Primarie, molti sì al Fogliettum

Claudio Cerasa

Dopo i casi di Palermo, di Genova, di Cagliari, di Milano e naturalmente di Napoli, la questione, per il Pd, in fondo è molto semplice: che cosa può fare realisticamente il più grande partito del centrosinistra per trasformare le primarie in un formidabile motore di innovazione capace di incoraggiare la ricerca di nuove leadership e innescare un meccanismo virtuoso di rinnovamento della classe dirigente?

    Dopo i casi di Palermo, di Genova, di Cagliari, di Milano e naturalmente di Napoli, la questione, per il Pd, in fondo è molto semplice: che cosa può fare realisticamente il più grande partito del centrosinistra per trasformare le primarie in un formidabile motore di innovazione capace di incoraggiare la ricerca di nuove leadership e innescare un meccanismo virtuoso di rinnovamento della classe dirigente? Ieri, su questo giornale, abbiamo suggerito a Pier Luigi Bersani una possibile soluzione (il Fogliettum) per riformare sul modello americano le primarie del centrosinistra: abolire quelle di coalizione, istituire solo quelle di partito, lasciare la scrematura delle candidature al primo turno delle elezioni e verificare al secondo turno, con il resto della sua coalizione, il candidato da andare ad appoggiare.

    La proposta, che vale tanto per le primarie nazionali quanto per quelle regionali e comunali, ha ricevuto consensi da un fronte variegato di esponenti del Pd. Ci sono i veltroniani (oltre all’ex segretario, il vicecapogruppo alla Camera Alessandro Maran, i senatori Stefano Ceccanti e Giorgio Tonini, i deputati Ermete Realacci e Andrea Martella), i franceschiniani (la senatrice Roberta Pinotti e il leader dei Giovani curdi Gianluca Lioni), i lettiani (il deputato Francesco Boccia e l’esponente della segreteria Pd Marco Meloni), i renziani (Giorgio Gori) e persino alcuni bersaniani (Roberto Gualtieri, con una riserva però sulle primarie regionali). A questi nomi vanno aggiunti i direttori dei giornali di area Pd: Claudio Sardo dell’Unità e Stefano Menichini di Europa. “Le primarie di coalizione – dice Sardo – rappresentano un’anomalia per il centrosinistra e sono convinto che farle di partito, a tutti i livelli sia un’ottima soluzione per il Pd.

    In questo modo si riuscirebbe a combattere ogni forma di presidenzialismo occulto e a ridare ai partiti quella centralità che oggi viene negata da un sistema come questo che costringe tutti a costruire coalizioni coatte”. “Le primarie di partito – dice Menichini – mi piacciono molto, e darebbero al Pd nuova linfa per essere sempre più il perno del centrosinistra. Sono fattibili? In teoria sì. In pratica il punto vero è che qui corriamo il rischio che le primarie non solo non vengano riformate ma che prima delle politiche non vengano neppure fatte”.

    • Claudio Cerasa Direttore
    • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.