Dopo l'anatema dei vescovi, arriva l'expedit dei gesuiti sull'Obamacare
La Conferenza episcopale statunitense dovrebbe rileggersi la Deus Caritas est prima di criticare Obama. In particolare, dovrebbe rileggersi quel passaggio dove si dice che “la dottrina sociale cattolica non vuole conferire alla chiesa un potere sullo stato. Neppure vuole imporre a coloro che non condividono la fede prospettive e modi di comportamento che appartengono a questa.
La Conferenza episcopale statunitense dovrebbe rileggersi la Deus Caritas est prima di criticare Obama. In particolare, dovrebbe rileggersi quel passaggio dove si dice che “la dottrina sociale cattolica non vuole conferire alla chiesa un potere sullo stato. Neppure vuole imporre a coloro che non condividono la fede prospettive e modi di comportamento che appartengono a questa. Vuole semplicemente contribuire alla purificazione della ragione e recare il proprio aiuto per far sì che ciò che è giusto possa, qui e ora, essere riconosciuto e poi anche realizzato”.
E’ quanto sostiene, in un editoriale dai toni molto duri, la prestigiosa rivista dei gesuiti statunitensi, America. Da sempre voce del cattolicesimo più liberal, America entra nel vivo della diatriba che contrappone le gerarchie della chiesa cattolica a Obama e, a differenza dei vescovi, si schiera apertamente con quest’ultimo. Contestano, i gesuiti, la presa di posizione del cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York e capo della Conferenza episcopale, in merito alla vexata quaestio dell’obiezione di coscienza rispetto alla riforma sanitaria. Il braccio di ferro con Washington nasce sull’obbligatorietà dell’assistenza alle pratiche abortive e della prescrizione di anticoncezionali anche in strutture ospedaliere amministrate da organizzazioni religiose. Una questione che, a giudizio dei vescovi, resta aperta nonostante la revisione delle controverse linee guida della riforma stessa annunciata dalla Casa Bianca il 10 febbraio scorso.
Per l’episcopato, infatti, non è accettabile l’ipotesi che il governo possa decidere il modo in cui si debba esercitare il ministero della chiesa. Per i vescovi è una questione che “lede direttamente la libertà religiosa”. Non è in gioco una presunta “volontà della chiesa di imporre qualcosa a qualcuno”, bensì quella “del governo di costringere la chiesa, con i suoi fedeli e istituzioni, salva qualche eccezione, ad agire contro i propri princìpi”.
Ma è proprio sul tema della libertà religiosa che i gesuiti, invece, dichiarano di stare con Obama. Dicono che i vescovi dovrebbero dire la verità. Se all’inizio la lotta delle gerarchie “era davvero per garantire la libertà religiosa nel paese”, dopo l’annuncio della revisione delle linee guida avvenuto il 10 febbraio scorso “tutto è cambiato”. Ottenuta la revisione “i vescovi dovrebbero fare un passo indietro”. Se non lo fanno è perché intendono sbarrare totalmente il finanziamento per la contraccezione e questa “non è un’opposizione morale bensì politica. Chiamando in causa la libertà religiosa non si fa altro che un cattivo servizio alle vittime della vera persecuzione religiosa in tutto il mondo”.
La posizione di America sembra in controtendenza con le ultime statistiche relative ai rapporti tra i cattolici e Obama. Secondo un sondaggio diffuso nelle scorse ore dal Pew Research Center, infatti, i cattolici percepiscono in maniera sempre maggiore l’Amministrazione come ostile. E ciò avviene proprio a causa del discusso “mandate” che impone a ogni istituzione, pubblica o privata, di garantire servizi contraccettivi. Gli specialisti del Pew Research Center parlano di “uno spostamento notevole” nell’atteggiamento dei cattolici verso Obama.
Nell’agosto del 2009, data dell’ultimo sondaggio analogo, il 15 per cento dei cattolici affermava che l’Amministrazione Obama era ostile alla religione. Nel marzo 2012, il 25 per cento è di questa opinione; con una crescita molto forte. Fra gli americani in generale, solo il 23 per cento considera Obama ostile verso la religione, mentre il 39 per cento lo considera amichevole. Questa percentuale fra i cattolici è del 42 per cento; mentre il 25 per cento considera che sia neutrale. Fra gli evangelici bianchi la tendenza a considerare la Casa Bianca contraria alla religione è più alta; fra i repubblicani questa opinione raggiunge il 52 per cento, mentre fra i democratici solo il cinque per cento la pensa in questo modo.
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