Botta su Hollande
L’irruzione di al Qaida nelle presidenziali in Francia modifica profondamente i parametri di una campagna elettorale che finora si era caratterizzata per l’assenza di temi in grado di animare i dibattiti e mobilitare gli elettori. François Hollande, il socialista nettamente favorito dai sondaggi, si trova in seria difficoltà dinnanzi a un paese sotto choc, che ha scoperto il terrorismo islamico cresciuto in patria. Nicolas Sarkozy ha dimesso i panni del candidato per tornare a essere un presidente responsabile.
L’irruzione di al Qaida nelle presidenziali in Francia modifica profondamente i parametri di una campagna elettorale che finora si era caratterizzata per l’assenza di temi in grado di animare i dibattiti e mobilitare gli elettori. François Hollande, il socialista nettamente favorito dai sondaggi, si trova in seria difficoltà dinnanzi a un paese sotto choc, che ha scoperto il terrorismo islamico cresciuto in patria. Nicolas Sarkozy ha dimesso i panni del candidato per tornare a essere un presidente responsabile. Marine Le Pen, candidata del Front National, ha chiesto un referendum sulla pena di morte e denunciato il “lassismo” di fronte all’islam politico. Il centrista François Bayrou ha condannato l’estrema destra che “strumentalizza”, mentre il gauchista Jean-Luc Mélenchon ha promesso di “lottare contro le stigmatizzazioni odiose”. Terrorismo, islam, sicurezza, immigrazione e integrazione – parole che erano quasi scomparse dal vocabolario elettorale – tornano a essere temi centrali per l’elezione all’Eliseo.
“Se avessimo assistito a una campagna normale, senza eventi esterni, il risultato della partita era scontato: Hollande avrebbe vinto”, spiega Gaël Sliman, direttore generale aggiunto dell’Istituto di sondaggi BVA. Dopo Tolosa, la partita potrebbe cambiare. Con una crisi terrorista, la contesa non è più sul “miglior muratore, bensì sul miglior pompiere capace di spegnere un incendio in situazioni di forte angoscia”, dice Sliman. Per Sarkozy, il vantaggio è chiaro: i sondaggi dicono che sulla sicurezza è più credibile di Hollande, incarna l’autorità se gioca il “ruolo di presidente protettore e umano”, aggiunge il direttore del BVA. Sarkozy ieri si è dimostrato un presidente impeccabile. “Il terrorismo non riuscirà a mandare in frantumi la nostra comunità nazionale”, ha dichiarato a margine dell’incontro con i rappresentanti delle comunità ebraica e musulmana. Per contro, l’imbarazzo era evidente in casa socialista. Con un sms notturno, Hollande ha ordinato ai suoi di “non esprimersi fino a quando le operazioni di polizia non saranno terminate”, racconta il suo portavoce Bernard Cazeneuve. Poi è sceso in sala stampa per una dichiarazione di fermezza risultata un po’ banale: “La lotta contro il terrorismo deve essere proseguita senza sosta”. Marine Le Pen, che finora ha condotto una campagna contro l’islam, la macellazione halal e l’immigrazione, torna tra i protagonisti della partita presidenziale. Sarkozy può rivendicare le leggi contro il velo e le preghiere in strada, la stretta sull’immigrazione e il dibattito sull’identità nazionale. Ma deve spiegare perché un francese di origine algerine, addestrato in Pakistan, abbia commesso una strage pur essendo “sotto sorveglianza” dell’intelligence. Quanto accaduto a Tolosa, in fondo, rappresenta anche il fallimento di Sarkozy sul terreno della sicurezza e dell’integrazione. L’ipotesi di un 21 aprile 2002 al contrario – quando il padre di Marine Le Pen, Jean-Marie, arrivò al secondo turno battendo il socialista Lionel Jospin – non è più esclusa.
Il Foglio sportivo - in corpore sano