Il ritorno delle suocere
Sembravano superati i tempi delle suocere classiche, intese come arcigne signore che occupavano le giornate a impicciarsi della vita delle nuore, a prendere le parti dei figli maschi anche se indifendibili bastardi, a far notare l’arrosto bruciato e l’argento non perfettamente lucido. Le suocere moderne sono signore impegnate, senza nessuna voglia di occuparsi della vita di coppia dei figli e di mettersi in competizione con le loro mogli.
Sembravano superati i tempi delle suocere classiche, intese come arcigne signore che occupavano le giornate a impicciarsi della vita delle nuore, a prendere le parti dei figli maschi anche se indifendibili bastardi, a far notare l’arrosto bruciato e l’argento non perfettamente lucido. A parte Stephanie Forrester, fedele nei secoli all’archetipo della madre intrigante e complottista, che odia riodiata da decenni la nuora (nuora in grado di impersonare tutti i gradi di parentela possibili), le suocere moderne sono signore impegnate, senza nessuna voglia di occuparsi della vita di coppia dei figli e di mettersi in competizione con le loro mogli.
Al massimo tengono a dormire i nipotini, se avvisate in anticipo, se non sono in vacanza, se non stanno lavorando. Non frugano nei cassetti, non dicono: “Io le cotolette gliele cuocevo nel burro e adesso invece guarda come me l’hai ridotto” e non fanno spregiudicati calcoli economici come madame Peloux, la madre di Chéri, il protagonista del romanzo di Colette. La nuova tendenza delle nuore, infatti, è lodarle con entusiasmo e chiedere loro l’amicizia su Facebook. Un idillio almeno apparente, che funziona anche a parti rovesciate: Nicolas Sarkozy assicura di adorare Marysa Borini, madre di Carla Bruni (che le assomiglia ogni giorno di più), e quanto di più vicino, per la verità, a una suocera vecchio stile, cioè sinceramente dedicata agli intrighi di coppia.
Dove sono finite le altre cattive suocere, esperte in Guerra fredda, in mortificazione e in investigazione, decise a provocare o a risolvere crisi di coppia con mezzi illeciti come l’origliamento compulsivo, il ricatto emotivo, la simulazione di malore, la difesa cieca del figlio maschio e l’utilizzo dei nipoti come informatori innocenti? E con un unico credo: nessuna donna sarà mai abbastanza per il mio bambino (Franca Valeri parla così al figlio della futura nuora appena conosciuta: “Il resto sono quisquilie e anche se è vestita con poco gusto… che tenerezza quel golfino a fiorellini, tirolese vero?… e anche se non sta a tavola con eccessiva finezza… però peccato che fa quel rumoraccio con la bocca”).
Ma gli anni Cinquanta non sono trascorsi invano: la suocera, Jackie, di “The Good Wife”, serie americana di grande successo (qui su Raidue) è una vera arpia vecchio stampo, si intrufola in casa con la scusa di aiutare i nipoti mentre la madre è al lavoro, ruba i loro soldi dal fondo fiduciario per raggiungere i suoi scopi, crea e seda conflitti, cerca nel cesto della biancheria sporca i baby doll prova che la nuora ha un amante (i video dei tradimenti del figlio, intanto, sono su YouTube, a disposizione dei nipoti adolescenti e dei genitori dei loro compagni di scuola), compra la casa che la nuora non si può permettere per convincerla a tornare insieme al marito uscito di prigione. Lo fa non per amore incondizionato, ma per ricostruire al figlio una buona reputazione in vista di un futuro da senatore non divorziato. Dopo la madre di Tony Soprano, ecco finalmente una suocera che restituisce alla categoria la grandezza perduta e l’impermeabilità totale e beffarda all’espressione: “Questi non sono affari tuoi”.
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