Niente tagli subito, rinvii, controlli

Salvatore Merlo

Pdl, Pd e Udc hanno di fatto rinviato la questione del rimborso (o finanziamento) ai partiti. Angelino Alfano, Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini hanno delegato il dossier a un tavolo di tecnici che si è riunito ieri a Montecitorio per la prima volta. La riunione, con ben sei esperti, due per partito, ha prodotto faticosamente una bozza sulla trasparenza dei bilanci che, dice al Foglio Gianclaudio Bressa (il tecnico del Pd), “è la vera urgenza”.

    Pdl, Pd e Udc hanno di fatto rinviato la questione del rimborso (o finanziamento) ai partiti. Angelino Alfano, Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini hanno delegato il dossier a un tavolo di tecnici che si è riunito ieri a Montecitorio per la prima volta. La riunione, con ben sei esperti, due per partito, ha prodotto faticosamente una bozza sulla trasparenza dei bilanci che, dice al Foglio Gianclaudio Bressa (il tecnico del Pd), “è la vera urgenza”. Ovvero, dice Bressa: “E’ il problema che emerge dalle storie illuminate in questi ultimi giorni dalla cronaca” e si riferisce all’affaire dell’ex tesoriere leghista Francesco Belsito e al caso Lusi-Margherita. Ma la “trasparenza dei bilanci” è solo un aspetto del problema sollevato in più occasioni da Giorgio Napolitano, malgrado sia una questione oggetto di attenzione anche in Europa. Un intervento legislativo lo chiede infatti da tempo il Consiglio d’Europa che, in un parere sul sistema del finanziamento della politica in Italia, ha riscontrato “carenze importanti”, controlli “inefficienti” e sanzioni “inefficaci”.

    Il testo cui sono arrivati ieri gli ambasciatori di Pdl, Pd e Udc è al via ma ancora da limare. Prevede un controllo pubblico, forse affidato anche alla Corte dei conti o a una commissione ad hoc composta da magistrati, e sanzioni nel caso in cui fossero riscontrate irregolarità. L’Udc ha anche deciso autonomamente di affidare il controllo dei suoi bilanci a un’agenzia di revisione (il Pd già lo fa da tempo). Ma niente tagli, solo un rinvio, ai rimborsi. A maggio arriverà infatti in Aula il ddl di attuazione dell’articolo 49 della Costituzione, che stabilisce il “diritto di associarsi liberamente in partiti”. Secondo il Pd è quella la sede più adatta per intervenire sul finanziamento. Un punto sul quale, nel corso del vertice di ieri, si sono trovati d’accordo anche gli ambasciatori del Terzo polo. Il Quirinale, che aveva manifestato più volte la “necessità” e “l’urgenza” di un intervento sul sistema di erogazione dei finanziamenti, osserva sempre più impaziente. Non è un mistero che Napolitano ha esercitato la sua persuasione morale sui partiti affinché si affidassero all’iter rapido del decreto legge. Ma i partiti prendono tempo. Non riescono ad accordarsi su quanto e come tagliare. Il Pdl propende, almeno così appare in pubblico, per un incremento della partecipazione privata (magari con le donazioni del 5 per mille come sostenuto da Angelino Alfano in una intervista sul Corriere della Sera), un’ipotesi che non piace al Pd.

    Il segretario Bersani ritiene infatti che la natura prevalentemente “pubblica” del finanziamento sia un requisito imprescindibile di democraticità. Lo ha ripetuto ieri anche il capogruppo del Pd in Senato, Anna Finocchiaro: “Stiamo attenti, perché i partiti devono poter contare su risorse certe, altrimenti la politica resterà esclusiva dei Paperoni”. A tarda sera, ieri, mentre il Foglio andava in spampa, veniva accreditata l’ipotesi di un vertice notturno dei leader di partito a Palazzo Chigi con Mario Monti. Una riunione provocata, secondo indiscrezioni, anche da Napolitano, preoccupato da un possibile rinvio sine die della questione.

    Come dice Roberto Rao dell’Udc, il partito più sensibile in questa fase alle inclinazioni del Quirinale: “Il rischio vero è che per insipienza la politica non riesca a riformare il sistema di erogazione dei rimborsi, adesso, per trovarsi costretta a farlo dopo, ma sotto la spinta della piazza e dell’opinione pubblica. Per non fare una legge giusta oggi, ci potremmo trovare con una legge draconiana e sbilanciata domani”.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.