Da soli e ripuliti
Dopo lo scandalo che in teoria potrebbe dissolvere il cerchio magico di Bossi, i dirigenti della Lega che si apprestano, sempre ancora in teoria, a prenderne il comando non hanno cambiato idea: si tira avanti a testa bassa, pur consapevoli della batosta elettorale che arriverà alle elezioni amministrative. Ma con “le mani libere” dagli ex alleati, che aiuterebbe certo a risalire la china.
Dopo lo scandalo che in teoria potrebbe dissolvere il cerchio magico di Bossi, i dirigenti della Lega che si apprestano, sempre ancora in teoria, a prenderne il comando non hanno cambiato idea: si tira avanti a testa bassa, pur consapevoli della batosta elettorale che arriverà alle elezioni amministrative. Ma con “le mani libere” dagli ex alleati, che aiuterebbe certo a risalire la china.
L’idea insomma è che la Lega debba continuare a correre da sola, come ha scelto di fare. E intanto rifondare il partito e rinnovare la classe dirigente. Certo, molti di quelli che in questi anni hanno incoraggiato l’ex ministro dell’Interno, Roberto Maroni, a cambiare gli assetti del partito, vogliono vendetta, quasi contenti, o soddisfatti. Anche se tutti scagionano Bossi da ogni responsabilità, ma sperando però che si faccia da parte e si limiti a fare il padre nobile del movimento padano.
Secondo il sindaco di Varese Attilio Fontana, maroniano doc assai ascoltato, ci sono solo due possibilità politiche: “O facciamo finta di niente, mettiamo una pietra sopra questo scandalo e allora possiamo andare a casa, perché in questo caso la Lega è finita”, spiega al Foglio, “oppure affrontiamo il problema, facciamo pulizia e torniamo alle nostre origini. Nel nostro movimento ci sono molti anticorpi, militanti e amministratori sani che non hanno smesso di credere nel nostro progetto. La natura mi ha dotato di un naso troppo lungo, e voglio usarlo per guardare in prospettiva, oltre a questo momento drammatico. Certo, in politica bisogna vincere, ma non ci si può limitare a preoccuparsi davanti a una battuta di arresto, che probabilmente subiremo alle amministrative. Dobbiamo pensare al futuro. E ricompattarci su criteri etici e rigorosi”.
Fontana è perentorio, ma il suo pensiero è condiviso da tanti, quasi la maggioranza nel partito. Cosa farà Maroni? E’ chiaro che non può piu attendere: “Deve agire ora”, affermano. “E’ arrivata l’ora di contarci e riprendere in mano le redini del movimento”, aggiunge il capogruppo leghista del Consiglio regionale lombardo, Stefano Galli. Come? La parola d’ordine è una: congressi.
Così la pensa anche Flavio Tosi, in campagna elettorale per essere rieletto alla guida di Verona, che però traccia anche il passo successivo per il futuro politico del movimento: “Dobbiamo puntare a modificare la legge elettorale per sostituirla con una più equa, che alle elezioni politiche premi il merito e non più la partitocrazia”, spiega al Foglio. E la via del proporzionale, si sa, darebbe fiato al nuovo progetto leghista. “Una cosa è certa”, aggiunge Tosi: “Non possiamo risolvere i nostri problemi interni tornando indietro verso un’alleanza col Pdl che ci ha penalizzato”. Bocciatura totale di una fase politica della Lega: “Se verrà confermato il quadro accusatorio dell’indagine in corso, ciò che è accaduto ha un significato politico più grave del fallimento della banca Credieuronord.
In quel caso si trattava di un fallimento dovuto all’incapacità di gestione finanziaria, mentre oggi ci troviamo davanti a uno scenario molto più odioso perché riguarda l’utilizzo di soldi pubblici. Non si può più attendere, bisogna agire subito e puntare a valorizzare la parte sana del nostro movimento”. Maroni però continua a dire ai suoi che bisogna fare un passo alla volta.
Forse teme di passare per quello che aspettava solo l’occasione giusta per lanciare l’opa ostile sul partito. Per il politilogo di area, il docente universitario Stefano Bruno Galli, la crisi che sta affrontando la Lega è comunque un’occasione per tornare al progetto originario: “La Lega nord è a un bivio e ci vuole un colpo d’ala per rilanciare il disegno politico del Carroccio”. Per il momento, significa tornare alle origini e all’identità, con una nuova classe dirigente.
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