Ego smisurato
Ci sono cose su cui il re dei conduttori non può soprassedere: le limousine, ad esempio. Keith Olbermann, famosissimo anchorman liberal, che Al Gore in visita in Italia aveva definito “il Santoro americano” (per fare un grande complimento a entrambi) e che adesso lo stesso Al Gore ha licenziato dalla sua Current Tv per insopportabilità manifesta, primadonnismo sfrenato e anarchia vacanziera, ha cambiato in un anno otto servizi di auto con conducente.
Ci sono cose su cui il re dei conduttori non può soprassedere: le limousine, ad esempio. Keith Olbermann, famosissimo anchorman liberal, che Al Gore in visita in Italia aveva definito “il Santoro americano” (per fare un grande complimento a entrambi) e che adesso lo stesso Al Gore ha licenziato dalla sua Current Tv per insopportabilità manifesta, primadonnismo sfrenato e anarchia vacanziera, ha cambiato in un anno otto servizi di auto con conducente. Perché, si lamentava il manager di Olbermann, certi autisti avevano persino la sfrontatezza di rivolgergli la parola mentre lo portavano al lavoro, e quando si è concentrati per influenzare le decisioni mondiali, raccontare all’America la verità assoluta, non si può essere disturbati dal paese reale. Olbermann aveva lasciato la grande Msnbc quattordici mesi fa, in polemica e da eroe democratico (e solitario) con grande pubblico, di quelli che vengono sospesi per aver fatto donazioni in denaro a candidati democratici senza chiedere il permesso, ma che le petizioni degli spettatori adoranti riportano in video, ed era approdato a Current Tv, network televisivo indipendente fondato da Al Gore e Joel Hyatt, la tivù d’avanguardia che guardano i giovani intelligenti. Per condurre sempre il suo “Countdown”, commento politico di grido con periodica lista degli uomini peggiori del mondo. L’accordo non era esattamente da idealisti: cinquanta milioni di dollari per cinque anni. Ma non ha funzionato. Anzi, adesso i siti d’informazione si chiedono se Olbermann potrà riuscire a lavorare con qualcuno senza insultarlo o lanciargli qualcosa addosso.
Si sa che i conduttori televisivi hanno un ego smodato e guardano in camera con la stessa voluttà con cui si guardano allo specchio (ogni riferimento a conduttori della nostra provincia è puramente casuale), ma Olbermann ha superato tutti. Ha fatto scrivere molte email dal suo manager, nei mesi scorsi, pretendendo l’“immediata risoluzione” di almeno quaranta “mancanze”: le luci, i soldi, gli autisti, l’insipienza, lo studio, gli ospiti, la credibilità, la programmazione. Dopo sei giorni, il manager si lamentava formalmente di non avere ottenuto sufficienti dimostrazioni degli sforzi messi in atto per risolvere i problemi (immaginare le telefonate di Olbermann al manager, intercedere per la beatificazione immediata del manager). Tutto questo mentre gli spettatori scendevano da centomila a trentamila, un numero così elitario che forse avrebbero potuto vedersi la sera direttamente a casa di Olbermann o in pizzeria. E, probabilmente, in redazione hanno cominciato davvero a fargli i dispetti: tipo spegnere le luci mentre era ancora in onda, cambiargli gli ospiti all’ultimo momento, perfide ritorsioni contro un capo dal bruttissimo carattere, che viene preso da forti attacchi di nausea quando sente la parola: colleghi, e va in iperventilazione quando gli dicono: lavoro di squadra. Lui allora si è autoassegnato una quantità mostruosa di giorni di ferie. Ha annunciato su Twitter che andrà oggi a raccontare la sua versione dei fatti al Late Show, e si spera che David Letterman gli chieda se, come si dice, è lui Jeff Daniels, il protagonista della nuova serie televisiva di Aaron Sorkin, “The Newsroom”: andrà in onda in giugno, e nel trailer si vede un conduttore-star che perde la sua magica aura e tira il BlackBerry contro gli schermi.
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