Il piano B del Pdl

Dubitare di ABC e di Monti. E sperare in Hollande contro Merkel

Salvatore Merlo

Mentre Pier Ferdinando Casini scioglie l’Udc e arruola Corrado Passera (che si dissocia via Corriere della Sera), il segretario del Pdl Angelino Alfano annuncia, misterioso, di voler lanciare per dopo le amministrative “la più grande novità della politica”. Di che si tratta? “Fuochi d’artificio”, risponde Fabrizio Cicchitto. Cioè? “Una cosa che hanno deciso Alfano e Berlusconi insieme… Cambierà l’Italia”. A giudicare dal tono di voce il capogruppo del Pdl è ironico, ma forse è solo un’impressione del cronista malizioso.

    Mentre Pier Ferdinando Casini scioglie l’Udc e arruola Corrado Passera (che si dissocia via Corriere della Sera), il segretario del Pdl Angelino Alfano annuncia, misterioso, di voler lanciare per dopo le amministrative “la più grande novità della politica”. Di che si tratta? “Fuochi d’artificio”, risponde Fabrizio Cicchitto. Cioè? “Una cosa che hanno deciso Alfano e Berlusconi insieme… Cambierà l’Italia”. A giudicare dal tono di voce il capogruppo del Pdl è ironico, ma forse è solo un’impressione del cronista malizioso.

    Qualcosa però succede. Alle spalle del governo tecnico sempre meno saldo c’è un gran manovrare tra i partiti, tutti vogliono cambiare qualcosa, tutti sono pronti a rifondarsi per riproporsi agli elettori. Cicchitto nicchia sulle novità del Pdl e passa direttamente all’Udc. “Casini fa movimento, ma è una sceneggiata elettorale. L’Udc è un monolocale di sua proprietà, adesso annuncia che vuole cambiare la tappezzeria di casa ma rimarrà sempre il suo monolocale. L’unica cosa seria che potrebbe fare è lavorare con noi per un nuovo polo dei moderati. Ma allo stato attuale non emergono indicazioni positive”. Voi ci stareste? “Noi sì, certo. Ma i matrimoni si fanno in due”. C’è anche l’ipotesi della grande coalizione, Giorgio Napolitano la suggerisce indirettamente come via d’uscita alla crisi dei partiti, agli scandali, al vento antipolitico che prende forza e rischia di travolgere tutto: una stagione costituente. “Il Pd non fa che dire quanto noi berlusconiani facciamo schifo. La grande coalizione è impossibile. E poi Bersani quasi ogni giorno si guarda nello specchio e dice a se stesso: ‘Guarda a cosa abbiamo rinunciato! Avremmo potuto vincere le elezioni con Vendola e Di Pietro e invece abbiamo ascoltato Napolitano e ora siamo nei pasticci con Monti’. Sono preoccupato da quello che vedo accadere in Italia, ma non c’è nessuna stagione costituente alle viste”. Scusi Cicchitto, ma il Pdl non dovrebbe dire l’opposto di quello che dice il Pd? Se loro sono contro la grande coalizione voi non dovreste cercare di stanarli, mettendo in evidenza le loro contraddizioni, facendovi anche forti dell’assenso di Napolitano? “Come potremmo mai governare con quelli che considerano Berlusconi il male assoluto? Nel Pd i riformisti sono una minoranza”. Casini però la grande coalizione la propone. “Ma quando mai? Questo lo credete solo voi giornalisti che vi bevete tutto. Casini fa propaganda a costo zero”.

    Veramente sembra il più schierato a sostegno del governo, teorizza la perpetuazione del montismo e asseconda l’idea che la cura Monti (come ha detto anche il professore) debba durarare otto anni. “Ma secondo voi uno che sostiene sul serio Monti si metterebbe mai a dire in televisione che nel suo partito potrebbero anche entrare dei ministri del governo tecnico? E’ ovvio che alludendo all’ipotesi di Corrado Passera e Andrea Riccardi nel suo partito, Casini abbia dato un colpo violento a Monti”. E il Quirinale si è arrabbiato. “Quello che so è che il clima non è buono e il governo è in seria difficoltà. L’elettorato del Pdl ci chiede di mollare. Una richiesta comprensibile. Monti ha preso tutta la squadra di Vincenzo Visco, e quelli sanno usare solo una cosa: la leva fiscale. Con effetti recessivi. Non si fanno politiche di crescita mentre in Europa comanda la Merkel che ci sta mettendo il cappio al collo. Spero che in Francia vinca Hollande”. E’ una notizia, Cicchitto vota a sinistra. “In Francia”.

    Insomma, il capogruppo del Pdl sta dicendo che l’esperienza Monti, con la “strana” maggioranza che sostiene il governo, non ha cambiato niente nei rapporti tra i partiti? “Dovrebbero cambiare i partiti prima di tutto. Che Pd, Pdl e Udc votino insieme i provvedimenti del governo non significa molto”. Ma avete anche presentato una riforma costituzionale insieme. “Il Pd sarebbe potuto diventare un partito riformista e moderato, ma non hanno modificato una virgola da un passato di massimalismo e giustizialismo. Se noi ci mettessimo a dire che vogliamo la grande coalizione sarebbe una resa politica senza nessun guadagno. Negli ultimi diciassette anni abbiamo governato noi per la metà del tempo e il resto hanno governato loro, eppure sostengono che la colpa della crisi sia di Berlusconi. Questo è manicheismo”. Allora il Pdl vuole le elezioni anticipate? “Allo stato attuale, ma dipende da quello che succederà nelle prossime settimane. Dipende essenzialmente da Monti. Dovrebbe smettere di fare il commissario europeo per difendere gli interessi dell’Italia facendo leva sul suo indubbio prestigio internazionale. Aveva detto che avrebbe coniugato il rigore con la crescita, ma non è stato così. La situazione è molto seria. Se aveste un’idea dei sondaggi riservati che abbiamo noi…”. Veramente un’idea ce l’abbiamo: il 96 per cento degli elettori del centrodestra rivoterebbe Silvio Berlusconi, mentre il 70 per cento chiede di mollare il governo Monti. Ma che deve fare il professore secondo voi? “Deve andare contro la Merkel e subito. Poi, visto che è un grande economista, deve anche trovare il modo di dare una prospettiva di crescita al paese. L’antipolitica monta anche perché c’è la crisi”. L’antipolitica si fa forte perché la politica si comporta male. “La gente è stata indulgente finché la politica era in grado di distribuire risorse. Adesso sono molto, molto arrabbiati. Siamo in piena recessione e c’è una violentissima sofferenza sociale che si riversa contro i partiti. Per giunta c’è una campagna di stampa forsennata condotta dal principale quotidiano italiano”. Repubblica o Corriere? “Il Corriere. Repubblica sta onestamente a sinistra, il Corriere invece ha uno strano progetto politico in testa”. Cioè? “Mirano a smantellare i partiti. Mi chiedo: e dopo questi partiti come dovrebbe essere gestita la democrazia in Italia, secondo il Corriere? Chi è che ha interesse a colpire i partiti nel patto di sindacato del Corriere?”. Già, chi ha interesse a colpire i partiti? “Non lo so. Me lo chiedo e basta”. Luca Cordero di Montezemolo? “A me vengono in testa altri nomi. Ma, allo stato, me lo chiedo e basta”. Mistero fitto.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.