Taglio dunque sono
Entro la fine del mese sarà pronto il rapporto del governo sulla spending review della spesa pubblica. E’ l’obiettivo che si è posto il ministro per i Rapporti con il Parlamento, l’economista Piero Giarda, che sta coordinando i lavori per una revisione selettiva delle uscite statali. Beninteso, in Consiglio dei ministri non arriverà alcun articolato di legge per tagliare in maniera chirurgica la spesa pubblica ma semplicemente una relazione che conterrà le “maggiori criticità” che stanno emergendo dall’analisi dei capitoli delle uscite statali in corso nei principali ministeri.
Entro la fine del mese sarà pronto il rapporto del governo sulla spending review della spesa pubblica. E’ l’obiettivo che si è posto il ministro per i Rapporti con il Parlamento, l’economista Piero Giarda, che sta coordinando i lavori per una revisione selettiva delle uscite statali. Beninteso, in Consiglio dei ministri non arriverà alcun articolato di legge per tagliare in maniera chirurgica la spesa pubblica ma semplicemente una relazione che conterrà le “maggiori criticità” che stanno emergendo dall’analisi dei capitoli delle uscite statali in corso nei principali ministeri. Questo non vuol dire, dicono ambienti della presidenza del Consiglio, che i primi effetti dell’operazione non siano possibili già quest’anno. L’intenzione di Giarda, uno dei ministri che vanta una sintonia con il premier Mario Monti, è anche quella di rinegoziare i contratti di fornitura di beni e servizi in scadenza tra il 2012 e il 2013. D’altronde per un serio e severo riesame della spesa non bastano mesi, bensì anni. Studi comparativi all’esame dei tecnici governativi, infatti, non lasciano dubbi. “Un ciclo di spending review per tutte le voci di spesa può avere una durata compresa tra un minimo di un anno e un massimo di 5 anni”, dice un economista vicino all’esecutivo che sta seguendo i gruppi di lavoro dei ministeri.
Le revisioni della spesa possono avere tre obiettivi: mirare all’efficacia e all’efficienza dei costi e degli acquisti di beni e servizi; individuare riduzioni di oneri; tagliare il personale della Pubblica amministrazione. Il governo Monti ha deciso di concentrarsi sul primo obiettivo. “Ma sarebbe auspicabile riuscire a tagliare in maniera selettiva alcuni capitoli di spese. Anche se si sta rivelando un lavoro arduo”, si aggiunge alla presidenza del Consiglio. In effetti, ad attestare la complessità di incidere sulla Pubblica amministrazione, è anche uno studio frutto di più contributi tecnici. Ad esempio, in un rapporto del servizio Bilancio del Senato, si passano in rassegna obiettivi e risultati delle spending review avviate in alcuni paesi già da un paio di decenni.
Un tratto comune è che “il primo ministro o il ministro delle Finanze hanno il compito di coordinare i lavori di revisione della spesa”. In Italia le due figure coincidono con Monti, che ha affidato all’economista della Cattolica, ed ex sottosegretario al Tesoro, Giarda, il coordinamento dell’operazione. Anche il metodo dell’operazione differisce da paese a paese. In Olanda il lavoro è stato svolto da venti gruppi composti da esperti e docenti indipendenti guidati da un dirigente non responsabile delle politiche sottoposte a riesame. In Giappone, invece, le riunioni sono state addirittura pubbliche.
Ma è l’Inghilterra il punto di riferimento per operazioni del genere, come da tempo suggerisce la Banca d’Italia ora governata da Ignazio Visco e in passato da Mario Draghi. I cardini della spending review inglese, introdotta nel ’98 e proseguita con altri round nel 2000, 2002, 2004, 2007 e 2010, sono i piani triennali di spesa, la netta separazione tra spesa in conto capitale (per investimenti) e spesa corrente e l’introduzione dei cosiddetti accordi sui servizi pubblici (Public service agreements, Psa), che definiscono i traguardi misurabili nei programmi di spesa pubblica del governo. Gli effetti positivi sono stati superiori alle attese. In un report datato 1998 del ministero del Tesoro si dimostra che il risparmio complessivo nel settore pubblico è stato pari, nel dicembre 2007, a 23.180 miliardi di sterline, contro i 21.480 miliardi programmati.
I round non sono finiti. Il cancelliere dello Scacchiere, George Osborne, ha fissato il budget di spesa per i vari ministeri fino al 2014-15. Gli obiettivi prevedono tagli alla spesa pubblica per 81 miliardi di sterline dal 2011 al 2015; riduzioni ai ministeri per un importo medio pari al 19 per cento; diminuzione di 7 miliardi di sterline alle spese per il welfare state, inclusi i benefici fiscali e taglio del 7 per cento agli enti locali. Il fine non secondario del piano del governo inglese è anche quello di asciugare il personale statale. A regime infatti – si legge nel report dei tecnici di Palazzo Madama che viene compulsato anche a Palazzo Chigi – il governo ha calcolato che, durante il periodo considerato, il settore pubblico vedrà una riduzione di 490.000 dipendenti pubblici.
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