guerra mondiale i caccia americani abbatterono l’aereo su cui viaggiava l’ammiraglio giapponese Isoroku Yamamoto, che aveva comandato l’attacco contro Pearl Harbor. “Le stesse regole si applicano oggi”.

    Holder dice che il semplice fatto di essere cittadini americani non rende immuni da queste leggi di guerra. Ma ci sono da aggiungere e da considerare le protezioni offerte ai cittadini americani dalla Costituzione, anche ai cittadini intenzionati a uccidere altri americani innocenti. Su tutte, c’è la clausola del “procedimento dovuto” contenuta nel Quinto emendamento, che stabilisce che il governo non può privare della vita un cittadino senza il “dovuto procedimento di legge”. “Qualcuno sostiene che il presidente è obbligato a ottenere il permesso di una corte federale prima di agire contro un cittadino che è un capo di al Qaida o di forze associate. Non è esatto. ‘Procedimento dovuto’ e ‘procedimento giudiziale’ non sono la stessa cosa, soprattutto quando si tratta di sicurezza nazionale. La Costituzione garantisce un procedimento, non un procedimento giudiziale”.

    Questa è la premessa. Poi c’è un set di condizioni legali, che rendono gli strike con i droni – perché di questo parla Holder: colpire con i missili cittadini americani all’estero – un ordine che può essere pronunciato nel pieno rispetto della legge. “Primo: il governo degli Stati Uniti deve avere determinato, dopo profonda e attenta valutazione, che l’individuo rappresenta una minaccia imminente di attacco violento contro l’America. Secondo: la cattura non è possibile. Terzo: l’operazione dev’essere condotta secondo i principi stabiliti dalle leggi di guerra”. Capire o no se c’è minaccia imminente è questione legata alle circostanze, e le più importanti sono la finestra di tempo in cui è possibile colpire e la probabilità di evitare futuri attacchi disastrosi. “Considerato dove si nascondono i terroristi, non è sempre possibile catturare un cittadino americano che rappresenta una minaccia imminente. In questo caso, il governo ha la chiara autorità di difendere gli Stati Uniti con l’uso letale della forza”. La lezione di Holder sulla cornice legale degli attacchi di droni è stata accolta da commenti orripilati, ma isolati, del tenore “così il governo legalizza gli assassinii di stato”. Il caso più noto (su quattro) è quello di Anwar al Awlaki, ucciso a settembre nel nord dello Yemen assieme a un altro cittadino americano. Anche il figlio sedicenne di Awlaki, con passaporto americano, è stato ucciso da un drone, per errore.

    • Daniele Raineri
    • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)