Vai avanti, Elsa
Fra molti critici e accademici che chiosano e spesso cavillano, c’è una economista liberal e progressista che loda l’impianto della riforma Fornero, si stupisce del no del Pd e della Cgil e a Susanna Camusso chiede di moderare i toni. L’economista si chiama Alessandra Del Boca, insegna Politica economica all’Università di Brescia ed è anche uno degli esperti del Cnel indicati dal Quirinale. “Il mio giudizio sulla riforma del governo è buono", dice Del Boca.
Fra molti critici e accademici che chiosano e spesso cavillano, c’è una economista liberal e progressista che loda l’impianto della riforma Fornero, si stupisce del no del Pd e della Cgil e a Susanna Camusso chiede di moderare i toni. L’economista si chiama Alessandra Del Boca, insegna Politica economica all’Università di Brescia ed è anche uno degli esperti del Cnel indicati dal Quirinale. “Il mio giudizio sulla riforma del governo è buono – dice Del Boca in una conversazione con il Foglio – i principi di questa riforma sono largamente condivisi, dobbiamo essere grati al governo di questo grande sforzo”. Non mancano aspetti da affinare, comunque: “Dal lato dell’ingresso c’è un aggravio che preoccupa le imprese piccole e artigiane. Bisogna disincentivare gli abusi, ma ex post, colpendo duramente chi sfrutta i giovani e abusa dei contratti atipici. Ci sono però settori interi come l’agricoltura, l’edilizia e il turismo che sono basati su contratti temporanei. Il pilastro centrale degli ammortizzatori ha bisogno di una cura dimagrante: la dozzina di sussidi di disoccupazione ancora in essere andrebbero ridotti a un unico sussidio come è l’Aspi”.
Del Boca non esita a dire, però, che la riforma Fornero è rivoluzionaria e non deve far paura alla sinistra “perché tende a un modello universale di eguaglianza di trattamento sia nell’ingresso che nell’uscita, rivoluziona il modo di pensare il lavoro e genera mobilità buona e riscatta i giovani che saranno grati per una riforma che mette le loro prospettive di occupazione al centro”. L’economista è sorpresa della posizione della confederazione guidata da Susanna Camusso: “Il centro di questa riforma affonda le radici nel pensiero innovatore dei contributi di Pietro Ichino e di altri parlamentari del Pd, di economisti come Boeri e Garibaldi”. La Cgil, ricorda l’esperta del Cnel, “ha avuto leader come Lama, Trentin ed Epifani che hanno contribuito alla migliore cultura del nostro paese, quella in cui sono stata allevata da mio padre e mia madre”. “Sono convinta – aggiunge – che queste forze sapranno vedere quanto elevato sia il costo del simbolo dell’intangibilità dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori”.
“Credo che sapranno vedere che ci deve essere un equilibrio tra la flessibilità in entrata e in uscita – dice Del Boca – Il Cnel potrebbe lavorare alla ricerca della convergenza tra le varie parti sociali e il governo verso un risultato condiviso”. Per questo auspica che Camusso “comprenderà il pericolo del richiamo alla piazza e ai toni di guerra che tanto male fanno al nostro paese. Sa che la vita di tante persone di valore è stata spezzata da umori retrogradi alimentati da violenza verbale”. Del Boca non pensa che Bersani parlasse seriamente quando ha detto “non morirò monetizzando il lavoro riferendosi all’indennizzo che sostituisce il reintegro nel licenziamento economico”. “Ogni tanto il mio conterraneo Bersani si lascia prendere la mano dalla sua famosa capacità di creare metafore, ma non pensa certamente che i pochissimi casi in cui i lavoratori scelgono di essere reintegrati siano nobili e i moltissimi in cui c’è indennizzo non lo siano. E comunque il suo senso di responsabilità, se non dell’umorismo, dovrebbe fargli moderare i toni”. Bersani ha consigliato di fare riferimento al modello tedesco più che a quello americano. “L’indennizzo prevale nei casi di licenziamento individuale nelle fabbriche tedesche – spiega Del Boca – il ricorso al giudice che sceglie tra risarcimento economico o reintegro in azienda è raro, il 5 per cento”. In Germania, conclude, “si pensa, dopo le riforme realizzate, che sia nell’interesse del lavoratore negoziare un lauto indennizzo da 12 a 18 mensilità in base all’anzianità invece di farsi riassumere in un posto di lavoro ormai compromesso”.
Il Foglio sportivo - in corpore sano