
La campagna merdaiola sui soldi ai partiti e la debolezza politica delle sue vittime
Se i partiti non sono in grado di governare e di fare opposizione alternativa, ed è il caso di dire che per l’appunto questo stato di fatto ha portato alla formazione, unici in Europa, di un governo tecnocratico non eletto, la loro forza svanisce. Già siamo nell’era del peccato originale. I comunisti crollarono poco più di vent’anni fa sotto le macerie del muro di Berlino e si sbattezzarono. Gli altri grandi partiti di tradizione repubblicana furono in quel tempo decimati e abbattuti da inchieste giudiziarie che generalizzavano accuse di corruzione e di mafia.
Se i partiti non sono in grado di governare e di fare opposizione alternativa, ed è il caso di dire che per l’appunto questo stato di fatto ha portato alla formazione, unici in Europa, di un governo tecnocratico non eletto, la loro forza svanisce. Già siamo nell’era del peccato originale. I comunisti crollarono poco più di vent’anni fa sotto le macerie del muro di Berlino e si sbattezzarono. Gli altri grandi partiti di tradizione repubblicana furono in quel tempo decimati e abbattuti da inchieste giudiziarie che generalizzavano accuse di corruzione e di mafia. L’antipolitica come mentalità ha radici profonde nella storia italiana. Ora siamo alla ratifica di un secondo gigantesco fallimento, testimoniato dalle dimissioni di un governo eletto e dal passaggio elettorale mancato, con curatela eurotecnica degli affari nazionali. In questo quadro febbrile comportamenti contrari all’etica pubblica emergono di continuo, ma la macchina anticasta (media e editori di establishment più o meno interessati) sforna sempre qualcosa di più e di diverso dal fatto veridico, e mostrifica rapidamente la realtà, di per sé piuttosto triste (questo va detto), con tinte espressioniste, più spesso con propalazioni spicciative che sanno di sterco, di linciaggio. Pochi in controtendenza, specie nel Corriere della Sera (Battista, Panebianco) si domandano dove si voglia andare a parare, e se non sia l’ora di una crisi involutiva della democrazia stessa.
La situazione è così grave che una seria proposta di privatizzazione dei contributi ai partiti, nella forma del pagamento volontario attraverso il 5 per mille, affacciata con timidezza e molti verbi al condizionale dal capo del Pdl, Angelino Alfano, avrebbe dovuto essere seriamente considerata, prima di diventare, come sembra sia già avvenuto, una nuova occasione mancata. Il 5 per mille sarebbe un compromesso tra la totale privatizzazione del fund raising, un modello all’americana che dovrebbe piacere a un partito all’americana come il Pd, sempre incerto tra l’esperienza dei democratici e quella delle vecchie formazioni socialiste europee, e finanziamenti di stato nella forma surrettizia di troppo generosi rimborsi elettorali. Il 5 per mille più rimborsi a pie’ di lista, certificati da chi spende e controllati dalla Corte dei conti, sarebbe una soluzione che taglia la testa al toro infuriato di un’opinione pubblica spesso artatamente fanatizzata dalla campagna mediatico-giudiziaria.
Pare che non se ne faccia niente. Meglio del niente che se ne farà saranno, se verranno, i controlli previsti dalla legge ad approvazione spedita (sede legislativa nelle commissioni di Camera e Senato) alla quale ieri pomeriggio hanno lavorato i tecnici dei tre grossi partiti rappresentativi che sono una surrettizia maggioranza di divisione nazionale. Ma è un meglio di niente che non risolve alla radice il problema e non restituisce ai partiti la forza necessaria a far valere le loro ragioni. C’è poi da dire che la crisi sarà superata solo con l’affermazione di nuove leadership, responsabili, di nuove idee non ideologiche, di programmi e soluzioni per tirare fuori dagli impicci un paese piagato da recessione e austerità, e dalla crisi da debito pubblico.
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