In Cina anche gli avvocati dovranno giurare fedeltà al partito
In Cina, chi d’ora in poi vorrà diventare avvocato dovrà prestare un giuramento di fedeltà al Partito comunista. Lo stabilisce un documento del ministero della Giustizia che impone il giuramento anche agli avvocati che vorranno rinnovare la licenza. “Questa novità è necessaria per riaffermare nella cerchia degli uomini di legge la fede nei principi del socialismo cinese, migliorando così la qualità della loro ideologia politica”.
In Cina, chi d’ora in poi vorrà diventare avvocato dovrà prestare un giuramento di fedeltà al Partito comunista. Lo stabilisce un documento del ministero della Giustizia che impone il giuramento anche agli avvocati che vorranno rinnovare la licenza. “Questa novità è necessaria per riaffermare nella cerchia degli uomini di legge la fede nei principi del socialismo cinese, migliorando così la qualità della loro ideologia politica”, ha spiegato il ministero in una nota pubblicata sul suo sito web. E’ la prima volta che in Cina gli avvocati sono costretti a subordinarsi al Partito, ha dichiarato il celebre legale specialista in diritti umani Mo Shaoping .
La nomenclatura comunista ha sempre diffidato degli avvocati, fin dai tempi di Mao: il sospetto che potessero sfidare il regime attraverso l’interpretazione delle leggi ha rappresentato una costante fin dagli anni Cinquanta. La pressione nei confronti degli uomini di legge si è intensificata nell’ultimo anno: nel 2011 decine di avvocati sono stati arrestati per il solo timore che, vista la loro abilità e indipendenza, potessero fomentare rivolte sulla scia della primavera araba. E’ finito in prigione anche il più noto avvocato attivista cinese per i diritti umani, Gao Zhinsheng, che già nel 2006 fu condannato a tre anni di carcere per incitamento alla sovversione del potere statale. “Penso che questo timore delle autorità di Pechino sia infondato”, ha spiegato Shaoping alla Reuters, aggiungendo che “gli avvocati devono semplicemente prestare attenzione alle leggi e lavorare per il proprio cliente”. La mossa del governo è un ulteriore segnale di quanto delicato sia il passaggio di consegne tra la leadership uscente e quella che alla fine dell’anno subentrerà alla guida del paese.
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