Bye Bye Babies
Non basta tenere accanto a sé un vassoio di croissant, offrirne, mangiarne, avere i capelli in disordine (essendo la direttrice di Vogue) e raccontare di sentirsi molto sollevate di essere state giovani quando ancora non si usava la ceretta brasiliana e non bisognava essere perfette. Non basta non essere magre e non vestire Prada, insomma, per essere la fata di Cenerentola. Alexandra Shulman, direttrice da vent’anni di Vogue Inghilterra.
Non basta tenere accanto a sé un vassoio di croissant, offrirne, mangiarne, avere i capelli in disordine (essendo la direttrice di Vogue) e raccontare di sentirsi molto sollevate di essere state giovani quando ancora non si usava la ceretta brasiliana e non bisognava essere perfette. Non basta non essere magre e non vestire Prada, insomma, per essere la fata di Cenerentola.
Alexandra Shulman, direttrice da vent’anni di Vogue Inghilterra, un figlio di diciassette che da piccolo strepitava contro Vogue: “Odio quel magazine, spero che muoia”, perché la mamma non c’era mai (adesso naturalmente il figlio spera che lei lavori anche di notte e gli lasci casa libera), ha raccontato in un’intervista all’Observer molte cose da brava ragazza semplice e solidale che ha appena scritto un romanzo e non vuole sulla sua rivista modelle con le osse sporgenti, ma a un certo punto le è scappata la (sua) terribile verità: “La verità è che, se ti prendi una pausa e fai figli, questa scelta in qualche modo danneggia la tua traiettoria professionale. So che non dovrebbe essere così, che ci dovrebbe essere un modo, ma è molto difficile. Ci sono molte persone a Vogue che sono state fantastiche per tutta la gravidanza, poi sono andate via, hanno avuto il bambino, non si sa quanto ancora staranno a casa, decidono di prendersi tutto l’anno e poi tornano di nuovo incinte oppure tornano e restano incinte in un lampo.
Così, in effetti, sei praticamente fuori da tutto, per due o tre anni, e questo fa la differenza. Non si può far finta che non la faccia”. Anche nel mondo soffice dei carboidrati, dei capelli lavati sotto la doccia e della lotta all’anoressia il problema della conciliazione maternità e lavoro è declinato così: se fai figli sei finita. Non basta che i giornali come quello di Alexandra Shulman siano pieni di articoli su quanto siano meno depresse le mamme che lavorano, e che Elsa Fornero annunci norme di contrasto “alla pratica barbara delle dimissioni in bianco per le donne”, la strada è ancora, davvero, lunghissima.
Tu intanto mettiti a dieta
Al Guardian si sono indignati per le parole della direttrice di Vogue, e una giornalista ha scritto: “Che tipo di traiettoria professionale serve per mettere le didascalie a una foto di Sienna Miller in topless vestita di uccellini?”. Insomma, dai tempi felici in cui non ci si faceva la ceretta brasiliana, dai tempi del film “Baby Boom” con Diane Keaton (era il 1987) che cosa è cambiato, oltre all’obbligo di ceretta?
Secondo il Sunday Times, è successo che le donne hanno scelto: Bye Bye, babies. Di fronte a una proposta di lavoro importante, hanno deciso di non fare figli (Federica Pellegrini invece, con la potenza dei suoi ventitré anni ha appena detto che non rinuncerebbe a un bambino per un’Olimpiade). Per non lasciarli alle tate, per non piangere su un aereo che le porta dall’altra parte del mondo mentre il piccolo fa ciao con la mano, per non costringere il marito a fare il casalingo, per non divorziare, per non rinunciare. Per non dover dire ad Alexandra Shulman: ciao, vado in maternità, tu intanto mettiti a dieta.
Il Foglio sportivo - in corpore sano