Pacificati
Nel nuovo clima di pacificazione nazionale (finché dura), lo spettacolo della concordia ritrovata offre anche la commozione per il pranzo della domenica a Macherio: Silvio Berlusconi, Veronica Lario e i loro tre figli fra le rose Cocorico. E’ il definitivo annuncio della primavera che sboccia, raccontata ieri dal Corriere della Sera, è la vittoria della manutenzione degli affetti e del mantenimento di Villa Belvedere, che secondo Veronica costa molto più dei miseri un milione e ottocentomila euro al mese offerti, nei mesi della discordia, da Silvio Berlusconi
Nel nuovo clima di pacificazione nazionale (finché dura), lo spettacolo della concordia ritrovata offre anche la commozione per il pranzo della domenica a Macherio: Silvio Berlusconi, Veronica Lario e i loro tre figli fra le rose Cocorico. E’ il definitivo annuncio della primavera che sboccia, raccontata ieri dal Corriere della Sera, è la vittoria della manutenzione degli affetti e del mantenimento di Villa Belvedere, che secondo Veronica costa molto più dei miseri un milione e ottocentomila euro al mese offerti, nei mesi della discordia, da Silvio Berlusconi: un centinaio di camerieri, i fiori, la sicurezza, le pecore, i pastori, i servizi di trasporto ecologico da un capo all’altro del parco richiedono un impegno economico adeguato, ma soprattutto il valore sentimentale non ha prezzo. Quella è la villa dei giorni felici, con le foto dei figli biondi e bambini (molto prima dei nipotini, molto prima di Pato) che giocano con le pecorelle, è il ricordo del fulgore, quando sembra che il crepuscolo non debba arrivare mai. Veronica aveva lasciato la casa (casa è un termine inadeguato, ma è l’unica categoria di realtà a cui fare riferimento), ferita da quando si era sentita “la metà di niente”, viveva in albergo o in lussuosi appartamenti, ma adesso forse, passata la furia, passato anche il burlesque o comunque tenuto sullo sfondo in un modo che non fa più così male, tornerà a casa sua, da sola. Il galateo del buon divorzio, riunito in una guida inglese, “Debrett’s Guide to Civilised Separation”, prevederebbe niente burlesque, niente fissazioni per il sofà color crema, pacate email in cui si spiegano le ragioni e le esigenze, molta disponibilità, auguri di compleanno, moltissima riservatezza. Dal maggio 2009, invece, cioè da quando Veronica ha detto basta, la soap opera si è ingigantita a tal punto che la curiosità morbosa di tutti a un certo punto ha lasciato il posto allo sfinimento. Lei non ha mai più detto una parola, non ha assoldato sicari, non è andata in tivù, non si è candidata con il Partito democratico, non ha infilato spilli su una bambolina vudù a forma di signore molto truccato (e se l’ha fatto, nessuno l’ha vista). C’è qualcosa di sovrumano in questa capacità pacificatoria, nel recupero di una condizione di normalità che sembrava dissolta per sempre. Gli audio, le intercettazioni, le spiate, le interviste, Ruby e le altre, le foto, i processi, tutto sembra ancora più sbiadito e paleozoico di fronte al pranzo di famiglia con Veronica che ride circondata dalla sua grande e personale coalizione di famiglia.
Finché dura, sembra un film francese. A questo punto, poiché Silvio e Veronica (soprattutto Silvio) hanno fatto saltare tutte le regole e poi le hanno magicamente ricomposte, potrebbero dedicarsi al bene degli altri e scrivere un pamphlet, un volumetto agile di diecimila pagine, in cui spiegano per filo e per segno come si fa. Come hanno fatto (a parte le imbarazzanti quantità di denaro, naturalmente, che però di solito creano guerre che durano nei secoli e per le successive diciotto generazioni) a smettere di odiarsi, o a non cominciare nemmeno. Sono lontani i tempi in cui il Cav. si travestiva da danzatore berbero per portare a sua moglie il regalo di compleanno, il fulgore è trascorso, ma se sono passate anche le tempeste e le follie, allora il viale del tramonto a Berlusconi fa benissimo.
Il Foglio sportivo - in corpore sano