Il coro delle voci bianche di Lipsia ha un problema con gli ormoni

Giulia Pompili

La pubertà era il terrore più grande di Justin Bieber, idolo della musica pop americana (e delle ragazzine), classe 1994. Sin dal 2008, anno in cui il suo manager lo scoprì attraverso alcuni video su YouTube, Bieber aveva costruito il proprio personaggio artistico sulla candida voce e sulla faccia da ragazzino, diventando l’icona delle popstar under venti. Poi, un giorno, ha dovuto fare i conti con gli ormoni.

    La pubertà era il terrore più grande di Justin Bieber, idolo della musica pop americana (e delle ragazzine), classe 1994. Sin dal 2008, anno in cui il suo manager lo scoprì attraverso alcuni video su YouTube, Bieber aveva costruito il proprio personaggio artistico sulla candida voce e sulla faccia da ragazzino, diventando l’icona delle popstar under venti. Poi, un giorno, ha dovuto fare i conti con gli ormoni, cancellare una data del tour in Australia e sistemare la tonalità dei pezzi per i concerti dal vivo: “La voce si rompe, come a ogni teenager. Alcune delle note che raggiungevo ora non riesco più a farle”, aveva detto l’imbarazzato Bieber ai giornalisti. Non sapeva, però, che in confronto ai problemi musicologici che stanno vivendo al coro delle voci bianche di Lipsia, il suo sembra un affare di acne giovanile.

    Per ottocento anni il coro della chiesa di San Tommaso di Lipsia, il Thomanerchor, ha fatto la storia della musica tedesca. Qui Johann Sebastian Bach ha avuto il ruolo di Thomaskantor, il direttore del coro, dal 1723 al 1750. Qui è stata eseguita per la prima volta la sua “Passione secondo Matteo”, il Venerdì santo del 1727. Ma oggi anche il coro di voci bianche più famoso d’Europa, 92 ragazzi dai 9 ai 18 anni che vivono nel Collegium musicum di Lipsia, ha qualche guaio ormonale: negli ultimi anni le voci dei ragazzi hanno cominciato a modificarsi molto prima del previsto, tra i sei e i dodici mesi in anticipo rispetto ai secoli scorsi, quando si poteva contare sulla limpidezza vocale fino ai 19 anni. Le ipotesi sono molteplici: colpa degli ormoni, dicono, oppure della carestia seguita alla Seconda guerra mondiale. Fatto sta che Stefan Altner, amministratore delegato del Coro, ha spiegato giorni fa al Washington Post come sia complicato far interpretare ai ragazzi in pubertà linee difficili come quelle della “Passione secondo Matteo” di Bach. Il problema è di natura musicologica: un fanciullo in età di maturazione, la cui voce si abbassa e si spezza, non ha neanche lo spirito e l’educazione per interpretare linee scritte per voci bianche, con timbro limpido e una sonorità diversa dal patetismo delle voci femminili. Anche Georg Christoph Biller, attuale Thomanerkantor, si è accorto del problema e già da quattro anni ha fatto aprire nell’istituto una scuola materna. Due anni fa ha iniziato le lezioni anche per gli studenti elementari. “Abbiamo poco tempo, dai 9 fino ai 12 anni, per dargli tutta la formazione musicale di cui hanno bisogno”, ha detto Altner. Caro Bieber, se ci stai facendo un pensierino, ormai sei fuori tempo massimo.

    • Giulia Pompili
    • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.