Tutto quello che c'è da sapere sul killer di Tolosa
Più passano i giorni dalla morte di Mohammed Merah a Tolosa, più è chiaro che la pista del “lupo solitario difficilmente individuabile”, dell’uomo che “si è radicalizzato da solo guardando video su Internet” sembra smentita dai fatti. Merah viveva infatti al centro della rete jihadista francese: girava nel proprio quartiere con una spada in mano urlando la sua appartenenza ad al Qaida e nel 2010 costrinse un ragazzo di 15 anni a guardare con lui video di esecuzioni.
Più passano i giorni dalla morte di Mohammed Merah a Tolosa, più è chiaro che la pista del “lupo solitario difficilmente individuabile”, dell’uomo che “si è radicalizzato da solo guardando video su Internet” sembra smentita dai fatti. Merah viveva infatti al centro della rete jihadista francese: girava nel proprio quartiere con una spada in mano urlando la sua appartenenza ad al Qaida e nel 2010 costrinse un ragazzo di 15 anni a guardare con lui video di esecuzioni. Per i servizi francesi (e per il presidente Nicolas Sarkozy) è un momento buio: fonti del Foglio hanno confermato che Mohammed Merah era una risorsa della Direction centrale du renseignement intérieur (Dcri), la direzione che si occupa della sorveglianza dei terroristi dentro lo stato. Era un agente al servizio di entrambe le parti, un individuo diviso a metà: una quota in mano all’organizzazione terrorista e una quota in mano ai servizi di sicurezza governativi.
Durante i giorni dell’assedio, l’uomo dell’Intelligence francese incaricato di tenere i contatti con Merah e di seguire i suoi movimenti all’interno della rete islamista sarebbe entrato addirittura nell’appartamento del killer, cercando di negoziare una resa che non creasse troppo imbarazzo alla Dcri. Si sospetta anche che Merah fosse stato escluso dalla lista dei potenziali terroristi data la sua organicità ai servizi di Parigi. Il suo “handler” gli avrebbe chiesto addirittura informazioni sui possibili responsabili degli agguati. Un uomo che, seppur con il sussidio di povertà, poteva permettersi viaggi in Israele, Siria, Iraq, Giordania, Iran, Pakistan.
I tentativi di banalizzare la vicenda, di renderla un problema di sicurezza e di immigrazione, sta fallendo. Anche le dichiarazioni del capo della Dcri, Bernard Squarcini, non convincono. Squarcini ha detto che “Merah non era un informatore dei servizi interni né di un’altra agenzia d’intelligence francese o straniera”. Ma Yves Bonnet, ex capo della Direction de la Surveillance du Territoire (agenzia sostituita poi dalla Dcri) si è detto convinto che il killer di Tolosa fosse in contatto con i servizi segreti francesi e che ci fosse anche un agente incaricato di gestire i rapporti con il franco-algerino, come scritto dal Foglio venerdì scorso e ripreso dal Courrier Internationale. Prova ne sono i video ripresi da Merah durante le uccisioni con la telecamera che si era fissato al petto ricevuti dalla tv satellitare al Jazeera e consegnati alla polizia. Video fatti bene, “l’editing è da professionisti”, hanno detto coloro che gli hanno visti. Fonti della polizia riferiscono che il video è stato spedito mercoledì scorso per posto da qualcuno che non era Merah, perché i tempi non coincidono con quelli del suo assedio.
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