Treni che partono (forse)

Tutti i liberisti alla corte dell'Italia Futura di Montezemolo

Michele Arnese

Liberisti di tutt’Italia, uniamoci. E’ l’appello implicito lanciato da Italia Futura, il movimento ormai non solo più culturale ma politico presieduto da Luca Cordero di Montezemolo. Il pensatoio montezemoliano conta di organizzare a giugno un appuntamento con i principali think tank liberali e liberisti. L’obiettivo? Fertilizzare con idee e contributi esterni il “Cantiere Italia 2013”, promosso sotto l’egida di LCdM, dalle tre teste pensanti di Italia Futura: il manager Carlo Calenda, lo storico Andrea Romano e l’economista Nicola Rossi.

    Liberisti di tutt’Italia, uniamoci. E’ l’appello implicito lanciato da Italia Futura, il movimento ormai non solo più culturale ma politico presieduto da Luca Cordero di Montezemolo. Il pensatoio montezemoliano conta di organizzare a giugno un appuntamento con i principali think tank liberali e liberisti. L’obiettivo? Fertilizzare con idee e contributi esterni il “Cantiere Italia 2013”, promosso sotto l’egida di LCdM, dalle tre teste pensanti di Italia Futura: il manager Carlo Calenda, lo storico Andrea Romano e l’economista Nicola Rossi. Un primo contributo è stato pubblicato due giorni fa sul sito di Italia Futura: è stato scritto dall’economista Michele Boldrin, uno degli animatori di NoisefromAmerika, il sito di prof italiani liberisti e libertari che insegnano negli Stati Uniti. Boldrin è in sintonia con i montezemoliani: “Partire dai produttori e dalla necessità di riunificarli, al di là di antiche e artificiali divisioni ideologiche per far uscire l’Italia dal declino”, è l’invito dell’economista che insegna alla Washington University in St. Louis. Non è un caso l’intervento di Boldrin. NoisefromAmerika sarà uno dei pensatoi invitati a partecipare da Italia Futura all’appuntamento che sta curando Romano. Stessi inviti arriveranno all’Istituto Bruno Leoni diretto da Alberto Mingardi, all’Adam Smith Society capitanata dall’avvocato Alessandro De Nicola, editorialista già del Sole 24 Ore e ora di Repubblica, e a Glocus fondata da Linda Lanzillotta (Terzo polo).
    Ma Italia Futura non si limita al dibattito culturale. D’altronde con “Cantiere Italia 2013” si va delineando una base programmatica – politica, economica e istituzionale – che il movimento montezemoliano metterà a disposizione di chi condivide idee e soluzioni liberali e liberiste. E’ di ieri la proposta avanzata anche sul finanziamento ai partiti da Rossi, senatore ex Pd ora nel gruppo misto: lo stato riconosce ai cittadini un credito d’imposta pari al 50 per cento che gli italiani versano con un limite massimo pari a 5 mila euro. Un progetto molto più liberale e meno statalista di quello illustrato ieri dall’ex banchiere Pellegrino Capaldo, dicono a Italia Futura. “La proposta di Rossi – spiega al Foglio Carlo Stagnaro, direttore studi e ricerche dell’Istituto Bruno Leoni – prevede un canale preferenziale per il finanziamento della politica: le donazioni delle persone fisiche, che potrebbero trasformare i loro contributi in un credito d’imposta. In questo modo, viene fatto salvo il principio di una forma di finanziamento pubblico, ma la decisione di quanto e chi deve percepirlo è in ultima analisi lasciata ai singoli cittadini. In più, fissando un tetto agganciato al pil pro capite si evitano fenomeni di crescita incontrollata come quelli a cui abbiamo assistito”. Nel progetto di Rossi i contributi non potranno essere erogati a fondazioni e associazioni, ma solo a partiti attivi oppure a movimenti politici, anche nuovi, che si candidino in almeno tre regioni o in almeno tre circoscrizioni elettorali. Quindi anche a Italia Futura, o a un rassemblement che include anche il movimento presieduto da LCdM? Chissà.

    Il programma 2013 su spesa, tasse e debito
    La direzione di marcia dei montezemoliani è comunque chiara: lavorare per una “agenda di un fronte per la crescita liberale e democratico in vista delle elezioni del 2013”. Liberale, liberista e soprattutto semplice, comprensibile, ripete negli incontri sul territorio Calenda. Entro venti giorni, dicono ambienti vicini ai montezemoliani, sarà presentato uno studio al quale starebbe lavorando l’economista Rossi sulla dismissione del patrimonio statale: gli incassi delle alienazioni devono essere utilizzati per ridurre il debito pubblico. Uno schema “vincolato” anche per la diminuzione della spesa pubblica: si deve ridurla e i risparmi devono essere destinati a finanziare direttamente sgravi fiscali per favorire il lavoro e le persone fisiche. Idem su altre operazioni straordinarie. Montezemolo da tempo ha ipotizzato una forma di imposizione eccezionale sulla ricchezza privata dei maggiori contribuenti. Ipotesi che, se messa in cantiere, va realizzata a una condizione, si dice tra i montezemoliani: gli introiti dovranno essere utilizzati per abbattere la pressione tributaria sulle imprese. Basta, quindi, con gli incassi che finiscono in un calderone da cui si può attingere per qualsiasi evenienza.