L'amore sopravvalutato e altre antipatie dei single diventati maggioranza
"L’amore è spesso sopravvalutato” è il titolo fintamente dolce del libro di Christiane Rösinger, cantante-giornalista tedesca che da decenni ha dichiarato guerra alla dittatura delle coppie. Uno dei suoi pezzi più famosi s’intitola “Die Pärchenlüge”, la bugia della coppia, e oggi Rösinger (che finalmente non canta più in tedesco) dice che è l’unica canzone di cui ancora, dopo anni da quando fu composta, condivide tutto, soprattutto la frase: “Le coppie puzzano e mentono”.
"L’amore è spesso sopravvalutato” è il titolo fintamente dolce del libro di Christiane Rösinger, cantante-giornalista tedesca che da decenni ha dichiarato guerra alla dittatura delle coppie. Uno dei suoi pezzi più famosi s’intitola “Die Pärchenlüge”, la bugia della coppia, e oggi Rösinger (che finalmente non canta più in tedesco) dice che è l’unica canzone di cui ancora, dopo anni da quando fu composta, condivide tutto, soprattutto la frase: “Le coppie puzzano e mentono”. E’ convinta che la vita insieme sia sopravvalutata, che vivere insieme darà anche sicurezza ma uccide la creatività, rende codardi, fa passare la voglia di mettersi in gioco.
“Per questa società una persona single e felice sta meno bene di una che intrattiene una relazione di merda”, ha detto Rösinger in un’intervista, nella quale ha anche voluto sottolineare di non essere di quelle che celebrano la solitudine e poi non sanno stare sole un minuto (cioè la maggior parte di tutti noi). Quest’inno contro la famiglia suona antipatico, e in effetti spesso lo è: se è vero che non tutte le donne single sono zitellacce inacidite è pure vero che non tutte le donne accoppiate sono insicure, vigliacche o abitudinarie. Ma stare soli “is the new black”.
“Going solo”, libro che da settimane tiene banco nelle chiacchiere da columnist, sostiene che ormai la gente vive più da sola che in coppia. L’autore, Eric Klinenberg, professore di sociologia all’Università di New York, spiega che se soltanto quarant’anni fa i single erano guardati con sospetto e indicati come il male assoluto, ora stare soli è la normalità, anzi i politici farebbero meglio a occuparsi di questo piuttosto che a vendere favole false di famiglie felici e armonia domestica (sono tutti un po’ antipatici, questi attivisti contro la dittatura della coppia). David Brooks, columnist del New York Times con la passione per la sociologia, dice, da buon ottimista qual è, che il trend della solitudine è dettato dalla libertà, e dal talento. Si è più liberi di non essere quel che la società ci chiede di essere (moglie e mariti, padri e madri) e si dà spazio alla propria creatività: non siamo atomizzati e individualisti, anzi, siamo solo passati “da una società che proteggeva le persone dalle loro fragilità a una società che permette alle persone di massimizzare i loro talenti”. Tanto i modi per socializzare ci sono: i trasporti funzionano meglio, Internet fa il resto.
A dire il vero, a leggere “Going solo” si ha l’impressione che molti single siano sì realizzati, ma anche un po’ tristi: ho sbagliato tutto?, chiedono molti dei 300 protagonisti dell’inchiesta. La questione in fondo è tutta lì: scegliere di stare soli o finire per stare soli. Se, come diceva una vignetta di Mafalda tanti anni fa: “Sono single per scelta… di un altro”, allora non vale.
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