Inchiestina

I numeri di Grillo il caudillo all'assalto di tecnici e partiti

Marianna Rizzini

Il camper del “tour elettorale” che corre dalla Puglia al Veneto, la mistica del non-statuto, del non-luogo, del non-partito che corre per il Web, i consiglieri regionali e comunali conquistati negli ultimi due anni (53 solo in Emilia Romagna), i comizi giornalieri contro i “mascalzoni” (i partiti, il governo Monti, la stampa asservita) e poi (ieri) il sondaggio d’incoronazione targato Swg: il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, comico, caudillo e mangiafuoco di riferimento degli indignados del Web, è la terza forza dopo Pd e Pdl.

    Il camper del “tour elettorale” che corre dalla Puglia al Veneto, la mistica del non-statuto, del non-luogo, del non-partito che corre per il Web, i consiglieri regionali e comunali conquistati negli ultimi due anni (53 solo in Emilia Romagna), i comizi giornalieri contro i “mascalzoni” (i partiti, il governo Monti, la stampa asservita) e poi (ieri) il sondaggio d’incoronazione targato Swg: il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, comico, caudillo e mangiafuoco di riferimento degli indignados del Web, è la terza forza dopo Pd e Pdl: 7,2 per cento nelle intenzioni di voto, con la Lega malconcia che si ferma al 7,1. E’ scatenato, l’orgoglio grillino su Twitter – “diffondete il documento da cui si evince che i grillini hanno rinunciato ai rimborsi elettorali” – e c’è chi ricorda minaccioso le percentuali delle amministrative 2011: 9,4 per cento a Bologna, 3,43 a Milano, 1,75 a Napoli.

    Nel giorno del trionfo sondaggistico preventivo si rilanciano le parole del Grillo che vuole riciclare tutta la spazzatura e buttare tutto il Parlamento e che a Ladispoli come a Civitanova dice di puntare “al venti per cento”: “Pensa che smacco”, dice, mettere “questo qui”, uno a caso dei cittadini delle sue liste civiche, “a parlare con Angela Merkel”. Uno a caso preso dalle tante liste che finora hanno chiesto “certificazione” a Grillo, il garante padre-padrone del partito-non partito che non ha sede ma ha casa al suo indirizzo web: tra le altre, 16 liste in Lombardia, 26 in Veneto, 3 in Sicilia, 15 in Piemonte, 5 in Puglia, 5 nel Lazio, 4 in Emilia Romagna, 6 in Campania.

    All’origine c’è la formula magica: democrazia dal basso. Nel generale affondamento via inchiesta dei contendenti a destra e a sinistra, il comico tribuno allude come fosse sacro al regolamento-programma del Movimento 5 stelle e insiste: basta che presenti il certificato penale pulito e anche tu puoi candidarti. Scrivi il tuo nome, ti fai votare dagli internauti, ti presenti al “meetup” della tua città e fai decidere all’assemblea. Non abbiamo intermediari, dice il regolamento. Non abbiamo segretari, dice il “portavoce” candidato sindaco di Polignano a Mare (portavoce perché nessuno è al vertice e tutto è orizzontale) in un video dove candidati al massimo trentenni, di professione chef, maestra e geometra, illustrano “le proposte”. C’è un vago scippo di terminologia e metodi pannelliani pur nella lontananza totale dal garantismo e dallo spirito pannelliano: “Proposte e non proteste”, diceva Riccardo Nuti, candidato sindaco grillino a Palermo, e i consiglieri regionali piemontesi grillini Davide Boni e Fabrizio Biolé, come i Radicali che nel 1997 “restituivano” ai cittadini i soldi “rubati” dai partiti, si sono spinti al “Restitution day”: vi ridiamo parte del nostro stipendio troppo alto, ci teniamo 2.500 euro al mese, il resto finanzierà progetti di interesse sociale “con votazione ad alzata di mano”. Qualcuno ci vede altro: Pippo Civati, del Pd, intervistato su Repubblica, trova una “impressionante analogia” tra Grillo e il primo Umberto Bossi.

    Ogni giorno una performance su e giù dal camper: il tribuno fa risuonare il grido delle viscere del Web con la mistica del chilometro zero, del rifiuto zero, dell’energia fai-da-te, del riciclo (le liste civiche si finanziano con la pesca “tutto a 5 euro”: dai 5 euro e peschi a piacere un oggetto riciclato dal calderone). Il mattatore spiritato e spettinato si aggira con un carciofo e una crostata, doni dei simpatizzanti sbandierati a favore del cameraman di “Piazzapulita”. “Ecco la mia tangente”, dice Grillo prima di lanciarsi nell’invettiva contro i partiti “già morti”, contro il governo che crea “odio sociale” mettendo “tutti contro tutti”, “farmacisti contro tassisti” e contro “baristi che non fanno lo scontrino”, quando “se avessero pagato tutti le tasse e il governo avesse avuto il doppio avrebbe fatto due volte le stronzate che ha fatto”.

    Già nei giorni della “Woodstock” grillina, nel settembre 2010, si parlava di centomila attivisti (“ma è difficile quantificare, non avendo tesserati”, dice oggi Giovanni Favia, giovane consigliere regionale in Emilia Romagna che crede “nell’economia immateriale, meno merci e più idee”). Grillo intanto prepara il comizio di Jesi, di Forte dei Marmi, di Monza, risalendo verso il Piemonte e martellando su due domande: “In dodici anni ci siamo indebitati di circa mille miliardi di euro. Che fine hanno fatto? Chi li ha spesi e con quali risultati?”.

    • Marianna Rizzini
    • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.