La Francia non sogna più, basta guardare i manifesti elettorali
In Francia, dove domenica prossima si terrà il primo turno delle elezioni presidenziali, il clima austero ha preso il sopravvento nel dibattito politico. Un segnale chiaro della poca voglia di scherzare è dato dai manifesti elettorali dei candidati. Nessuna improvvisazione, slogan prudenti, sorrisi appena accennati.
In Francia, dove domenica prossima si terrà il primo turno delle elezioni presidenziali, il clima austero ha preso il sopravvento nel dibattito politico. Un segnale chiaro della poca voglia di scherzare è dato dai manifesti elettorali dei candidati. Nessuna improvvisazione, slogan prudenti, sorrisi appena accennati. Quel che colpisce di più, scrive Libération , è “l’impressionante mancanza di creatività”. Prendiamo i manifesti dei due favoriti, Sarkozy e Hollande: sono praticamente uguali. Lo sguardo è serio, scruta l’orizzonte. Le cravatte sono scure. A cambiare è solo lo sfondo, che se per Sarko è un mare calmo alle prime luci dell’alba e per l’ex compagno di Ségolène Royal è un soleggiato panorama collinare. Il senso è lo stesso: rassicurare l’elettorato, infondere tranquillità e serenità. I loghi dei partiti sono scomparsi, gli slogan brevi e appena leggibili. Anche il terzo incomodo, Marine Le Pen, non si discosta da questo copione. Per la candidata del Front Nationale c’è uno sfondo azzurro, sorriso accennato, parole che più semplici (e banali) non si potrebbe: “Oui, la France”, Sì, la Francia. Sembra passata un’era geologica dallo slancio creativo dato dagli strateghi elettorali alla campagna del 2007. Cinque anni fa, Sarkozy appariva sorridente e sicuro della propria forza, variando continuamente i manifesti dell’Ump (il suo partito), adattandoli ai temi che di volta in volta venivano posti al centro del dibattito. Lo slogan “Insieme tutto diventa possibile”, coniato da Jean Michel Goudard, faceva sognare non solo l’elettorato francese. Era un invito a guardare con ottimismo al domani, a chiudere un’epoca. Si parlava di fine della Quinta repubblica. Anche Royal puntava tutto sulla novità, sulla donna che per la prima volta avrebbe potuto conquistare l’Eliseo: “La France Présidente”, la Francia Presidente. Uno slogan diverso dal solito, curioso.
Jacques Séguéla, tra i massimi esperti di comunicazione politica, aveva già bocciato questa campagna elettorale, reputando “banali, vecchi e scontati” i manifesti elettorali affissi nelle città. Tutt’altra storia rispetto a quel “La forza tranquilla” che portò François Mitterrand all’Eliseo nel 1981.
Oggi, per conformarsi alla sobrietà dilagante, Sarkozy è costretto a prendere spunto dagli slogan elettorali usati da Valéry Giscard d’Estaing nel 1981: non c’è molta differenza tra il “Serve una Francia forte” usato da quest’ultimo e “La Francia forte” scelto dall’attuale presidente come messaggio agli elettori. La speranza, per lui, è che il responso delle urne non sia lo stesso toccato a Giscard d’Estaing.
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