Syriza e libertà

Il Vendolidis greco che da ieri comanda l'opposizione di sinistra

Dimitri Deliolanes

Sorride Alexis Tsipras mentre arriva al centro elettorale del suo partito, di fronte al colonnato finto antico dell’Università di Atene nella mezzanotte di domenica. Niente saluti alla folla, niente dichiarazioni alle telecamere, niente trionfalismi. Solo tanta contentezza, baci e abbracci tra compagni. Una gioia giustificata. L’exploit è stato grande: la coalizione della sinistra radicale Syriza ha raggiunto il 16,8 per cento e si trova ad appena due punti di distanza da Nuova democrazia, il partito di centrodestra risultato primo con il 18,9 per cento.

    Atene. Sorride Alexis Tsipras mentre arriva al centro elettorale del suo partito, di fronte al colonnato finto antico dell’Università di Atene nella mezzanotte di domenica. Niente saluti alla folla, niente dichiarazioni alle telecamere, niente trionfalismi. Solo tanta contentezza, baci e abbracci tra compagni. Una gioia giustificata. L’exploit è stato grande: la coalizione della sinistra radicale Syriza ha raggiunto il 16,8 per cento e si trova ad appena due punti di distanza da Nuova democrazia, il partito di centrodestra risultato primo con il 18,9 per cento. Fino a qualche anno fa, Syriza stentava a entrare in Parlamento. Tsipras, 37 anni, ingegnere civile, una figlia e una moglie al quarto mese di gravidanza, è il leader più presentabile e forse anche il più giovane della disastrata sinistra europea. Ora ha dimostrato di avere anche altre qualità. E’ riuscito a rompere gli schemi del minoritarismo di sinistra e a intercettare i voti moderati in libera uscita. Merito di un gruppo di intellettuali europeisti che lo hanno affiancato nell’ultimo anno; e merito di Tsipras stesso di aver teso loro l’orecchio.

    Il giovane presidente di Syriza è una scoperta dell’ex leader della coalizione (allora si chiamava “della sinistra e del progresso”) Alekos Alavanos, che lo ha imposto come candidato sindaco di Atene nel 2006. Ovviamente non fu eletto, ma la scelta si rivelò azzeccata: appena due anni dopo Tsipras è stato eletto presidente della coalizione e subito i sondaggi gli hanno attribuito un impressionante 17 per cento. Che perderà pochi mesi dopo, nel tragico dicembre 2008: bande di anarchici insurrezionalisti devastarono il centro di Atene e Tsipras apparve troppo tiepido nel condannare le violenze. Il motivo c’era: proprio in quel momento la coalizione stava aggregando varie forze minori per diventare quello che è oggi: un aggregato della sinistra radicale in cui, accanto ai vecchi eurocomunisti, ci sono comunisti e socialisti eretici, ecologisti, esponenti della sinistra libertaria. Sempre di orientamento europeista. Un miracolo unirli sotto lo stesso tetto, un secondo miracolo riuscire a tenerli uniti per tutti questi anni. Il primo che ha dato segni di insofferenza è stato lo stesso ex pigmalione Alavanos, che ha subito litigato con la sua creatura e se n’è andato sbattendo la porta. Nel 2010 è stato il moderato Fotis Kouvelis ad andarsene, portandosi dietro quattro deputati, per fondare la Sinistra democratica (6 per cento alle elezioni). Ma anche quelli che sono rimasti soffrono il giovane Tsipras. Il deputato del Pireo Panagiotis Lafazanis vagheggia di uscire dall’euro, smettere unilateralmente di pagare il debito per dichiarare default e via di questo passo. Il portavoce di Syriza, Dimitris Stratoulis, è riuscito a litigare con tutti i giornalisti greci (e anche con qualche straniero). Il popolaresco Panos Skourletis sembra sempre pronto a mettere la mano alla pistola. Un circo, che espone con grande facilità Syriza alle critiche degli avversari.

    Le critiche sono diventate polemica acuta con la crisi nel 2010. I cittadini ellenici avevano preso a sbeffeggiare pubblicamente gli esponenti del governo socialista e il Pasok ha organizzato una campagna diffamatoria contro Syriza, accusato di “squadrismo”. L’accusa giusta sarebbe stata quella di massimalismo: Syriza era a capo delle proteste, ma non aveva alcuna proposta alternativa. Anche in questa campagna elettorale Tsipras è stato al centro degli attacchi, in particolare da parte delle tv private schierate unanimemente con il centrodestra. Ma il vento è cambiato. La protesta ha travolto i vecchi steccati tra destra e sinistra e il giovane leader dai toni pacati e dall’eloquio appassionato è sembrato il veicolo più adatto per fare arrivare il messaggio in Europa. In più, Tsipras è riuscito a elaborare una proposta politica, raffazzonata e non realistica, ma spendibile in campagna elettorale: un governo di sinistra, comprendente non solo i comunisti stalinisti del Kke (8,5 per cento) e la Sinistra democratica, ma anche i dissidenti di centrodestra di Panos Kammenos (10,6 per cento). Sfortunatamente, i seggi in Parlamento non bastano e gli stessi interessati non ci stanno. Il nuovo terreno di gioco per il giovane Tsipras è quindi quello dell’opposizione parlamentare come forza egemone della sinistra. Non è poco. La Costituzione ellenica attribuisce un ruolo importante al primo partito di opposizione. Il giovane leader è chiamato a dimostrare che sa giocare non solo nelle piazze ma anche in Parlamento. Qualcuno mi ha confidato che tiene sul suo comodino una biografia di Enrico Berlinguer.