Manuale da studiare per salvarsi dai falsi teorici della logica freudiana

Alfonso Berardinelli

Non c'è logica senza passione per la verità. E non c'è passione per la verità senza un bisogno individuale e pubblico di comportamenti corretti e giusti. Se un'affermazione  è vera (si dice) ne consegue che deve essere vera sia per me che per te con cui sto ragionando e vera per chiunque riconosca, intellettualmente e moralmente, sia l'evidenza di fatto della premessa che l'evidenza logica della conclusione.

    Non c'è logica senza passione per la verità. E non c'è passione per la verità senza un bisogno individuale e pubblico di comportamenti corretti e giusti. Se un'affermazione  è vera (si dice) ne consegue che deve essere vera sia per me che per te con cui sto ragionando e vera per chiunque riconosca, intellettualmente e moralmente, sia l'evidenza di fatto della premessa che l'evidenza logica della conclusione. Se noi vogliamo essere più liberi possibile, se qualcosa o qualcuno ci rende meno liberi, allora dobbiamo togliere a qualcosa o a qualcuno il loro potere su di noi. Ma per Aristotele un ragionamento valido non dipende dalla verità o falsità della premessa, dipende dalla correttezza formale della conseguenza. Perciò è logicamente corretta questa inferenza: “La pioggia è rossa, tu cammini sotto la pioggia, tu ti colori di rosso”.
    Bella la logica. Così formalmente bella che molti la trovano noiosa, temibile o assurda. Perché? Perché la logica, se è stringente, ci toglie la libertà di non essere logici nelle nostre scelte, preferenze, passioni, comportamenti. La logica in sé non toglie la libertà a nessuno. Costringe però chi la tradisce a sentirsi in difetto. Libero sì, ma traditore della verità.

    In un ragionamento che accetti e valorizzi la contraddizione fra verità logica e realtà della vita, quasi sempre la letteratura è d'accordo e mette sotto accusa la filosofia. Sembra proprio che soprattutto i romanzieri siano stati nemici della logica che vuole la realtà vissuta conforme alla verità pensata. Per esempio Tolstoj, che in “Guerra e pace” prende in giro senza nominarlo Carl von Clausewitz, consigliere dello zar Alessandro I in lotta contro l'invasore Napoleone: il famoso teorico della guerra credeva che una battaglia potesse essere vinta seguendo una logica, mentre secondo Tolstoj, come è noto, nessuno capirà mai la logica di una battaglia, tanto meno quando è in corso.
    La vita è così illogica! Illogici sono gli esseri umani, illogici i loro propositi e il modo di realizzarli, fallimentari i loro tentativi di essere saggi, coerenti, abili nel manipolare se stessi e gli altri. La realtà non ubbidisce ai nostri cervelli.

    E' per questo che leggo l'ottimo manuale di logica di Franca D'Agostini “I mondi comunque possibili” (Bollati Boringhieri, pp. 363, euro 28). Lo leggo perché sono stufo di una cultura dominata da filosofie del disprezzo della verità, filosofie che ebbero all'inizio, tra Nietzsche e Freud, le loro ragioni e la loro contrologica, ma poi hanno prodotto eccitanti o soporifere litanie, aromi e fumo, molto fumo. I romanzieri, quando lo sono, cercano la verità con i loro mezzi, diversi dai mezzi dei logici: descrizioni dettagliate, diagnosi caratteriali, sequenze di eventi minimi che portano poi a esiti fatali. La loro è una ricerca sulla verità dell'accadere.
    Franca D'Agostini (come in passato Guido Calogero) insiste sul fatto che l'impresa logica è un'impresa etica e la democrazia ha bisogno di ragionamenti ben fatti. Ne ha bisogno “in filosofia, nella pratica giuridica e in quella scientifica, o anche nella vita quotidiana”. E il libro “si rivolge (…) anche e forse soprattutto agli insegnanti di materie umanistiche che non amano la logica o la considerano ‘una disciplina arida fino alla desolazione', come diceva Heidegger”. Si definisce democrazia un governo “per mezzo del dibattito” e gli argomenti usati dovrebbero essere logici, non demagogici.

    Di fronte a queste affermazioni non riesco a dimenticare un'evidenza di fatto: l'esistenza dei partiti politici come organizzatori permanenti della contrapposizione in ogni sua forma, logica, retorica, demagogica, ideologica, di potere. La logica farebbe bene alla politica. Solo che i partiti non fanno bene alla logica. Formalmente i loro ragionamenti possono essere corretti. Le premesse però da cui partono sono troppo spesso o false o vere soltanto per chi ha deciso di crederci. Raramente il partito preso cede a una logica super partes.