Caceres e Cigarini, quelli che la seconda occasione è quella giusta

Sandro Bocchio

Il calcio d'angolo, il colpo di testa in solitaria, la traiettoria imparabile. Martin Caceres non avrebbe potuto scegliere luogo e tempo migliori per la prima rete di stagione in campionato: davanti al proprio pubblico e contro l'Inter, avversaria di sempre non soltanto per motivi sportivi. Tutto molto concreto, nulla di virtuale. Una seconda opportunità che lo unisce a Luca Cigarini, con lui a Siviglia nell'ultimo campionato. Con la differenza che Caceres gioca mentre l'italiano guarda, come capitato a Napoli una volta giunto Mazzarri al posto di Donadoni.

    Tutti i lunedì il Foglio.it propone brevi ritratti in parallelo di due protagonisti del calcio italiano. Oggi tocca a Martin Caceres e Luca Cigarini.

    Il calcio d'angolo, il colpo di testa in solitaria, la traiettoria imparabile. Martin Caceres non avrebbe potuto scegliere luogo e tempo migliori per la prima rete di stagione in campionato: davanti al proprio pubblico e contro l'Inter, avversaria di sempre non soltanto per motivi sportivi. Tutto molto concreto, nulla di virtuale. Una personale “second life” scolpita nella vita e non in un universo parallelo, dove dimenticare ciò che si è realmente. L'uruguaiano s'è regalato una seconda possibilità alla Juventus e se la sta giocando fino in fondo, due anni dopo, alla faccia di quanti storcono bocca quando viene proposta loro una minestra riscaldata. La prima volta Caceres è accolto con molte aspettative, non si è scelti per caso dal Barcellona a poco più di vent'anni. Ma in Catalogna lo spazio è poco, un prestito in bianconero può essere utile. Lui si presenta con una rete al debutto contro la Lazio seguito da un rapido eclissarsi, favorito dai problemi ambientali di una società ancora in cerca di se stessa dopo Calciopoli, traballante tra le gestioni Ferrara e Zaccheroni. E soffrire di pubalgia, in certe situazioni, non aiuta. La Juventus potrebbe riscattarlo, preferisce farlo tornare a Siviglia, dove Caceres guarisce e fiorisce. Tanto basta per convincere la società bianconera a riaverlo – nuovamente in prestito – a gennaio. Maglia numero 4 come quella di Montero, per entrare nel cuore dei tifosi, e capacità di attendere il momento: chi lo conosce racconta di un giocatore più maturo, meno impulsivo. E la seconda opportunità arriva, quando Conte decide che è l'ora: la doppietta al Milan in Coppa Italia al secondo debutto italiano, la rete che apre la strada al successo contro l'Inter. Una nuova vita, per chi è controcorrente nell'atteggiamento ("Ai sudamericani piace andar prima sulle gambe che sulla palla, a me no") e nel soprannome: El Pelado, per colpa delle forbici di mamma quando aveva dieci anni, ferite ora nascoste da quell'orribile chignon che tanto piace ai giocatori.

    Una seconda opportunità che lo unisce a Luca Cigarini, con lui a Siviglia nell'ultimo campionato. Con la differenza che Caceres gioca mentre l'italiano guarda, come capitato a Napoli una volta giunto Mazzarri al posto di Donadoni. Una situazione insostenibile per chi è abituato a essere protagonista, fin dai tempi di Parma quando Prandelli chiamava il piccolo Professore (per la sua capacità di stare sul campo) dalla squadra Allievi per tappare i buchi nelle partitelle dei grandi. Capacità che lo portano a essere insostituibile nell'Atalanta, che lo acquista nel 2008, e a farlo poi atterrare a Napoli con una definizione (il nuovo Pirlo) che lo avrebbe calcisticamente rinchiuso in un oblio da cui fuggire il prima possibile. La Spagna sembra un nuovo inizio, dopo l'esordio da sogno con assist nel 3-1 al Barcellona in Supercoppa: si trasforma in una prigione, con sole sei libere uscite durante la Liga. E il ritorno a Napoli sarebbe null'altro che un prolungamento della pena, se non si materializzasse l'Atalanta all'ultima giornata utile di mercato. Un sì detto senza esitazioni, anche a fronte di una situazione resa più complicata dalla penalizzazione in classifica. Ma, proprio per questo, ancor più stimolante, se si è uomini certi: lo si vede da come Cigarini ha preso in mano una squadra che sta andando oltre ogni previsione. "Inizia una nuova vita": così si era ripresentato a Bergamo. La seconda, quella (forse) più vera.

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