Mi manda la Bce

Crepe di governo sull'emergenza crescita

Salvatore Merlo

Se il ministro dello Sviluppo non fa lo sviluppo, per il presidente del Consiglio quel ministro diventa un problema. Per sollevarsi dalla palude, e per disinnescare il malessere dei partiti, Mario Monti ha un piano europeo (gli Eurobond) ma ha pure bisogno di tranquillizzare l’opinione pubblica e i referenti politici italiani con un piano d’azione nazionale per lo Sviluppo che tuttavia il ministero competente non riesce ad avviare malgrado le pressioni, persino del Quirinale, si facciano sempre più forti.

    Se il ministro dello Sviluppo non fa lo sviluppo, per il presidente del Consiglio quel ministro diventa un problema. Per sollevarsi dalla palude, e per disinnescare il malessere dei partiti, Mario Monti ha un piano europeo (gli Eurobond) ma ha pure bisogno di tranquillizzare l’opinione pubblica e i referenti politici italiani con un piano d’azione nazionale per lo Sviluppo che tuttavia il ministero competente non riesce ad avviare malgrado le pressioni, persino del Quirinale, si facciano sempre più forti. “C’è stato un Monti rigorista, adesso ci vuole anche un Monti sviluppista”, dice il presidente del Senato Renato Schifani. E’ per questo che il premier, già da qualche tempo diffidente, starebbe meditando di scavalcare Corrado Passera, come ha già fatto sul dossier delle nomine (pare sia imminente un cambio al vertice di Finmeccanica, con Franco Bernabé al posto di Giuseppe Orsi. Passera non ha toccato palla).

    Mario Draghi, seguendo le sue inclinazioni poco berlinesi e fiutando l’aria che tira in Francia, ieri ha schierato la Bce: “E’ necessario un patto europeo per la crescita”. Il governatore della Banca centrale è al corrente dei recenti colloqui tra il governo italiano e quello tedesco sul tema dello sviluppo. “La Germania recupera 180 miliardi l’anno con la bilancia dei pagamenti. E’ in grado di finanziare lo sviluppo in Europa”, dice il sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo. D’altra parte Draghi sa che Monti adesso, dopo aver previsto la vittoria di Sarkozy, tifa per il candidato socialista Hollande. Il premier ha avviato una trattativa per convincere Angela Merkel ad accettare la formula degli Eurobond e sa di poter trovare in Hollande un alleato. “Si tratta di uno scambio: il Fiscal compact alla Merkel in cambio degli Eurobond”. E’ per questo che Draghi è uscito allo scoperto, facendo della Bce una sponda per l’operazione che Monti vorrebbe portare a termine nel prossimo Consiglio europeo di giugno. “Monti può rilanciarsi se riesce ad assumere un ruolo di mediazione tra Germania e Francia”, dicono fonti del governo cui non sfugge il momento di estrema difficoltà nei rapporti con la maggioranza parlamentare (Pd e Pdl).

    L’Europa è forse la chiave di volta per superare la crisi, e Mario Monti ripete ai suoi ministri che “la crescita si gioca sul mercato unico europeo” ma il governo ha bisogno di recuperare consenso prima di tutto in Italia, e tra i partiti che lo sostengono. Sono ore difficili, il premier lancia messaggi tranquillizzanti (“abbiamo un anno davanti”) e ha un alleato prezioso, il Quirinale, nei rapporti sempre più complicati con il Parlamento. Ma anche Giorgio Napolitano invoca, accanto al rigore, quella crescita che secondo lo schema con il quale è nato il governo tecnico dovrebbe essere materia di Corrado Passera. E cosa fa Passera? “Bella domanda”. La battuta è di un autorevole ministro e rende l’idea del clima che si respira a Palazzo Chigi. E’ ampia la letteratura intorno agli annunci del ministro dello Sviluppo “caduti nel nulla” su cui il club dei professori (opposto nel governo al club dei banchieri) almanacca maliziosamente: dalla proposta di pagare le imprese con i Btp, fino al piano pro crescita da 100 miliardi “tra infrastrutture, lavori e investimenti a favore delle aziende”. Monti è per natura un diffidente e un accentratore, ma non dà credito alle interpretazioni contorte intorno alle ambizioni politiche di Passera con le quali taluni colleghi di governo spiegano la sua “inclinazione per l’inerzia”: talmente ambizioso da scommettere sul lento declino personale di Monti. “Ma non è così. Se Monti va giù, anche Passera va giù con lui. Non c’è nessun disegno strategico”, dice Guido Crosetto, ex sottosegretario berlusconiano, osservatore interessato e antipatizzante. “Passera rimane in bilico, fermo, perché non vuole mai scontentare nessuno”, spiega. “E’ in questo senso che la sua ambizione lo frega. Perché non ha avuto nessun ruolo sul mercato del Lavoro? Solo perché non voleva scontrarsi né con la Confindustria né con i sindacati”.

    Problemi che Monti, tuttavia, non ha, né comprende, di fronte al rischio che la sua esperienza al governo possa concludersi anzitempo (Pdl e Pd hanno comiciato ad agitarsi intorno all’ipotesi di elezioni in ottobre). Eppure nemmeno a Palazzo Chigi, negli uffici del premier, le idee sono chiare sul tema dello sviluppo in Italia (necessariamente a costo zero). E’ soltanto da qualche giorno, sotto la pressione dei partiti, e ispirato dal Quirinale, che Monti ha cominciato a valutare personalmente e con attenzione un dossier che in realtà non ha mai considerato direttamente suo. La distinzione dei ruoli finora è stata netta, sin dall’inizio Monti ha scelto per sé (con Piero Giarda e Enzo Moavero Milanesi) il ruolo del rigorista nei conti che si proietta in Europa scommettendo su una soluzione internazionale della crisi economica. Il funambolico piano per la crescita a costo zero era materia di Passera. E cosa fa il ministro? “Bella domanda”.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.