Romney pregusta la vittoria, ma Santorum spera ancora
Con la larga vittoria in Illinois (più di dodici punti di distacco inflitti a Santorum), Romney si rafforza ulteriormente nelle primarie repubblicane in corso negli Stati Uniti e allarga il divario in termini di delegati con l’ex senatore ultraconservatore della Pennsylvania. Il milionario mormone ha dalla sua parte 563 delegati, mentre Santorum si ferma a 263. Gingrich e Paul, ormai fuori dai giochi, seguono a 135 e 50.
Con la larga vittoria in Illinois (più di dodici punti di distacco inflitti a Santorum), Romney si rafforza ulteriormente nelle primarie repubblicane in corso negli Stati Uniti e allarga il divario in termini di delegati con l’ex senatore ultraconservatore della Pennsylvania. Il milionario mormone ha dalla sua parte 563 delegati, mentre Santorum si ferma a 263. Gingrich e Paul, ormai fuori dai giochi, seguono a 135 e 50. Dopo il voto di sabato in Louisiana (probabile un’affermazione di Santorum), il mese di aprile si presenta estremamente favorevole a Romney: al voto andranno infatti quasi tutti gli stati del New England, oltre a Delaware, Maryland e New York, che mette in palio ben 95 delegati. Santorum ha concrete possibilità di vincere solamente in Pennsylvania (casa sua) e nel Wisconsin, dove si aggiudicherebbe tutti i 42 delegati a disposizione per la regola del maggioritario. Uno scenario che dovrebbe consentire a Romney, se i sondaggi saranno rispettati e se Gingrich continuerà a essere della partita, di avvicinare in maniera sostanziale i 1.144 delegati necessari per conquistare la nomination del partito.
Anche per questo iniziano già a circolare le prime ipotesi su chi potrebbe formare con lui il ticket da contrapporre al duo Obama-Biden: oltre al libertario Rand Paul (figlio di Ron), sarebbero tre i nomi su cui la squadra dell’ex governatore del Massachusetts avrebbe posto l’attenzione: il senatore Rob Portman, il senatore Marco Rubio e il deputato Paul Ryan. Tre figure estremamente popolari tra i repubblicani che consentirebbero a Romney di mettere in cassaforte due degli stati che da sempre decidono le presidenziali: l’Ohio di Portman e la Florida di Rubio. Ryan, con la sua esperienza in campo economico (è presidente della commissione Budget della Camera) e il forte apprezzamento di cui gode tra i conservatori, rappresenterebbe la carta da spendere per recuperare l’elettorato che ora (rifiutando il milionario mormone della East Coast) si divide tra Santorum e Gingrich.
Rick Santorum, però, spera ancora di far mancare a Romney la maggioranza assoluta dei delegati, aprendo così la convention di Tampa a compromessi su agenda e candidature. “Vincere le primarie è molto difficile”, ammette lo stratega elettorale del candidato conservatore, John Brabender. “Dovremmo conquistare il 60-65 per cento dei voti in quasi tutti gli stati che devono ancora andare alle urne”, aggiunge. Ecco perché il reale obiettivo diventa quello di impedire a Romney di presentarsi a Tampa già vincitore. Una strada, secondo Brabender, c’è: sfruttare al massimo la tornata elettorale di maggio, quando sette stati del sud (dal Texas all’Arkansas, dal Kentucky all’Indiana, dal North Carolina al Nebraska) si esprimeranno nelle urne. Romney potrebbe uscirne indebolito, anche se a giugno voteranno California e New Jersey, terreni in cui dovrebbe vincere agevolmente. Intanto è giunto l’endorsement di Jeb Bush, che ha invitato i repubblicani a “unirsi dietro Romney”.
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