Il reietto
L’ascesa e la discesa sociale spesso coincidono con il numero di inviti ricevuti: a feste, anteprime, aperitivi, noiosissime presentazioni. E nel periodo dell’ascesa, o semplicemente del fulgore, si dice ti prego restiamo a casa, inventa una scusa, diciamo che siamo morti, anzi no vai tu sola, va bene vengo, però stiamo dieci minuti e ce ne andiamo. Nella discesa gli inviti diminuiscono e si finge sollievo per la ritrovata libertà, fino a quando si ascoltano per caso i racconti di una cena a cui non si è stati invitati e prima ci si innervosisce, poi si cade in depressione.
L’ascesa e la discesa sociale spesso coincidono con il numero di inviti ricevuti: a feste, anteprime, aperitivi, noiosissime presentazioni. E nel periodo dell’ascesa, o semplicemente del fulgore, si dice ti prego restiamo a casa, inventa una scusa, diciamo che siamo morti, anzi no vai tu sola, va bene vengo, però stiamo dieci minuti e ce ne andiamo. Nella discesa gli inviti diminuiscono e si finge sollievo per la ritrovata libertà, fino a quando si ascoltano per caso i racconti di una cena a cui non si è stati invitati e prima ci si innervosisce, poi si cade in depressione. Nel caso di Dominique Strauss-Kahn non si è trattato di una discesa, ma di un velocissimo precipitare, dai fasti del Fondo monetario internazionale al baratro dei reietti, e dalla prigione di New York, che comunque aveva una dignità tragica di barba lunga, difesa pubblica di Bernard-Henry Lévy e scandalo mondiale, fino ai provinciali festini a luci rosse al Carlton Hotel di Lille.
Adesso DSK è talmente impresentabile che, se si imbuca al compleanno del deputato socialista Julien Dray al braccio della moglie, Anne Sinclair, direttrice dell’Huffington Post francese, la festa si svuota alle dieci di sera. Tutti restano per un istante col bicchiere a mezz’aria, in un locale ex peccaminoso che si chiama “J’ose”, e subito corrono verso le uscite di sicurezza, come durante un incendio, pur di non dovere salutare l’ex amico e rischiare una foto su Twitter con lui. Ségolène Royal, che nonostante tutto non vuole che l’ex marito François Hollande perda le elezioni, ha recuperato in fretta la figlia e ha lasciato il locale, indignata, e il giorno dopo ha dichiarato con un sorriso gommoso: “In nome del rispetto dei diritti e della dignità delle donne, è fuori questione che io incontri DSK”. Nicolas Sarkozy, raggiante, ha detto che davanti a commedie come questa cena di compleanno certe volte si chiede se i socialisti abbiano qualcosa nel cervello, visto che vanno alle feste con DSK, che tra l’altro l’ha accusato di sordido complotto per eliminarlo dalla scena politica in un’intervista al Guardian (DSK dice di non averla mai concesso). DSK è così reietto che tutti urlano alla moglie: lascialo, lascialo, e lei si è dovuta anche giustificare per non averlo fatto. Forse quella sera Anne Sinclair non ne poteva più di vederlo così, buttato sul divano, espiatorio e disperato, e gli ha detto: “Dai, usciamo, diamo un po’ di scandalo”.
Forse le notti fuori Parigi sono talmente imperdibili che vale la pena di rischiare le elezioni, pur di esserci. Forse DSK detesta François Hollande, che la sera della festa era allo stadio e si è precipitato a spiegare che lui non era nemmeno invitato: lo detesta perché gli ha soffiato il posto che gli sarebbe spettato se non si fosse lanciato addosso a una cameriera al Sofitel di New York, quello di candidato presidenziale a dieta, e ha voluto prendersi una rivincita mondana. Anche la figura del reietto ha i suoi vantaggi, comunque: gli scocciatori scompaiono e gli ex intimi, pur di non avere il reietto intorno, sono quasi disposti a difenderlo, come ha fatto ieri Hollande: “Appartiene alla sfera privata”. Andare alle feste a volte non è reato.
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