Gli equilibri italo-francesi nella finanza all'epoca di Hollande

Michele Arnese

“La collaborazione sarà buona anche con François Hollande”, ha detto ieri il portavoce del governo tedesco Steffen Seibert a Berlino, commentando i risultati elettorali della Francia. Il nuovo presidente “sarà accolto a braccia aperte”, ha poi aggiunto la cancelliera Angela Merkel. Non si meraviglia delle dichiarazioni pubbliche, peraltro di prammatica in questi casi, il saggista di economia e finanza, ed editorialista del quotidiano Avvenire, Giancarlo Galli, reduce da una decina di giorni a Parigi non soltanto per seguire la campagna elettorale per le presidenziali.

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    “La collaborazione sarà buona anche con François Hollande”, ha detto ieri il portavoce del governo tedesco Steffen Seibert a Berlino, commentando i risultati elettorali della Francia. Il nuovo presidente “sarà accolto a braccia aperte”, ha poi aggiunto la cancelliera Angela Merkel. Non si meraviglia delle dichiarazioni pubbliche, peraltro di prammatica in questi casi, il saggista di economia e finanza, ed editorialista del quotidiano Avvenire, Giancarlo Galli, reduce da una decina di giorni a Parigi non soltanto per seguire la campagna elettorale per le presidenziali: “Sembrerà paradossale – dice Galli in una conversazione con il Foglio – ma della vittoria del socialista Hollande potrà beneficiare anche la cancelliera Merkel”.

    Un paradosso inverosimile, vista l’austerità eretta a unica politica economica europea per volontà di Berlino, eppure Galli insiste: “Il prossimo presidente della Repubblica, che ha sconfitto un Nicolas Sarkozy dalla plateale cafonaggine nei confronti dell’Italia, si dedicherà sostanzialmente a una politica di nazionalizzazione e ben poco europeista al di là della retorica”. Un’impostazione, secondo il saggista e commentatore, “che farà gioco alla Merkel per affrontare le prossime sfide elettorali rassicurando così l’elettorato tedesco che pensa più alla propria economia che a salvare le finanze tremebonde degli stati periferici, come si evince anche dai recenti esiti elettorali in Germania”. Per questo Galli, al di là delle felicitazioni formali per la vittoria di Hollande pronunciate da Mario Monti, nota: “Così come in parte anche la Merkel, il premier dovrà riposizionarsi visto che al momento Monti è il premier più filotedesco in Europa”.

    L’autore della “Giungla degli gnomi” (Garzanti) non scorge invece troppi cambiamenti all’orizzonte negli equilibri italo-francesi che solcano le relazioni industriali e finanziarie tra i due paesi. Certo il finanziere bretone Vincent Bolloré, che ospitò nella sua imbarcazione un appena eletto Sarkozy, potrà risentire del nuovo corso socialista in Francia: “Attenzione, però, l’Italia è un’inevitabile e sostanziale colonia per la Francia. Basta vedere quello che è avvenuto di recente, da Edison a Parmalat passando per la grande distribuzione”. Per Galli, quindi, per la finanza italiana cambierà poco o nulla con l’elezione di Hollande e l’eclissi politica di Sarkozy: “Certo, per Bolloré anche l’Italia è cambiata. Silvio Berlusconi non è più presidente del Consiglio, Cesare Geronzi non ha più peso né in Mediobanca né in Generali, visto che ora è soltanto presidente della Fondazione Generali. Invece proprio Geronzi era l’alfiere di un ampio progetto di collaborazione italo-francese che si dipanava da Mediobanca e che nel caso del Leone di Trieste avrebbe portato le Assicurazioni Generali nell’orbita di Parigi”.

    E’ invece tutta da verificare, dice Galli, fresco autore del “Banchiere innamorato” (Marsilio) dedicato al banchiere Giorgio Zanotto, storico presidente della Banca Popolare di Verona, la stabilità dell’altro perno su cui la Francia ha potuto contare finora in Italia. Ovvero il finanziere franco-polacco Romain Zaleski, che in simbiosi con il presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, ha fatto da tramite per la presenza del Crédit Agricole nell’istituto allora capitanato dal consigliere delegato Corrado Passera e ora da Enrico Tomaso Cucchiani.
    Non ci sarà alcuna rivoluzione, quindi, secondo Galli, nei rapporti tra Francia e Italia: “D’altronde Hollande lo potremmo definire un politico da ancien régime, attento quindi alle consolidate relazioni, compresa quella con l’Italia, e magari con una minore volontà espansionistica di Parigi a differenza di Sarkozy, scostante e nevrotico come ho avuto modo di conoscerlo anni fa prima che diventasse presidente della Francia”.

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