Se fosse vero
Fosse vero, come ha scritto il Sun, che Kate Moss ha lanciato addosso a Gwyneth Paltrow le patatine che aveva in mano, urlandole: “Mangia qualche cazzo di carboidrato”, bisognerebbe immediatamente sapere quali patatine erano, e ordinarne una fornitura per un anno. L’idea dei due mondi divistici che si incontrano sulla spiaggia alla festa miliardaria e si insultano, ognuno interpretando il proprio stereotipo (salutista: Gwyneth, e menefreghista: Kate), è meglio di un film.
Fosse vero, come ha scritto il Sun, che Kate Moss ha lanciato addosso a Gwyneth Paltrow le patatine che aveva in mano, urlandole: “Mangia qualche cazzo di carboidrato”, bisognerebbe immediatamente sapere quali patatine erano, e ordinarne una fornitura per un anno. L’idea dei due mondi divistici che si incontrano sulla spiaggia alla festa miliardaria e si insultano, ognuno interpretando il proprio stereotipo (salutista: Gwyneth, e menefreghista: Kate), è meglio di un film: la teppista e la santarellina, la brava madre e la festaiola con sigaretta in mano, quella che scrive noiosi libri di ricette salutiste e quella che viene beccata, ormai è passato un secolo, a sniffare coca. L’elogiatrice dell’anoressia (“non c’è niente di meglio che sentirsi pelle e ossa”) e l’ambasciatrice di tisane. Secondo la sceneggiatura di questo sketch, Gwyneth partiva per la sua (irritante) corsetta depurativa, e Kate, con patatine, amici e sigaretta le avrebbe detto: “Ehi, ma che corri a fare?” (poteva anche essere un complimento, del genere: non ne hai bisogno, sei in gran forma, sciàllati, prenditi un aperitivo con noi) e la gelida Gwyneth avrebbe risposto: “Per non diventare come te quando sarò vecchia”.
Tra l’altro Gwyneth Paltrow in termini di vecchiaia ha quarant’anni, due più di Kate Moss, si fa mettere addosso delle sanguisughe per restare giovane, fa la colonterapia e dice che dopo si sente tanto bene, dichiara di parlare con lo spirito del padre, sempre più spesso non riesce a muovere la fronte, viene intervistata sulle diete e sull’educazione dei figli, insomma ha un’aria tremendamente infelice. Kate Moss, per quanto Piers Morgan, giornalista inglese e presentatore televisivo, la definisca “una piccola creatura vile” perché quando lo incontra lo prende a calci negli stinchi ridendo, sembra spassarsela di più. Festeggia i compleanni per giorni e notti intere, si sposa vestita di bianco con uno stuolo di damigelle bambine, si fa fotografare con qualche buco di cellulite e una birra in mano, compra casa qui e là, si sveglia una mattina al Ritz con un braccio paralizzato, poi le passa, non dice mai niente e lascia che pensiamo tutto quello che ci pare. Ci risparmia anche l’indignazione per la violazione della privacy quando la fotografano mezza nuda al mare, con la figlia, con gli amici, con un vodka tonic, con la faccia da post party. Si può immaginare Kate Moss, col suo benevolo, anzi indifferente permesso, che si sveglia la mattina sconvolta, come Charlize Theron in “Young adult”, vestita come la sera prima, e beve da un bottiglione di coca light per riprendersi (mentre quelle come Gwyneth Paltrow ci tengono a venire immaginate mentre fanno ginnastica, masticano alghe e leggono un buon libro con i capelli raccolti e un velo di fondotinta – nel caso di Gwyneth, sempre un po’ troppo). Le young adult non crescono mai, continuano a mangiare patatine e a non sentire la sveglia, sono pigre, tirano calci negli stinchi dei giornalisti che trovano odiosi, hanno un brutto carattere. Ma a tutte le altre farebbero bene un po’ di carboidrati.
Il Foglio sportivo - in corpore sano