Conflitti tecnici
Monti indica numeri e sacrifici per il deficit zero
Il programma di Mario Monti? Sacrifici, sacrifici e sacrifici per centrare il pareggio di bilancio nel 2013. Sacrifici per imprese, cittadini e Pubblica amministrazione. Ovvero, meno spesa pubblica e più pressione fiscale. Il governo nel Documento di economia e finanza (Def) approvato ieri stima che il pil nel 2012 si contrarrà dell’1,2 per cento, per tornare positivo nel 2013 (più 0,5 per cento) e accelerare ulteriormente nel biennio successivo (più 1 per cento e più 1,2 per cento, rispettivamente).
Il programma di Mario Monti? Sacrifici, sacrifici e sacrifici per centrare il pareggio di bilancio nel 2013. Sacrifici per imprese, cittadini e Pubblica amministrazione. Ovvero, meno spesa pubblica e più pressione fiscale. Il governo nel Documento di economia e finanza (Def) approvato ieri stima che il pil nel 2012 si contrarrà dell’1,2 per cento, per tornare positivo nel 2013 (più 0,5 per cento) e accelerare ulteriormente nel biennio successivo (più 1 per cento e più 1,2 per cento, rispettivamente). Il Programma nazionale di riforma (Pnr) che accompagna il Def prevede “rilevanti risparmi di spesa”: circa 26,6 miliardi nel periodo 2011-2014, in particolare grazie a economie richieste ai ministeri, agli enti pubblici e derivanti dalla razionalizzazione della spesa sanitaria. Nel Def si precisa che tale stima include anche le misure di contrasto all’evasione fiscale e altri interventi fiscali da cui sono attesi aumenti di entrate. Un beneficio arriverà dalle deregolamentazioni già avviate: il Pnr sostiene che le riforme su liberalizzazioni e semplificazioni produrranno un effetto cumulato sulla crescita del pil di 2,4 punti percentuali in nove anni (2012-2020) con un impatto medio annuo di circa 0,3 punti percentuali. Ma con riforme intense la maggiore crescita sarebbe di 5 punti percentuali nel 2020.
C’è uno spiraglio sul fisco: “In futuro i proventi della lotta all’evasione fiscale dovranno essere utilizzati anche per ridurre le aliquote fiscali”, ha scritto il premier nella relazione introduttiva al Def. Palazzo Chigi prevede che la pressione fiscale inizi a scendere solo dal 2014, dopo il primato del 2013 (oltre il 45 per cento). L’accenno alla riduzione delle aliquote fiscali suona come una beffa per chi, come il viceministro dell’Economia Vittorio Grilli e il sottosegretario Vieri Ceriani, ha lavorato per settimane alla delega fiscale. Anche nelle ultime bozze della delega tributaria era compreso un fondo, alimentato dai maggiori introiti derivanti dalla lotta all’evasione, che avrebbe finanziato sgravi fiscali per famiglie disagiate o a basso reddito. Fondo poi volatilizzatosi.
Eppure la presenza di quel fondo per gli sgravi era stata certificata dallo stesso viceministro Grilli lunedì pomeriggio, in un’intervista registrata per l’Infedele di Gad Lerner. Ma quando l’annuncio di Grilli sugli sgravi prossimi venturi andavano in onda in serata, Monti aveva depennato lo stesso fondo durante l’approvazione della delega nel corso del Consiglio dei ministri.
“Questi prof. a volte si stanno dimostrando un disastro”, si sibila in ambienti di vertice del Tesoro e dello Sviluppo economico. Quali professori? Certamente l’economista Elsa Fornero che è riuscita nell’impresa di scontentare gli industriali, i primi fautori della riforma del lavoro (“a questo punto era meglio far nulla”, si mormora in ministeri di peso). Quali sono gli altri prof.? Di sicuro nel novero rientra Piero Giarda, economista, uno dei ministri che vanta una solida sintonia con il premier. “Ma noi risentiamo di uno scarso collegamento governo-Parlamento”, è la lamentela che arriva da più di un dicastero all’indirizzo del ministero per i Rapporti con il Parlamento, retto proprio da Giarda. L’economista della Cattolica, comunque, ha un compito gravoso: la spending review. Ovvero la revisione selettiva della spesa pubblica al posto dei tagli lineari in stile Giulio Tremonti.
I risultati tardano ad arrivare. Giarda ad alcuni interlocutori parlamentari ha detto: chiedo i dati, ma spesso non me li danno o sono incompleti. Il Corriere della Sera ieri ha scritto di rilievi diretti rivolti alla Ragioneria generale dello stato. D’altronde meno di un anno fa, quando ancora non era sottosegretario all’Economia, Gianfranco Polillo da commentatore stigmatizzava le “resistenze” della Ragioneria verso moderni controlli di gestione. E nel governo c’è chi indica come, mentre Giarda studia, ci sono alcuni ministeri, Difesa e Sviluppo, che hanno di fatto già pronte alcune spending review: la prima con economie nella riorganizzazione delle Forze armate, la seconda con risparmi per circa 700 milioni di euro con la prossima riforma degli incentivi statali all’industria che i collaboratori di Passera hanno disegnato in un decreto legge al vaglio di Palazzo Chigi.
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