Andateci voi, a vivere in Ruanda
Andateci voi, a vivere in Ruanda. Secondo il rapporto del World Economic Forum, è il primo posto nel mondo dove conviene essere un politico donna, perché le signore sono la maggioranza dei parlamentari. E' una gran fortuna, perché dopo essere sopravvissute al genocidio, schivando gli attentati, evitando di opporsi al governo di Kagame, stando attente a uscire di casa o anche solo ad affacciarsi alla finestra se si è giornaliste, in Ruanda le donne vivono che è una meraviglia.
Andateci voi, a vivere in Ruanda. Secondo il rapporto del World Economic Forum, è il primo posto nel mondo dove conviene essere un politico donna, perché le signore sono la maggioranza dei parlamentari. E’ una gran fortuna, perché dopo essere sopravvissute al genocidio, schivando gli attentati, evitando di opporsi al governo di Kagame, stando attente a uscire di casa o anche solo ad affacciarsi alla finestra se si è giornaliste, in Ruanda le donne vivono che è una meraviglia. L’Italia è al settantaquattresimo posto di questa classifica di genere (The Global Gender Gap 2011), che vede vincitrice, come sempre, l’Islanda, con tanti bei ghiacciai, nevicate in agosto, tempeste perfette e con una parità assoluta fra uomini e donne in ogni campo. Dopo che si è guardato il sole di mezzanotte, ascoltando i Sigur Ros, resta tantissimo tempo per cancellare tutto il possibile residuale maschilismo caso per caso, essendo l’Islanda il paese meno popolato d’Europa. Sono dati sempre molto interessanti, quelli sul benessere femminile nel mondo, da cui emerge (anche in una recente classifica di Newsweek era lo stesso) che in Ucraina, Moldavia e Romania le donne stanno d’incanto, almeno rispetto all’Italia: l’Ucraina è dieci posti sopra di noi, la Moldavia quasi quaranta.
Il fatto che vengano in Italia a fare le badanti per poter comprare una casa ai figli, scappando spesso da mariti totalmente ubriachi, è soltanto una generalizzazione, o un inutile dettaglio, se paragonato all’incrocio dei parametri utilizzati per il rapporto: scuola, lavoro, politica, salute, maternità. Ad esempio in Burundi si vive molto bene, è al primo posto per partecipazione femminile al mondo del lavoro (mentre in Italia ci sono troppe casalinghe), e anche in Ghana va meglio che da noi, quanto a gender gap, purché si soprassieda su quelli che ancora incoraggiano e praticano l’infibulazione. E poi la Cina: è al sessantunesimo posto su centotrentacinque (l’ultimo paese al mondo in cui una donna possa aspirare a vivere è lo Yemen) perché le femmine che riescono a nascere (e non vengono eliminate prima: sono spariti quattrocento milioni di bambini in trent’anni, e gli aborti forzati, fatti sulla pelle delle donne, non sono esattamente un ricordo) si sentiranno così fortunate da spazzare via qualunque residuato maschilista.
Anche se pare che le donne cinesi abbiano il più alto tasso di suicidio nel mondo, il doppio dei maschi, che spesso comprano mogli nei paesi vicini, come la Thailandia, quattordici posizioni sopra l’Italia per assottigliamento di gender gap. Ma il posto migliore, per una ragazza, per imparare a leggere e a scrivere e non aspirare a fare la soubrette in televisione, è il Lesotho, nell’Africa del Sud, dove le ragazze sono molto più alfabetizzate degli uomini. Purché si faccia attenzione alla mortalità infantile e alla denutrizione, è una specie di paradiso della parità, al nono posto, sopra la Germania e l’Inghilterra, nella classifica dei paesi delle donne nel 2011. Viene voglia di trasferirsi.
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