Il lavoro e le astruse bizzarrie storico-sindacali di Barbara Spinelli
La pretesa di Barbara Spinelli di riscrivere la storia nel modo in cui piace a lei, come ha fatto ieri su Repubblica, l’ha portata all’assurda tesi per cui Adam Smith sarebbe un capostipite della teoria della concertazione nazionale del mercato del lavoro, cioè del suo monopolio legalizzato e non del libero mercato di concorrenza. E all’ulteriore incredibile tesi per cui Massimo D’Antona, Ezio Tarantelli e Marco Biagi sarebbero stati uccisi.
La pretesa di Barbara Spinelli di riscrivere la storia nel modo in cui piace a lei, come ha fatto ieri su Repubblica, l’ha portata all’assurda tesi per cui Adam Smith sarebbe un capostipite della teoria della concertazione nazionale del mercato del lavoro, cioè del suo monopolio legalizzato e non del libero mercato di concorrenza. E all’ulteriore incredibile tesi per cui Massimo D’Antona, Ezio Tarantelli e Marco Biagi sarebbero stati uccisi perché avevano sostenuto la concertazione del lavoro e non perché volevano renderlo più flessibile.
Ma forse la tesi più stravagante di questa ricostruttrice della storia è quella che l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori sarebbe la base della concertazione. Comunque la lettura del testo spinelliano sull’articolo 18 di tale Statuto come base della dottrina della concertazione nazionale neo corporativa una soddisfazione me l’ha data. Il fatto che ora la dotta scrittrice rivaluti il movimento politico e culturale dei socialisti democratici italiani, quelli del partito di Saragat, chiamati anche piselli e soprattutto social traditori. Di questo movimento, tanto spregiato, io ho fatto parte, sin dai primi anni dell’Università sino a quando ho poi collaborato con il Psi riformista.
E quindi anche e molto con Giacomo Brodolini, ministro del Lavoro del governo Rumor. Brodolini è l’autore dello Statuto dei lavoratori, cui Gino Giugni ha contribuito per la parte tecnica (ma non solo lui). Brodolini non veniva dai socialdemocratici, ma dal Partito d’Azione ed era un socialista liberale. Cercava di svolgere le battaglie liberali di natura sociale. L’articolo 18 sta nel Titolo secondo di questa legge che è intitolato “Della libertà sindacale”. Concerne, appunto, i diritti dei sindacalisti e gli atti discriminatori. Brodolini lo volle per tutelare i sindacalisti che venivano licenziati, quando assumevano posizioni contrarie a quelle che i datori di lavoro avrebbero desiderato. Mirava alla difesa della dialettica sindacale libera. E sottolineo anche che, nell’articolo 18, l’obbligo di riassunzione vi è non solo se manca una giusta causa, ma anche se manca un giustificato motivo.
Infatti io (e penso anche altri) avevo fatto notare a Brodolini che sicuramente i comportamenti ripetuti in violazione degli obblighi di prestazione del contratto di lavoro sono una giusta causa (almeno così ci apparivano tali allora); ma che i licenziamenti per ragioni economiche potevano non essere considerati tali. Tuttavia potevano ben avere un “fondato motivo”.
In seguito l’articolo 18, nella giurisprudenza, si è tradotto nel divieto generalizzato di licenziare. Quando D’Antona scrive che “ il superamento delle forme più rigide di garantismo può portare a rivedere in cosa consiste un licenziamento legittimo” intende riferirsi al fenomeno che ho appena descritto. Non c’entra proprio con la concertazione, di cui era fautore. E fu ucciso non perché sosteneva la concertazione, ma perché voleva innovare il diritto del lavoro, rendendolo più flessibile, come dice la motivazione delle Br. Tarantelli fu ucciso perché stava preparando un documento (che aveva discusso con me, ministro per le Politiche comunitarie, nei giorni precedenti, anche a “Radio Anch’io“), contro il referendum della Cgil mirante ad affossare il decreto Craxi sulla scala mobile.
In tale documento in difesa del decreto Craxi, Tarantelli sosteneva una politica dei redditi mediante iniziative europee. Non c’entra per niente la concertazione, anzi è il contrario. E Biagi fu ucciso perché fautore del mercato del lavoro flessibile. Non si confonda la nozione per cui l’imprenditore non è un nemico del lavoratore e questi collabora nell’impresa, riservandosi i diritti sindacali, con la concertazione! Si rilegga, gentile Barbara Spinelli – se ha tempo – le “Lotte del Lavoro” di Luigi Einaudi, già in edizioni Gobetti.
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