
Quei segreti da condominio a cui non si riesce a resistere. Per fortuna
Una serie di chiavi allineate nella guardiola. Altrettante vite da spiare. E’ il punto di partenza per l’horror più originale del cinema spagnolo recente, che dopo gli orfanotrofi e le case infestate da mostri nella soffitta sceglie una situazione senza spargimento di sangue, eppure spaventosa. Accade in “Mientras duermes” di Jaume Balagueró, visto lo scorso novembre al Torino Film Festival. Il portinaio da tutti benvoluto sceglie un mazzo di chiavi dopo l’altro, si intrufola nelle case, a volte perfino nei letti altrui.
Una serie di chiavi allineate nella guardiola. Altrettante vite da spiare. E’ il punto di partenza per l’horror più originale del cinema spagnolo recente, che dopo gli orfanotrofi e le case infestate da mostri nella soffitta sceglie una situazione senza spargimento di sangue, eppure spaventosa. Accade in “Mientras duermes” di Jaume Balagueró, visto lo scorso novembre al Torino Film Festival. Il portinaio da tutti benvoluto sceglie un mazzo di chiavi dopo l’altro, si intrufola nelle case, a volte perfino nei letti altrui. Siccome in fondo al cuore siamo tutti voyeur, non riusciamo a condannarlo finché non le combina davvero grosse.
Il film torna in mente quando cominciamo a leggere “Il senso dell’elefante”, ultimo romanzo di Marco Missiroli (esce da Guanda). Si apre su un gabbiotto da portinaio, e avrebbe potuto intitolarsi “Le vite degli altri”, come il debutto da regista di Florian Henckel von Donnersmarck. Una chiave sfilata dal gancio, e ritroviamo il custode nell’appartamento del secondo piano. Lì vivono il dottor Martini, la moglie Viola e la figlia Sara (il vicino di pianerottolo ha fuori dalla porta uno di quegli zerbini parlanti e dissuadenti con la scritta “Lasciate ogni speranza”). La chiave gira, il portinaio entra e siamo già curiosi. Più avanti, scopriremo che il tasso di pettegolezzi circolanti nel palazzo è altissimo, colpa di pareti troppo sottili e di gente solitaria che si occupa dei fatti altrui.
Marco Missiroli ha 31 anni. In questo romanzo, il quarto, scrive per la prima volta di luoghi a lui familiari. La Milano dove vive, la Rimini dove è nato e cresciuto. “Senza coda” (uscito da Fanucci, Campiello opera prima) era ambientato in Sicilia, protagonista un ragazzino a caccia di lucertole e un padre bloccato in casa che se ne serve per recapitare pizzini a chi sa lui. Per “Il buio addosso” aveva scelto la Provenza dei filatori di lana, e una ragazza zoppa temuta come portatrice di un’oscura maledizione. “Bianco” si addentrava nel sud degli Stati Uniti. Non è la strategia migliore per farsi riconoscere e apprezzare. Soprattutto in Italia, dove la ripetizione o l’insistenza sugli stessi temi pagano più che altrove. E dove il gusto per il racconto e per l’invenzione sono considerati meno preziosi di una prosa ricercata.
“Il senso dell’elefante” si lascia scappare un che di astratto soltanto nel titolo. Il resto del romanzo è tutto mostrato, mai spiegato. A partire dalla guardiola, e poi proseguendo nella trama e nello sviluppo dei personaggi, troviamo dialoghi e descrizioni secchissime, perlopiù articolate intorno a oggetti e a gesti. Un magnifico tour de force che Missiroli aveva già compiuto in “Bianco”, dove l’assenza di aggettivi saltava agli occhi, abituati come siamo a narrazioni che abbondano in parole utili soltanto a dimostrare la dimestichezza dello scrittore con il dizionario.
E’ un romanzo che non consente al lettore distrazioni, tutto va decifrato dettaglio dopo dettaglio. E’ un romanzo che parla di padri, di figli e di orfani, senza mai concedersi alla sociologia spicciola che occupa le pagine dei giornali. E’ un romanzo che racconta la vita e la morte, ma ne ricava storie, non argomenti da dibattito. E alla fine, restano in mente i dettagli: uno zaino a forma di coccinella, il cartone con la ventosa e la scritta “Torno subito”, un disegno sulla schiuma del cappuccino, una vecchia bicicletta Bianchi da aggiustare, una maschera tribale, una coperta per un bambino malato. I discorsi sconnessi di Fernando, il ragazzo strambo. Le battute acide di Poppi, l’inquilino che ha scelto tra tanti il nuovo portinaio, e ne conosce i segreti.


Il Foglio sportivo - in corpore sano
Fare esercizio fisico va bene, ma non allenatevi troppo
