Dentro il jihad
Che cosa hanno in mano i servizi segreti algerini sul rapimento Urru?
Il gruppo estremista che ha rapito Rossella Urru nel sud dell’Algeria è nato pochi mesi fa. Anzi, il sequestro a ottobre della cooperante italiana e di due spagnoli è stato il primo atto rivendicato dalla sigla, che ha sfruttato l’eco internazionale della notizia per presentarsi: Jamaa Tawhid wa al Jihad fi Gharb Afriqiya, che in arabo è “Movimento per l’Unicità di Dio e la Guerra santa nell’Africa dell’est”.
Il gruppo estremista che ha rapito Rossella Urru nel sud dell’Algeria è nato pochi mesi fa. Anzi, il sequestro a ottobre della cooperante italiana e di due spagnoli è stato il primo atto rivendicato dalla sigla, che ha sfruttato l’eco internazionale della notizia per presentarsi: Jamaa Tawhid wa al Jihad fi Gharb Afriqiya, che in arabo è “Movimento per l’Unicità di Dio e la Guerra santa nell’Africa dell’est”. Il Movimento è formato da estremisti che hanno divorziato da un’altra organizzazione terrorista, al Qaida nel Maghreb islamico, che è più grande, ha un nome più conosciuto e ha una storia più lunga alle spalle. Le ragioni della separazione sarebbero legate ai soldi dei riscatti non spartiti equamente e a un conflitto generazionale, giovani irruenti da tutto il nord africano contro vecchi leader storici, in maggioranza algerini. Il Movimento ha chiesto un riscatto di trenta milioni di euro in cambio della Urru, che è una cifra insolita e appare ancora più enorme considerata la debolezza delle valute locali in Mauritania, Algeria e Mali, le aree dove è più attivo.
Ora un documento pubblicato su al Shomoukh, che è uno dei forum più seguiti tra quelli che diffondono sul Web la propaganda di al Qaida, sostiene che dietro al gruppo dissidente ci sarebbero “i servizi segreti algerini”. Il file in arabo si intitola “Chi c’è dietro il gruppo Jamaa Tawhid wa alJihad fi Gharb Afriqiya?” ed stato redatto da Ala al Shanqiti, uno degli utenti più noti e attivi del forum jihadista, che con una lunga analisi risponde ai tanti seguaci di al Qaida che chiedono agli amministratori di questo e di altri forum islamisti perché non pubblicano mai i comunicati della nuova sigla, apparsa per la prima volta lo scorso dicembre proprio per rivendicare il sequestro Urru e una seconda volta per rivendicare un attacco suicida con un’autobomba a Tamanrasset, nel sud dell’Algeria, sabato 3 marzo.
“Dopo il sequestro avvenuto nel campo profughi di Tindouf sono circolate numerose ipotesi su chi fosse il responsabile dell’accaduto – scrive al Shanquiti – E’ evidente che i servizi segreti algerini sono quelli che maggiormente hanno cercato di recente di prendere il controllo sui campi del Fronte Polisario nel Sahara occidentale, soprattutto per fermare il reclutamento dei giovani saharawi da parte di al Qaida nel Maghreb islamico. Un’operazione come questa ha dato anche la possibilità ai generali algerini di compiere delle operazioni di sicurezza all’interno dei campi subito dopo il sequestro”, sostiene, tra le altre cose, l’uomo di al Qaida.
Due esperti internazionali sentiti dal Foglio (che per ora preferiscono “tenere questa conversazione riservata”) confermano che c’è una lunga storia di infiltrazioni nelle fazioni terroriste da parte dell’intelligence di Algeri, ma non possono dire se il legame c’è o non c’è anche in questo caso. Il nuovo Movimento arruola giovani nello stesso serbatoio del Fronte Polisario, una fazione guerrigliera che si batte per l’indipendenza del Sahara occidentale. In passato c’è stata una stretta collaborazione tra i servizi algerini e il Fronte: insomma, zone, persone e competenze sono rimaste quelle nel corso degli anni e fanno pensare alle relazioni opache intrattenute dal Pakistan con i suoi gruppi estremisti.
Due giorni fa ad Algeri è sbarcato il ministro degli Esteri italiano, Giulio Terzi, accompagnato da una numerosa delegazione di imprenditori. Si è incontrato con il premier Ahmed Ouyahia, con il suo omologo Mourad Medelci e con il ministro della Difesa, Abdelmalek Guenaizia. I servizi segreti algerini, Département du Renseignement et de la Sécurité, sono militari, e quindi sotto il controllo di Guenaizia. Medelci ha assicurato a Terzi che la lotta al terrorismo è “una nostra priorità perché la sicurezza è il primo diritto di ogni cittadino e il primo dovere di un governo. Fin dagli anni Ottanta il popolo algerino e i servizi segreti algerini si sono assunti da soli il dovere di combattere la battaglia contro il terrorismo, che da un lato è molto nobile e molto importante ma dall’altro non è facile da assumere”.
A dicembre, oltre alla rivendicazione, è arrivata anche la notizia del cambio ai vertici dei servizi. Il nuovo direttore della Divisione per la sicurezza interna del Drs è il generale Bachir Tartag, “un dur parmi les durs”, secondo il giornale El Watan, un duro tra i duri. La Divisione si occupa della campagna contro al Qaida. Tartag, veterano della guerra civile contro gli islamisti negli anni Novanta, è la risposta governativa alla recrudescenza del terrorismo ma anche al timore di disordini popolari.
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