Guazzabuglio industriale
Squinzi non pacifica, ma riesce a sedurre il Veneto
Squadra molto marcegagliana, nessun segno tangibile di apertura per un ritorno della Fiat e due veneti in squadra che hanno indotto il Nord-est delle pmi a sostenere Giorgio Squinzi abbandonando Alberto Bombassei. Sono queste le novità salienti della riunione di giunta confindustriale tenuta ieri. Il vertice allestito dal presidente designato, Squinzi, è pronto: undici vicepresidenti e 5 responsabili di comitati tecnici.
Squadra molto marcegagliana, nessun segno tangibile di apertura per un ritorno della Fiat e due veneti in squadra che hanno indotto il Nord-est delle pmi a sostenere Giorgio Squinzi abbandonando Alberto Bombassei. Sono queste le novità salienti della riunione di giunta confindustriale tenuta ieri. Il vertice allestito dal presidente designato, Squinzi, è pronto: undici vicepresidenti e 5 responsabili di comitati tecnici. Il passaggio di consegne fra Emma Marcegaglia e il patron di Mapei avverrà all’assemblea di maggio. “La presidenza Squinzi al momento è una Marcegaglia bis”, sibila qualche squinziano deluso.
Al di là delle malignità, ecco i nomi e gli incarichi: le Relazioni industriali vanno a Stefano Dolcetta, lo Sviluppo economico ad Aurelio Regina, Ricerca e innovazione saranno appannaggio di Diana Bracco. Gaetano Maccaferri seguirà le Politiche regionali e la Semplificazione.
Ad Antonella Mansi è andata l’Organizzazione, ad Aldo Bonomi le Reti di impresa, a Ivan Lo Bello l’Education, all’ad dell’Enel, Fulvio Conti, il Centro studi e all’editore Alessandro Laterza il Mezzogiorno. La commissione per la riforma di Confindustria sarà guidata da Carlo Pesenti e sarà “abbastanza contenuta” nel numero dei membri. Per Squinzi “l’obiettivo è quello di ammodernare Confindustria e renderla più adeguata alle esigenze perché anche Confindustria deve cambiare”. Quanto ai comitati tecnici, Andrea Bolla coordinerà quello per il Fisco, Paolo Zegna l’Internazionalizzazione, a Salomone Gattegno la Sicurezza, a Edoardo Garrone l’Ambiente e a Lisa Ferrarini la tutela del made in Italy e la lotta alla contraffazione. Giuseppe Recchi, presidente dell’Eni, ricoprirà l’incarico di delegato per gli investitori esteri anche se non è più al vertice di General Electric, mentre Antonello Montante, fiore all’occhiello della presidenza uscente, continuerà ad avere la delega per la Legalità, un tema sottolineato con forza da Squinzi nel suo programma illustrato ieri. Al di là dei nomi, si stagliano alcune tendenze chiare. Innanzitutto, non c’è stata unanimità: il programma e la squadra di Squinzi sono stati approvati con 102 voti a favore, 21 contrari e 22 astenuti. I bombasseiani sottolineano: ben 43 non hanno votato a favore e altri venti non si sono presentati per disinteresse o scarsa condivisione del progetto di Squinzi.
I meccanici, la Fiat e le prossime scelte
Qualche defezione significativa, comunque, c’è stata tra i sostenitori del presidente di Brembo: il Veneto fino a due sere fa era orientato per l’astensione. Poi, con un’operazione seguita da Andrea Tomat, ha fatto convergere i voti su Squinzi. Non è stato un caso: nella squadra del successore di Marcegaglia ci sono due veneti. Uno, in particolare (il veronese Bolla) aveva appoggiato Bombassei. L’altro veneto, il vicentino Dolcetta, è ritenuto in sintonia con il presidente di Federmeccanica, Pierluigi Ceccardi, e quindi anche a Marcegaglia. Dolcetta, amministratore delegato di Fiamm, è anche vicepresidente di Federmeccanica. Una federazione che ha vissuto tutt’altro che con entusiasmo il forcing impresso dalla Fiat capitanata da Sergio Marchionne sulla struttura e sul vertice della confederazione di Viale dell’Astronomia. E al di là delle parole di circostanza, da Squinzi non è arrivato alcun segnale di apertura verso il Lingotto. Da ambienti vicini a Bombassei si sottolinea: un candidato naturale alla carica di vicepresidente per le Relazioni industriali era Gianfranco Carbonato, presidente di Confindustria Torino e nota personalità vicina al gruppo automobilistico. Ma gli squinziani gli avrebbero proposto la delega all’Agenda digitale, che Carbonato ha rifiutato. Ciò significa che una trattativa c’è stata fra Bombassei e Squinzi. D’altronde si indicano anche altri nomi che il patron di Brembo aveva consigliato al patron di Mapei: i lombardi Alberto Barcella e Alberto Ribolla, e Stefano Parisi, già direttore generale della confederazione e ora presidente di Confindustria Digitale. Ma Parisi due sere fa ha smentito. Resta da nominare il direttore generale. Anche se se ha detto “non ritengono di lasciare le istituzioni”, Giampiero Massolo dalla Farnesina è destinato, forse, a succedere a Giampaolo Galli. Resta da vedere se Squinzi adotterà una scelta di fatto già presa da Marcegaglia fin da quando assunse la presidenza oppure il patron di Squinzi deciderà altrimenti.
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