Romaland

Stefano Di Michele

Esaurito da mesi, come tutti noi, l’impegno a difesa delle Messaline imperial-padronali, nel centrodestra romano da parecchio latitavano e sonnecchiavano. Al solito e al meglio: politica poco, gusto estetico niente. Così, al risveglio primaverile – i seguaci del Cav. nella capitale sembrano avere il bioritmo dei chioschi delle grattachecche – temerariamente hanno deciso di fondere insieme queste loro peculiarità.

    Esaurito da mesi, come tutti noi, l’impegno a difesa delle Messaline imperial-padronali, nel centrodestra romano da parecchio latitavano e sonnecchiavano. Al solito e al meglio: politica poco, gusto estetico niente. Così, al risveglio primaverile – i seguaci del Cav. nella capitale sembrano avere il bioritmo dei chioschi delle grattachecche – temerariamente hanno deciso di fondere insieme queste loro peculiarità. E dove gli altri si attardano sui tecnici e su Monti, i berlusconiani battagliano nel nome dei gladiatori e dell’imperatore Commodo. Una certa passione per la romanità, del resto, l’hanno sempre mostrata. L’ex assessore alla Cultura, Umberto Croppi, viveva barricato nel suo ufficio, protetto da un vistoso cartello: “Finché sono assessore niente corse con le bighe” – perché appunto le corse con le bighe al Circo Massimo si volevano resuscitare. E andò via, il resistente Croppi, indirizzando l’attenzione sui “Vespasiano point” – “orinatoi con info turistiche annesse”, chiarì il Corriere. Vespasiano point?

    “Ridete? Giuro, li hanno approvati”, spiegò l’assessore dimissionato – col poco fiato rimasto, e togliendolo del tutto a quelli che ascoltavano. Poi, tutto un tira e molla intorno alla Disneyland romana, detta Romaland, che doveva sorgere tra Fiumicino e il mare: il Colosseo e il Cupolone in cartapesta, a pochi chilometri da quelli veri. Qualcuno saggiamente sollevò dei dubbi, qualcun altro, inopinatamente, pensò di replicare che pure Parigi aveva Disneyland – non avendo, però, Topolinia e Paperopoli dentro la sua cinta daziaria. Magari, se Adriano e Settimio Severo buttano un’occhiata benevola, non se ne farà niente – già si sono mostrati altamente operativi per quanto riguarda la Formula Uno e le Olimpiadi. Adesso, questa faccenda dei centurioni (o gladiatori, che dir si voglia: non ne sappiamo mica più del turista neozelandese, a quanto sembra). Così andò la faccenda, per tutti gli dèi dell’Olimpo! Che il vicecapogruppo del Pdl, Giordano Tredicine, propone di istituire un Albo dei centurioni e dei gladiatori che bazzicano il Colosseo e zone limitrofe – manco fossero geometri o giornalisti, con relativo tesserino di riconoscimento. Questi centurioni, a leggere le cronache dei giornali, danno parecchio da fare ai vigili urbani – così che una volta, per stanare quelli che taglieggiano i turisti, si è avuta notizia di veri vigili urbani travestiti da falsi centurioni romani a caccia di altri falsi centurioni che vogliono fregare i veri vigili: poi uno dice che a Roma ci si annoia, così sospesi come stiamo tra Pirandello e Asterix.

    Vabbè, questo Tredicine propone allora l’Albo centurionesco (dei praticanti? dei professionisti? e la commissione d’esame chi la guida? Spartacus? Massimo Decimo Meridio?), con in più l’autorizzazione a farsi dare dieci euro dai turisti per una foto con loro – dieci euro, nientemeno: e chi sono, Russell Crowe in persona? E’ saltato su, contro il collega di partito, il senatore Mauro Cutrufo – che per il resto avrebbe ben volentieri, a sua volta, visto correre le bighe e sorgere Romaland. Del resto, pure Veltroni propose una decina di anni fa l’istituzione dell’Albo dei centurioni, soltanto che, scrissero i giornali, gli antichi militi veltroniani “avrebbero dovuto sostenere un esame di cultura generale, inglese e gestione dei rapporti umani” – solo che a quel punto, giustamente, uno più che fare il finto gladiatore vorrebbe essere perlomeno nominato viceministro del Lavoro. Comunque, un segnale di vita dal Pdl romano. Il prossimo dibattito sarà, probabilmente, intorno alla calata di Attila – per l’Albo degli Unni, magari.