Lavitola, i partiti, Formigoni. Revival scandalistico (alla faccia dello spread)

Marianna Rizzini

Sembravano tutti abituati ad altro, ormai: pensioni e lavoro, lavoro e pensioni, operai col caschetto da Michele Santoro e ministri tecnici da Lucia Annunziata. Sembravano tutti già su un altro pianeta, anche se tutti già a fare le pulci ai bilanci di partito, e dunque tutti proiettati su un’altra forma di cosiddetto “circo mediatico-giudiziario” (contro il tesoriere, nuovo uomo nero, e non più contro il faccendiere).

    Sembravano tutti abituati ad altro, ormai: pensioni e lavoro, lavoro e pensioni, operai col caschetto da Michele Santoro e ministri tecnici da Lucia Annunziata. Sembravano tutti già su un altro pianeta, anche se tutti già a fare le pulci ai bilanci di partito, e dunque tutti proiettati su un’altra forma di cosiddetto “circo mediatico-giudiziario” (contro il tesoriere, nuovo uomo nero, e non più contro il faccendiere). Sembrava tutto diverso, tanto che quando è ricomparso Valter Lavitola, di ritorno dalla latitanza sudamericana, pronto a costituirsi con il giubbotto sbracciato, il trolley da turista low cost e le nuove gravi accuse sulla testa, la prima impressione è stata quella del revival di un vecchio mondo tirato a forza fuori dall’oblio, e però è un revival denso di collegamenti e ammiccamenti. Tutto si tiene, secondo la linea uscita dalla riunione di redazione di Repubblica, vista ieri sul sito di Repubblica: il ritorno di Lavitola, i partiti mangiasoldi (2,3 miliardi di euro di rimborso dal ’94 contro 580 milioni di spese documentate, ripeteva il direttore Ezio Mauro) e il “deserto dell’antipolitica” all’orizzonte (ne siamo appena usciti, diceva Mauro preoccupato).

    Siamo di nuovo tra escort, Giampi Tarantini, misteri di Bari e misteri di Arcore, con tanti saluti allo spread, tanto più che Lavitola riappare, carico di imputazioni (“corruzione internazionale”, si legge, e la sorella di Lavitola parla di cinque miliardi che Lavitola “voleva chiedere a Berlusconi per tacere”, e poi spuntano altri miliardi tra Italia e Panama, carceri da costruire dietro tangente e finanziamenti all’editoria stornati a palate). Lavitola dice “sono tornato perché non ne potevo più” e pare ancora quello intervistato dalla cronista di “Servizio pubblico”, quello che diceva “sono uno sfigato” e intanto mostrava lo schema su lavagna del presunto passaggio di denaro (cinquecentomila euro) lungo la presunta traiettoria Berlusconi-Lavitola-Tarantini. E’ di nuovo aria di inchieste napoletane, e ieri come oggi (oggi Lega ieri Lavitola), c’è di mezzo un Henry John Woodcock.

    Era in ballo da giorni, il revival scandalistico, con rediviva attenzione sul cascame da bunga-bunga, in sonno dal primo giorno di governo Monti ma risalito dagli inferi la settimana scorsa, con tutto l’armamentario di titoli sui “bonifici” (stavolta alle gemelle De Vivo e a Nicole Minetti) e sulle confessioni delle ragazze “pentite” e armate di racconti e video con scandalo sicuro (su catalogo delle fantasie con variante: dalla suora al calciatore). Saluti allo spread, tantopiù che emerge dagli abissi pure il pasticciaccio sanitario lombardo, con annesso altro scandalo sul nome dell’altra bestia nera dell’era pre Monti, Roberto Formigoni (presunto beneficiario di barche e “vacanze pagate”, vera costante di tutte le inchieste).

    • Marianna Rizzini
    • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.