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ll Cav. recupera “Tutti per l'Italia”, Casini permettendo

Salvatore Merlo

“Temo sia il Pd a volere le elezioni anticipate a ottobre”. Silvio Berlusconi lo pensa da tempo, e ieri lo ha ripetuto agli amministratori locali del Pdl. Gaetano Quagliariello, che si occupa dei progetti di riforme condivisi assieme a Luciano Violante del Pd e Ferdinando Adornato dell’Udc, in più di un colloquio ha manifestato al Cavaliere le sue impressioni sull’atteggiamento del Partito democratico nei confronti della riforma elettorale e di quella costituzionale (premierato e bicameralismo perfetto).

    “Temo sia il Pd a volere le elezioni anticipate a ottobre”. Silvio Berlusconi lo pensa da tempo, e ieri lo ha ripetuto agli amministratori locali del Pdl. Gaetano Quagliariello, che si occupa dei progetti di riforme condivisi assieme a Luciano Violante del Pd e Ferdinando Adornato dell’Udc, in più di un colloquio ha manifestato al Cavaliere le sue impressioni sull’atteggiamento del Partito democratico nei confronti della riforma elettorale e di quella costituzionale (premierato e bicameralismo perfetto). “Hanno la ‘tentazione’ di lasciare naufragare tutto”, pensa il vicecapogruppo del Pdl in Senato al quale Berlusconi ha detto esplicitamente di “andare avanti” sul modello proporzionale ispano-tedesco, quel sistema che secondo il Cavaliere renderebbe “incontournable”, cioè indispensabile, anche un Pdl che nella più infausta delle previsioni si attestasse intorno al 20 per cento dei consensi.

    Berlusconi ha intuito che, malgrado i sondaggi gli consiglino di mollare Mario Monti (lo chiede il 70 per cento del suo elettorato), l’esperienza tecnocratica può offrirgli qualche vantaggio. Sa bene, perché gli è stato riferito, che il Quirinale è in allarme per via della “tentazione” elettorale del Pd (che tuttavia ieri Pier Luigi Bersani ha smentito con nettezza) e, pur in maniera ancora disordinata, sta predisponendo il campo di gioco per un corteggiamento serrato a Pier Ferdinando Casini (e Roberto Maroni). “Faremo di tutto per andare alle elezioni unendo il fronte dei moderati”, ha detto Berlusconi. Davanti agli amministratori locali del Pdl, il Cavaliere ha recuperato ieri l’idea di “Tutti per l’Italia”, la federazione dei moderati che dovrebbe presentarsi alle politiche del 2013. Una proposta che va nel senso della generale proporzionalizzazione del quadro politico, ma che Berlusconi sa di poter anche riconvertire a uno scenario nuovamente bipolare qualora falliscano le trattative sulla riforma elettorale. Il Cavaliere osserva Monti periclitare, vede il Pd impaziente e ritentato dalla foto di Vasto e si prepara così a qualsiasi ipotesi, compresa quella del voto in ottobre. Per questo anche lui ha lanciato l’idea di un restyling del Pdl. L’acronimo non gli è mai piaciuto, ma adesso pensa anche a come lisciare per il verso giusto il pelo dell’antipolitica che fa sfiorare a Beppe Grillo il 7 per cento nei sondaggi (“un partito leggero, senza nomenclature, che si autofinanzia”, pensa il Cavaliere).

    A stringere la mano tesa di Berlusconi, Casini per il momento non ci pensa nemmeno: “Le alleanze si fanno sui contenuti e non sulle formule astratte”. Ha deciso di sciogliere il suo partito e si prepara a un congresso per il dopo elezioni amministrative. “Coltiva la suggestione delle mani libere”, dice Angelino Alfano. Il segretario del Pdl sa benissimo che la pregiudiziale di Casini (“finché c’è Berlusconi non mi alleerò con il Pdl”) è più tattica che altro. Alfano pensa che la riforma elettorale e istituzionale, con il loro impianto che inclina verso una grande coalizione da comporsi nel 2013, siano “punti di contatto” sensibili tra il suo partito e quello di Casini. E’ vero che al capo dell’Udc andrebbe bene anche l’attuale sistema, che in base alle regole di attribuzione del premio di maggioranza gli consentirebbe in caso di corsa solitaria di mantenere una discreta centralità almeno in Senato, ma ad Alfano non sfugge quanto il meccanismo proporzionale favorisca le ambizioni centriste (e quirinalizie) di Casini: entrerebbe al goveno, chiunque dovesse poi vincere le elezioni.

    Ed è sul meccanismo delle riforme che il Pdl è tentato di “agganciare” l’Udc proponendosi come controparte “affidabile”. D’altro canto Casini denuncia gli stessi timori espressi da Berlusconi (e privatamente anche da Napolitano): “C’è un tentativo di sabotare la nuova legge elettorale”, dice il leader dell’Udc. Casini si mantiene opportunisticamente sul vago: “E’ una tentazione che va indifferentemente da destra a sinistra”, dice, malgrado non gli sfugga che la contrarietà di Altero Matteoli (o la freddezza di Ignazio La Russa) nel Pdl pesa molto meno di quanto non pesino nel Pd i dubbi che sulla riforma elettorale vengono espressi nelle stanze della segreteria, il cuore del Partito democratico. “Ma siete matti? Questa riforma così com’è fa comodo solo a Casini e forse a Berlusconi”, ha detto non troppo tempo fa Rosy Bindi.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.