Colossi internettari che fanno felici i giornalisti:
Il Web del passato si allea con quello del futuro per rinforzare l’impero multimediale di Arianna Huffington. E’ di due giorni fa l’annuncio della vendita da America On Line (Aol) a Microsoft di brevetti industriali per 1,056 miliardi di dollari. Il colosso Aol, primo provider storico nordamericano, venderà al gruppo di Bill Gates importanti licenze riguardanti Internet, e i denari andranno soprattutto a remunerare gli azionisti.
Il Web del passato si allea con quello del futuro per rinforzare l’impero multimediale di Arianna Huffington. E’ di due giorni fa l’annuncio della vendita da America On Line (Aol) a Microsoft di brevetti industriali per 1,056 miliardi di dollari. Il colosso Aol, primo provider storico nordamericano, venderà al gruppo di Bill Gates importanti licenze riguardanti Internet, e i denari andranno soprattutto a remunerare gli azionisti. Una buona notizia per i possessori del titolo Aol, certo, ma per gli analisti il grosso del denaro andrà a finanziare un’altra operazione, ben più strategica. E cioè il nuovo canale televisivo di Arianna Huffington, la giornalista di origine greca fondatrice dell’Huffington Post, galassia di siti informativi nata solo sei anni fa, e assurta a grande successo globale grazie a 9.000 blogger, editorialisti “vip” come il presidente Barack Obama. Il Post l’anno scorso è stato venduto dalla Huffington proprio ad Aol, per 315 milioni di dollari, e la giornalista ha assunto il ruolo di presidente e direttore editoriale del colosso sorto dalla fusione, Huffington Post-America Online Mediagroup, impero con con 270 milioni di utenti.
“La regina dei new media”, secondo il soprannome affibbiatole dalla stampa, a febbraio 2012 aveva annunciato lo sbarco della corazzata da lei diretta in un nuovo settore, quello video, con la creazione di Hpsn (Huffington Post Streaming Network), un progetto innovativo di notizie e video in streaming continuo, ventiquattro ore su ventiquattro. La cosa in sé non sarebbe rivoluzionaria (anche il Wall Street Journal produce un programma live in rete e circa 4 ore di contenuti video al giorno, così come qualcosa di simile è offerto dal New York Times con Times Cast). Ma il progetto di Huffington è diverso per due motivi: prevede un flusso ininterrotto, come un telegiornale di Sky senza interruzioni; inoltre sarà interattivo. Nelle intenzioni di Aol ci dovrebbe essere infatti la possibilità per gli utenti di intervenire in diretta tramite Facebook, Twitter e Skype. “Non sarà né un telegiornale né YouTube, sarà una via di mezzo, un talk-show ininterrotto”, ha detto a febbraio il responsabile del nuovo servizio, Roy Sekoff. Braccio destro di Arianna Huffington, Sekoff ha detto che entro l’estate il progetto potrebbe già entrare in funzione. L’idea di un canale video con connotazioni social nasce dal fatto che secondo Sekoff “le persone non vogliono più che gli si diano le notizie ma vogliono invece parlare con qualcuno”. A servizi e interviste si alterneranno, infatti, le notizie provenienti dai social network e gli utenti saranno coinvolti come ospiti in diretta su Skype.
Al progetto Hpsn finora erano stati destinati 100 giornalisti dello staff del Post (che ne comprende 320) e 30 milioni di dollari d’investimento. Ma adesso, secondo James Poulos della rivista Forbes, l’improvviso “bingo” vinto da Aol vedrà aumentare vertiginosamente la dotazione sia in termini di denari che di staff del progetto della Huffington. E questa è una buona notizia anche per i numerosi giornalisti che a diverso titolo collaborano con l’HuffPo. In passato infatti c’erano state diverse critiche perché l’HuffPo non ha mai contemplato una retribuzione dei blogger che vi scrivevano gratis. Proprio qualche giorno fa c’è stata la pronuncia del tribunale di New York, che ha respinto la class action lanciata da Jonathan Tasini, giornalista freelance e capogruppo della rivolta, che aveva citato la Huffington per trattamento di lavoro scorretto. La corte ha sostenuto che la gratuità del lavoro era espressamente prevista nel contratto di lavoro.
Tutti in cerca di un’appendice catodica
Per quanto riguarda la Huffington, negli ultimi giorni si sono rincorse indiscrezioni sul suo ruolo nella nuova avventura. Il 5 aprile è arrivata la notizia che la signora non guiderà più tutte le testate del gruppo ma si concentrerà sui contenuti editoriali esclusivamente del Post. Tutto questo – insieme con l’assunzione di un nuovo capo delle pubbliche relazioni nella persona di Lauren Kapp, responsabile ufficio stampa di un canale televisivo come Nbc – sembra confermare che la Huffington sia pronta a lanciarsi con tutte le sue energie nella nuova avventura tv. Secondo Poulos, l’operazione della giornalista va nella direzione giusta: non a caso negli Stati Uniti l’anno scorso 1 milione di persone hanno disdetto i loro abbonamenti alla tv via cavo, spostandosi su Internet. Nel frattempo i “big” della rete si stanno tutti dotando di un’appendice catodica: come Google con YouTube, come Apple che scommette sulla sua tv via iTunes.
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