Il Cavaliere silenzioso

Né Vespa né vertice, il Pdl si ritrova un poco isolato

Salvatore Merlo

E’ in un contesto di intenso tramestio interno al Pdl che ieri il dossier Rai e il dossier Giustizia hanno provocato il primo serio momento di tensione tra il governo tecnico di Mario Monti e il partito di Silvio Berlusconi e Angelino Alfano. Il segretario del Pdl ha disertato una riunione con il presidente del Consiglio e gli altri leader della maggioranza, Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini, spingendo poi Monti ad annullare il vertice in cui si sarebbe dovuto discutere dei possibili nuovi assetti della televisione di stato.

    E’ in un contesto di intenso tramestio interno al Pdl che ieri il dossier Rai e il dossier Giustizia hanno provocato il primo serio momento di tensione tra il governo tecnico di Mario Monti e il partito di Silvio Berlusconi e Angelino Alfano. Il segretario del Pdl ha disertato una riunione con il presidente del Consiglio e gli altri leader della maggioranza, Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini, spingendo poi Monti ad annullare il vertice in cui si sarebbe dovuto discutere dei possibili nuovi assetti della televisione di stato. Contemporaneamente, ma è solo in parte una coincidenza, Berlusconi (poi partito per la Russia) ha annullato la sua prevista presenza nello studio di Bruno Vespa a “Porta a Porta”. Che succede? Il Pdl vive un momento molto complicato della sua giovane vita. Persa l’alleanza con la Lega al nord (la sanzione definitiva l’ha data Alfano con una intervista a Chi: “L’alleanza si è chiusa”), il partito non è riuscito a riannodare i fili con l’Udc di Pier Ferdinando Casini. Il risultato è che alle amministrative di maggio il Pdl correrà sostanzialmente da solo dovunque, sia al nord sia al sud. E non ci si aspetta niente di buono. Paradigmatico il caso di Palermo. Francesco Cascio resiste alle pressioni di Alfano, tentenna, e rimanda la sua candidatura a sindaco di ventiquattro ore in ventiquattro ore: sa che i sondaggi, in città, danno il suo partito all’8 per cento e vorrebbe evitare quella che anche il presidente del Senato, il palermitano Renato Schifani, ha definito in privato “una gran malafigura”. Persino ad Agrigento, città di Alfano, l’alleanza data per certa con il partito di Casini in realtà vacilla. Si apparecchia un arretramento significativo dei consensi a livello nazionale e una sconfitta pesante. Il rischio è che sia il Pdl a diventare il Terzo polo, cioè il terzo partito per bacino elettorale. E’ in questo contesto che Berlusconi ieri ha dato forfait a Bruno Vespa.

    Il Cavaliere non sembra intenzionato a mettere in alcun modo la faccia su questa tornata di amministrative di cui non condivide la gestione (avrebbe voluto le liste civiche a sostituire dovunque il Pdl). Nella notte tra martedì e mercoledì, al Cavaliere (come ha fatto intendere anche Vespa) sono arrivate forti pressione da parte di alcuni uomini a lui molto vicini: non andare a “Porta a Porta” se poi il risultato è che metti in difficoltà Alfano (come sull’ormai famoso e smentito “quid”). Decisivo, sulle inclinazioni di Berlusconi, pare sia stato il consiglio di Gianni Letta. Ma hanno influito anche (forse soprattutto) le ultimissime novità nei rapporti con il governo di Monti, in particolare sulla Giustizia e la Rai. Il Cavaliere sapeva già nella notte tra martedì e mercoledì delle mosse del governo, giudicate “ostili”, in tema di giustizia e di radiotelevisione. Martedì infatti il ministro della Giustizia, Paola Severino, aveva incontrato Casini e Bersani (ma non Alfano) concordando sull’opportunità di modificare la legge sul falso in bilancio. Sarebbe stato contraddittorio per Berlusconi andare a “Porta a Porta”, e ribadire il suo convinto sostegno a Monti, proprio nel giorno in cui si sarebbe (come in effetti è stato) consumata una rottura di Alfano con Bersani e Casini (e Monti). Questo il senso: Rai e Giustizia non si toccano senza accordi chiari. Le intenzioni del governo sulla televisione pubblica hanno messo in allarme il Pdl (e Mediaset). Ieri mattina, prima che Alfano facesse saltare il vertice, Monti ha incontrato il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri. “Non è andata bene”, dicono fonti del Foglio molto vicine a Palazzo Grazioli. Il Pdl intende opporsi alla ventilata riforma della governance Rai, e non vuole subire la nomina di un nuovo direttore generale (Lorenza Lei scade il 28 marzo) che non sia espressione della ex maggioranza. Fonti del governo tecnico negano l’ipotesi di una forzatura, almeno sulla questione che riguarda la governance (non passerebbe mai in Parlamento). Possibile invece che il nuovo dg venga scelto dal Tesoro (e poi sottoposto al cda) senza consultazioni preventive. Si tratterebbe di una figura di alto profilo alla quale sarebbe molto difficile (anche per il Cavaliere) dire di no. Lo metterebbero di fronte al fatto compiuto.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.