“IL” magazine
Domani mattina, se avete quindici anni, uscite con addosso i pantaloni del pigiama (l’ultima frontiera dello chic trasandato) e andate in edicola a comprare IL, magazine maschile mensile del Sole 24 Ore che vi spiegherà anche perché, se non avete più quindici anni e non siete Julian Schnabel o il grande Lebowski, fareste meglio a infilarvi un paio di veri pantaloni. Insomma vestitevi come vi pare, IL sarà abbastanza elegante per tutti.
Domani mattina, se avete quindici anni, uscite con addosso i pantaloni del pigiama (l’ultima frontiera dello chic trasandato) e andate in edicola a comprare IL, magazine maschile mensile del Sole 24 Ore che vi spiegherà anche perché, se non avete più quindici anni e non siete Julian Schnabel o il grande Lebowski, fareste meglio a infilarvi un paio di veri pantaloni. Insomma vestitevi come vi pare, IL sarà abbastanza elegante per tutti: quest’anno è finalista mondiale, unico giornale italiano, al premio “Magazine of the Year” per la bellezza del design, insieme a Time, per dire. E’ il primo numero diretto da Christian Rocca, giornalista del Sole, ex del Foglio, blogger, appassionato di Mordecai Richler (sul quale ha scritto un libro) e di America (su cui ha scritto vari libri). Nell’editoriale su carta gialla, chiamato “Prologo”, Rocca racconta incidentalmente qual è, per lui, lo spettacolo più bello del mondo: non un tramonto, una cascata, Brigitte Bardot giovane, ma “il processo democratico di selezione del candidato repubblicano alle presidenziali americane”. Ed è, questo primo numero, soprattutto una dichiarazione d’amore al processo democratico dell’informazione che non basta mai, al bisogno di carta che ancora ci muove e non ci abbandona, ai giornali. “La notizia della mia morte è fortemente esagerata” (Mark Twain) è la frase che compone la copertina, stampata come i giornali di una volta, la presa in giro (senza afflizione) dei continui epitaffi sulla carta. E IL racconta, con esattezza, slancio giovane, collaboratori illustri, necessaria monomania, perché si andrà avanti.
I giornali, nonostante i problemi, sanno adattarsi alla nuova realtà (in cui, scrive Jason Horowitz, grande inviato del Washington Post che Rocca si è subito accaparrato come collaboratore, “perfino i blog sembrano lenti”), perché in questa nuova veloce realtà bisognerà soltanto: inventare, differenziare, reinventarsi. Dati alla mano, naturalmente (c’è l’elenco dei Believers, i pezzi grossi che ancora ci credono e investono, come Murdoch e il suo Sun on Sunday, c’è il successo dell’Economist, dello Spectator, di Libération), ma anche cuore, che ha le sue ragioni che la ragione non conosce, il fatto che “la carta tocca il cuore e internet no” (come dice la magnate dei media di Taiwan, proprietaria della casa di moda Lanvin). Ci sono tutte queste storie di invenzioni su carta (e non solo), e il reportage di uno scrittore, Francesco Pacifico dalla redazione di Cape Town, in Sudafrica, dove si fa un giornale più bello del New Yorker, e c’è, fotografata e raccontata, l’aria rubizza e per niente trendy di Ben Smith (1977) che, dopo aver fondato politico.com e fatto un milione di scoop, ora rivoluzionerà di nuovo l’informazione con BuzzFeed (Arianna Huffington, a denti stretti, si dice “felicissima” che si stia espandendo). E’ un primo numero sulle invenzioni, insomma, sulle infinite possibilità dell’informazione, e anche i giornali cinesi fatti in Italia e venduti dagli strilloni cinesi in via Paolo Sarpi e dintorni, che spiegano come compilare il Censimento ed evitare le multe, sono una festa, un inizio. C’è un motto su questo nuovo IL: who no know go know, ed è il motivo per cui non si può smettere di leggere giornali con pezzi così, che raccontano e disegnano il mondo, offrono una chiave, fanno divertire anche perché chi li scrive si sta divertendo. Per essere un maschile, diretto da un uomo, poi, la misoginia è a livelli molto bassi, e la storia della necessità del matricidio, dal titolo “Ammazza la madre” è (quasi) del tutto letteraria.
Il Foglio sportivo - in corpore sano