Tosi pragmatico e leghista
"Io non ho mai votato Lega, né la votero questa volta. Darò il mio voto a una lista civica collegata a Tosi sindaco. Non c'è un motivo per cui un cattolico come me, in quanto cattolico, non possa votarlo. Potrei avere ragioni politiche per scegliere altri, ma in questo momento non vedo alternative”. “Perché i veronesi non dovrebbero votare Tosi? Non ha fatto male”. La prima dichiarazione di voto è di un personaggio influente della Verona cattolica e solidale, la seconda è dell'ex sindaco di Venezia, Massimo Cacciari.
"Io non ho mai votato Lega, né la votero questa volta. Darò il mio voto a una lista civica collegata a Tosi sindaco. Non c’è un motivo per cui un cattolico come me, in quanto cattolico, non possa votarlo. Potrei avere ragioni politiche per scegliere altri, ma in questo momento non vedo alternative”. “Perché i veronesi non dovrebbero votare Tosi? Non ha fatto male”. La prima dichiarazione di voto è di un personaggio influente della Verona cattolica e solidale, la seconda è dell’ex sindaco di Venezia, Massimo Cacciari. Le motivazioni del pronosticato plebiscito per il leghista Flavio Tosi alle elezioni del prossimo 6 maggio – un sondaggio Swg lo dà tra il 54 e il 56 per cento, a dicembre scorso si dichiararono soddisfatti di lui settanta veronesi su cento – sono semplici: ha fatto bene. “Non cercate motivazioni ideologiche dietro la sua riconferma – ci dice Stefano Lorenzetto, giornalista e scrittore che di Verona conosce ogni anfratto – è un pragmatico che ha come primo obiettivo governare”.
Ma dietro il pragmatismo del giovane sindaco c’è una capacità politica di unire, dopo aver suscitato odi profondi, che ha avuto il suo test proprio nel rapporto con il mondo cattolico. In città è ancora vivo il ricordo della campagna di Flavi Tosi contro il campo rom di Boscomantico, a due passi da Chievo (il quartiere della squadra di serie A), e gli strali lanciatigli contro su Verona Fedele da monsignor Bruno Fasani. All’epoca Tosi tolse il saluto all’allora direttore del settimanale diocesano – che oggi è diventato responsabile dell’ufficio stampa della curia e portavoce del vescovo – recentemente ha detto che di una cosa si era pentito, di aver polemizzato con Fasani.
Per quella vicenda il futuro sindaco si rovinò i rapporti anche con la procura scaligera guidata da Guido Papalia, che nel 2001 ottenne il rinvio a giudizio di Tosi per violazione della legge Mancino. La campagna “Firma anche tu per mandare via gli zingari dalla nostra città” venne giudicata razzista ai danni di rom e sinti. In primo grado, nel 2005, Tosi e gli altri organizzatori della petizione vennero condannati a sei mesi di reclusione e a tre anni di interdizione a partecipare ad elezioni politiche e amministrative. In appello, nel 2007, il giudice ridusse la pena a due mesi, assolvendo i leghisti dall'accusa di “istigazione alla discriminazione” perché il fatto non sussiste, pur confermando la condanna per aver organizzato una propaganda di idee fondate sull'odio e sulla superiorità etnica e razziale. Dopo un primo annullamento e una nuova condanna in appello, l’11 luglio 2009 la Cassazione condannò in via definitiva Tosi a due mesi di reclusione, con sospensione della pena. Quel Tosi è lo stesso che il 12 giugno 2011 venne intervistato da Avvenire dopo l’udienza che Papa Ratzinger aveva concesso a rom e sinti. “Stupito per l'udienza concessa da Benedetto XVI agli zingari?‘Per niente. E’ del tutto normale che il Papa riceva i rappresentanti di etnie diverse porgendo loro il messaggio evangelico’. Il Papa invita gli zingari a cercare ‘giustizia e legalità’ e a non provocare la ‘sofferenza altrui’, ma denuncia pure ‘vessazioni, rifiuto e disprezzo’ di cui essi sono vittime.
‘Un discorso equilibrato. Richiama i reciproci diritti e doveri. Se tutti gli dessimo retta, non ci sarebbe alcun problema’”.
Quel Tosi è lo stesso di cui monsignor Giuseppe Zenti – vescovo di Verona dal 2007, a poche settimane dall’insediamento di Tosi a Palazzo Barbieri – al giornalista di Jesus che gli chiedeva preoccupato come si convive con la Lega, nel gennaio 2012 ha detto: “Il fenomeno qui è diverso e va interpretato. Mi sembra che sia una Lega stemperata dal leghismo. Con loro si può interloquire. A livello mediatico si sono enfatizzati fenomeni di intolleranza, ma io credo che la città sia ancora capace di solidarietà e accoglienza. Qui abbiamo oltre 400 associazioni di volontariato. Non so se esistano altre città in Italia con un associazionismo così diffuso. Quelli che protestano sono solo una piccola frangia”.
Parole che scorrono parallele a quelle del sindaco, sempre nell’intervista ad Avvenire: “Conosco bene la mia gente. Molti veneti, fino al secondo Dopoguerra, erano morti di fame costretti a emigrare. La cultura dell'accoglienza è nel nostro sangue, il Veneto è di per sé una terra accogliente. Pregiudizio? Sì, a volte. Ma nasce e si alimenta quando ci si trova di fronte a una comunità chiusa, impermeabile, che custodisce la propria diversità, evita il confronto e non intende integrarsi. Non penso solo a certi gruppi di zingari ma anche ad alcune comunità cinesi...”.
Che cosa è successo nel frattempo? In curia gira una frase apocrifa attribuita al sindaco: “Quando si hanno responsabilità per le persone, è diverso”. E sulla questione del campo nomadi dicono sia stato proprio il procuratore Papalia a convincere il vescovo delle ragioni di Tosi, epurate dalle venature razziste della raccolta firme, sulla coltura di illegalità che il campo costituiva. Nasce lì la collaborazione, e qualcuno dice anche la stima, tra vescovo e sindaco. I fatti parlano della convocazione di una riunione, nell’estate 2007, appena insediato, con rappresentanti della prefettura, della curia, della Caritas e di altre associazioni diocesane come l’Opera don Calabria il cui risultato è stata l’offerta ai nomadi di trasformarsi in stanziali; la rete di parrocchie e associazioni in collaborazione con i sindaci dei comuni del circondario si è impegnata a trovare alloggi sul territorio, i rom innanzitutto a rispettare l’obbligo scolastico per i figli. Cinquanta nuclei famigliari su centosettanta hanno accettato.
Con lo stesso “pragmatismo” Tosi oggi sostiene le attività dell’associazionismo cattolico, e realtà solidaristiche come il Banco alimentare che distribuisce “buste della spesa” a migliaia di famiglie indigenti in città. Ogni anno va al Meeting di Rimini, dove è anche intervenuto come relatore.
Con lo stesso pragmatismo ha sostenuto lotte di potere anche contro esponenti del mondo cattolico. In città si addebita al contrasto con il sindaco il “promoveatur ut amoveatur” di monsignor Adriano Vincenzi della Fondazione Toniolo, inviato a Roma come assistente ecclesiastico nazionale dell'Ucid (Unione cristiana imprenditori e dirigenti) di Confcooperative e di Acai (Associazione cristiana artigiani italiani). Il suo presenzialismo nel mondo imprenditoriale veronese porta alcuni a considerarlo la vera eminenza grigia nelle nomine di realtà come la Cattolica Assicurazioni (presidente, Paolo Bedoni, ex leader Coldiretti), l’aeroporto Catullo (l’ex presidente, Giorgio Bortolazzi), la Fiera di Verona (quando a presiederla era l’avvocato Luigi Castelletti); c’è chi vede la sua longa manus anche nell’operazione che ha portato proprio Castelletti a candidarsi sindaco per il Pdl. Pdl che, peraltro, in massa, dopo aver governato con lui in questi cinque anni, ha seguito Tosi nella sua ricandidatura. “Noi rappresentiamo la stragrande maggioranza degli elettori del Popolo della libertà – ha detto il vicesindaco pidiellino Vito Giacino –. Siamo e rimaniamo nel Pdl, ma a livello locale privilegiamo la persona”.
Hanno deciso di “privilegiare la persona” anche il presidente del Consiglio comunale Pieralfonso Fratta Pasini (Pdl), i Pensionati coordinati da Germano Zanella (ex Pdl) e soprattutto l’Alleanza per Verona, (tra loro anche la cattolica pro life Maria Luisa Tezza che partecipò alla “lista pazza” contro l’aborto del direttore di questo giornale), come localmente hanno deciso di chiamarsi gli ex pd, ex popolari (già ex democristiani) che fanno riferimento a Francesco Rutelli. Per incontrare il quale Tosi disertò una riunione del Parlamento della Padania che gli costò la destituzione dalla vicepresidenza dell’assise. Sergio Ruzzenente, responsabile locale di Api, dice: “Questa lista è uscita dal Terzo Polo per andare oltre, appoggiando Tosi con il via libera nazionale perché per Verona Flavio Tosi rappresenta il meglio”.
L’aggregazione dei moderati, auspicata da molti a livello nazionale, a Verona sembra aver preso corpo intorno a un sindaco leghista che ha stemperato i toni anche nel rapporto con le istituzioni, non è un mistero la stima che lo lega al presidente della Repubblica Giorgio Napoletano, di cui ha riaffisso la foto nel suo studio (accanto a quella di Benedetto XVI). In questi giorni di campagna elettorale Tosi dimostra anche apertura nei confronti di quella parte del Pdl, formalmente i vertici locali, che non l’ha seguito: “Dovremo tornare a parlarci”. E nei confronti del governo Monti ha manifestato un atteggiamento non pregiudizialmente di opposizione: “Bisogna valutare i singoli provvedimenti”.
Tutti lo amano? La Confindustria locale no. A scapito dei buoni rapporti con singoli imprenditori – Carlo Veronesi, presidente del gruppo Aia viene citato come criptotosiano – i vertici del sindacato degli industriali manifestano insofferenza, e la lasciano trapelare dal quotidiano l’Arena, molto critico nei confronti del sindaco e sostenitore della candidatura Castelletti. Uno dei punti di frizione è stata la vendita delle quote di VeronaFiere di proprietà del comune. All’opposizione di Confidustria rispose a muso duro l’imprenditore Ettore Riello, presidente dell’ente fieristico: “Noi costiamo meno di una quota associativa di Confindustria, e sicuramente facciamo di più per la nostra economia…”.
A domanda secca: Verona può essere considerata un esperimento dell’aggregazione dei moderati che molti auspicano per l’Italia, la risposta di Flavio Tosi è netta. “Sì. Anche perché i candidati che mi sostengono hanno un’impostazione moderata, seria e pragmatica della politica e dell’amministrazione”.
P.S. Se si entra nel sito Tosi Sindaco, la prima foto della “gallery” ritrae un sorridente Flavio Tosi in compagnia del cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo di Cracovia, già segretario del beato Giovanni Paolo II.
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