Il Papa blocca le donne prete, l'Osservatore vara l'inserto post femminista
Il “no” pronunciato ieri dal Papa nell’omelia della messa crismale è stato perentorio: “La disobbedienza” e la richiesta di “ordinazione delle donne” non sono “una via per rinnovare la chiesa”, ha detto rivolgendosi al movimento dei preti austriaci – “cattolici irrequieti” li chiamano oltre il Tevere – che hanno sottoscritto un documento che chiede riforme radicali alla chiesa e che ha raccolto consensi in Germania, Irlanda, Belgio e Svizzera. Le parole del Papa pronunciate in apertura di un triduo carico di significato per la chiesa mostrano che la situazione è “drammatica”.
Il “no” pronunciato ieri dal Papa nell’omelia della messa crismale è stato perentorio: “La disobbedienza” e la richiesta di “ordinazione delle donne” non sono “una via per rinnovare la chiesa”, ha detto rivolgendosi al movimento dei preti austriaci – “cattolici irrequieti” li chiamano oltre il Tevere – che hanno sottoscritto un documento che chiede riforme radicali alla chiesa e che ha raccolto consensi in Germania, Irlanda, Belgio e Svizzera. Le parole del Papa pronunciate in apertura di un triduo carico di significato per la chiesa mostrano che la situazione è “drammatica”. Roma vive con preoccupazione, a tratti con angoscia, il dissenso e la disobbedienza predicati dalle chiese del centro Europa. A tutto ciò si è aggiunta la decisione, “inspiegabile” dicono in Vaticano, di due giorni fa del cardinale Christoph Schönborn di accettare la nomina di Florian Stangl, omosessuale sposato civilmente con il suo compagno, a capo del Consiglio pastorale di Stützenhofen, a nord di Vienna. Il Papa è stato sostanzialmente “costretto” a intervenire. Egli non si sente descritto dalla vulgata che lo dipinge come “retrogrado”, arroccato su un passato che non esiste più. La sua richiesta di rinnovamento c’è ed è forte, ma il rinnovamento non deve tradire la dottrina. I segnali che egli dà sono molteplici. L’ultimo in ordine di tempo è un’iniziativa a suo modo storica e che, secondo quanto apprende il Foglio, ha già ricevuto il placet delle stanze più nobili del Vaticano, un’iniziativa significativa anche alla luce delle nubi che si addensano in queste ore: nelle prossime settimane l’Osservatore Romano farà decollare un inserto di quattro pagine intitolato “Donne, chiesa, mondo” tutto dedicato alle donne, curato e ideato da due ex femministe già da tempo firme di punta del quotidiano, Lucetta Scaraffia e Ritanna Armeni. L’idea è di valorizzare le donne che fanno grande la chiesa, mostrare insomma l’esistenza di una sorta di femminismo amico della fede. Gerarchie a parte, infatti, la chiesa pullula di presenze femminili importanti: uno dei movimenti più diffusi, ad esempio, è quel movimento dei Focolari fondato da Chiara Lubich e oggi affidato all’avvocato Maria Voce.
Fino agli anni Cinquanta le uniche sottane ammesse in Vaticano erano quelle dei preti. Poi molto è cambiato. Un’accelerazione in questo senso si è avuta negli ultimi anni, nell’era Wojtyla prima e nel tempo di Ratzinger poi. Una scossa si è avuta nel 2003 per “colpa” della moglie di Tony Blair, la cattolica Cherie, che dopo un’udienza papale disse con un filo di sfrontatezza: “Si dovrebbe eliminare il sessismo che ancora domina in Vaticano”. Parole in qualche modo fatte proprie dal segretario di stato vaticano Tarcisio Bertone il quale, convinto assertore di una più significativa presenza femminile nei posti di comando della chiesa, disse nel 2007 in una funambolica intervista concessa a Repubblica: “Stiamo disegnando le nuove nomine in Vaticano, tutti lo sanno, e nel quadro delle responsabilità, dei carismi, delle potenzialità delle donne ci sono incarichi che assumeranno”. Poco dopo, sull’Osservatore, fu invece la Scaraffia a tornare sul tema proponendo, di certo non senza coraggio, le donne come soluzione alla pedofilia nel clero: “Una maggiore presenza femminile non subordinata avrebbe potuto squarciare il velo di omertà maschile che spesso in passato ha coperto con il silenzio la denuncia dei misfatti”.
L’inserto dell’Osservatore si concentrerà probabilmente sulle donne attive nella chiesa oggi al di là, ovviamente, del Vaticano. Ma è anche dentro la piccola città pontificia che la presenza delle donne ha un peso non secondario. Benedetto XVI non ha al proprio fianco la figura di una donna capace di influenzarne le decisioni, come furono Wanda Poltawska e suor Pascalina per Giovanni Paolo II e Pio XII, ma ugualmente importanti per lui sono le quattro laiche consacrate che si occupano delle cosiddette faccende domestiche: cucinano, lavano, stirano per lui e spesso partecipano ai suoi pranzi e alle sue cene, un’intimità che non è senza valore. Ratzinger ha un filo diretto anche con quella che fu la sua storica segretaria fin dai tempi in cui egli guidava l’ex Sant’Uffizio, e cioè Birgit Wansing dell’Istituto di Schönstatt: “Leggendaria la sua perizia nel decifrare la minuta calligrafia dell’attuale Pontefice del quale mantiene continuamente e minuziosamente aggiornata la sterminata bibliografia”, scrisse di lei nel 2007 il mensile 30Giorni. In Vaticano lavorano oggi duemila dipendenti. Più di 350 di questi sono donne. L’ultima in ordine di tempo ad aver scalato una posizione importante è stata suor Nicla Spezzati, nominata dal Papa sottosegretario della Congregazione dei religiosi”.
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