Quello spirito irriducibile da vecchi teppisti, la vera forza del Milan
Per favore basta piagnucolare in pubblico. Si faccia semmai come Ugo Tognazzi che vinto dalla malasorte si alza con dignità dal tavolo da gioco, gira l’angolo e appena fuori dalla vista degli altri prende a testate forme di parmigiano da trenta chili. E’ vero, i nostri punti di forza sono venuti meno nel momento topico. S’è stirato Thiago Silva, il più grande difensore centrale del mondo. S’è azzoppato l’esterno basso di destra, colui che ha dimostrato che nulla è impossibile a chi ha testa e volontà: Ignazio Abate.
Per favore basta piagnucolare in pubblico. Si faccia semmai come Ugo Tognazzi che vinto dalla malasorte si alza con dignità dal tavolo da gioco, gira l’angolo e appena fuori dalla vista degli altri prende a testate forme di parmigiano da trenta chili. E’ vero, i nostri punti di forza sono venuti meno nel momento topico. S’è stirato Thiago Silva, il più grande difensore centrale del mondo. S’è azzoppato l’esterno basso di destra, colui che ha dimostrato che nulla è impossibile a chi ha testa e volontà: Ignazio Abate, garretti e polmoni per due, un giorno comincerà anche a fare gol e i Dani Alves, i Maicon, gli Evra se li papperà a colazione ogni santa mattina, come direbbe il presidente eterno. La cantilena che noi non abbiamo nulla da perdere e loro sì, porta solo sfiga, anche i proletari non avevano da perdere che le loro catene e si è visto come è andata a finire. Dire poi che si può anche fare la partita perfetta è un altro pannicello caldo, non c’è partita perfetta quando l’avversario nasconde la palla sette minuti su dieci.
E’ bene dunque essere consapevoli che siamo ancora un gradino sotto e comunque non nelle condizioni ottimali per passare il turno, tenendo conto anche del calendario: il ritorno al Camp Nou si giocherà il martedì successivo non ci sarà nemmeno il tempo per rifiatare. Però, c’è sempre un però nel calcio. Dobbiamo seguire la nostra vera natura di irriducibili teppisti, di ex combattenti di strada: di fronte avremo facce da bravi ragazzi avvezzi a obbedir tacendo, come Iniesta, Xavi e Messi. Dovremo fargli sentire il fuoco addosso. Non si tratta di essere cattivi o di entrare per far male, ma incazzosi, tignosi, questo sì. Facciamo valere il cattivo rapporto con l’autorità e, per una volta, la sfacciataggine, la presunzione tipica degli attaccabrighe di periferia. Il Milan non ha quasi più sfumature alte dietro le orecchie ma lunghe code di cavallo racchiuse da elastici, creste di gallo tenute su con pacchi di gel. E’ una squadra muscolare di bad boy tatuati, di zingari, di figli delle favelas, di afro-europei con la rabbia, la fame di quando erano ragazzini. Da Ibra a Boateng, passando per il capostipite Gattuso, è una sorta di United Colors dei musi duri. In cui avrebbe funzionato a meraviglia Tévez, Carlitos lo sfregiato. Ma anche così non siamo affatto male.
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