Cambiare il mondo un culo alla volta

Annalena Benini

Cambiare il mondo, un culo alla volta, è uno slogan ambizioso, ma la prima regola è: pensare in grande. Qualcuno scopre la penicillina, altri inventano Facebook, Sara Blakely ha creato lo Spanx, la biancheria intima elasticizzata che rimodella i fianchi, strizza la pancia, slancia le gambe e il sedere (la novità è il reggiseno che, indossato sotto magliette aderenti, non lascia scappare rotoli dalla schiena).

    Cambiare il mondo, un culo alla volta, è uno slogan ambizioso, ma la prima regola è: pensare in grande. Qualcuno scopre la penicillina, altri inventano Facebook, Sara Blakely ha creato lo Spanx, la biancheria intima elasticizzata che rimodella i fianchi, strizza la pancia, slancia le gambe e il sedere (la novità è il reggiseno che, indossato sotto magliette aderenti, non lascia scappare rotoli dalla schiena). Sara Blakely aveva ventinove anni, adesso ne ha quarantuno e secondo Forbes, che l’ha messa in copertina, è la più giovane miliardaria partita da zero in tutto il mondo (no mariti ricchi e investitori, no padre pigmalione, no patrimonio di famiglia). Possedeva cinquemila dollari, e li investì in questi alzachiappe che non si vedono sotto i pantaloni, e che Madonna e le altre mettono in mostra dappertutto da anni. Quando le chiedono, rispettosamente, quale sia la sua exit strategy, visto il giro d’affari da un miliardo di dollari, Sara Blakely risponde: “Uscire da una stanza facendo bella figura dentro un paio di pantaloni color crema”. Cioè camminare sicure senza segni di mutande, anche se tanga, e senza pezzi di carne, tagliati in due dal tanga suddetto, che ballonzolano felici. Prendere il verso di Jim Morrison, “Tutto è in frantumi e danza”, realizzare il suo esatto contrario: “Tutto è compatto e stabilizzato”, e avrete il miracolo Spanx.

    La carne compressa, schiacciata e ricacciata in dentro dovrà poi trovare uno sbocco da qualche parte, secondo le leggi della fisica, quindi non è escluso che a un’indossatrice di Spanx spunti all’improvviso un terzo arto o una seconda testa, che è sempre meglio di rotoli di stomaco e fette di coscia. Poiché all’inizio non si poteva permettere nessun tipo di pubblicità, Sara Blakely (genere bionda alta e magra) divenne la testimonial di se stessa, indossando per tre anni di fila soltanto Spanx, senza danni collaterali, a parte la mostruosa ricchezza accumulata. Ha detto all’Observer che il denaro non cambia la sostanza di quello che sei: “Se sei uno stronzo, diventi un grande stronzo. Se sei bello, diventi più bello”. Adesso ci sono mille tipi di Spanx: corto, lungo, medio, alto, calzoncini, body, slip, collant, leggings, guaine che arrivano a coprire il settanta per cento del corpo per i casi più complicati. Niente dieta, niente bisturi, solo la lieve sofferenza del sottovuoto. L’idea geniale arrivò quando Sara Blakely dovette tagliare i piedi a un paio di collant contenitivi da usare al posto delle mutande sotto un paio di pantaloni chiari e aderenti, non avendo trovato niente di adatto nei negozi, e quell’idea diventò in fretta la rivoluzione, con lei sul palco, in preda ai conati di vomito ma determinata, che mostrava su di sé i miracoli estetici dello Spanx (lingerie perfetta per un appuntamento, se si segue la regola: mai la prima volta, e in tutte le altre occasioni in cui non sia in programma uno spogliarello, più che altro perché serve tempo e pazienza per liberarsi di una seconda pelle così affezionata). Il dibattito sullo Spanx, se sia liberatorio o opprimente per le donne, femministicamente parlando, è stato superato dall’invidia degli uomini, poiché i mariti hanno cominciato a rubare Spanx dai cassetti, e attori e musicisti si strizzano dentro ai body delle donne per girare film e video in cui sembrare aitanti, come ha raccontato la stessa Blakely a Maureen Dowd. La linea Spanx uomo esiste, è in continua espansione e non esclude la possibilità dei collant: per ora propone canottiere contenitive e migliorative, e mutande (molto) ottimiste.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.