La generosa superiorità di Ségolène
Ségolène Royal avrà notato il bacetto striminzito e quasi disgustato che François Hollande ha offerto, da presidente, alla sua fidanzata e nuova prèmiere dame Valérie (che indossa il cognome di un altro marito, Trierweiler).
Ségolène Royal avrà notato il bacetto striminzito e quasi disgustato che François Hollande ha offerto, da presidente, alla sua fidanzata e nuova prèmiere dame Valérie (che indossa il cognome di un altro marito, Trierweiler). Hollande evidentemente non è un uomo generoso con le donne della sua vita, e non è riuscito a esserlo nemmeno quando la buona causa era il Partito socialista: nel 2007 è stato tiepido verso la corsa di sua moglie Ségolène contro Nicolas Sarkozy, anzi è probabile che abbia fatto di tutto per rendergliela un inferno, mentre Ségolène ha dato, anche questa volta, tutto il suo sostegno a Hollande (dopo la fine di una storia durata secoli, con quattro figli e molte umiliazioni, tra cui l’esclusione dal video che raccontava la storia del Partito socialista nella prima sontuosa convention elettorale di Hollande al Bourget, forse per la gelosia di Valérie o per un’ultima ripicca di Hollande). Campagna elettorale, dichiarazioni pubbliche, Ségolène Royal ha perfino regalato a Hollande la bravura della sua portavoce, la giovane e carina Najat Vallaud-Belkacem che prima lavorava con lei, e l’entusiasmo del figlio Thomas Hollande, già molto giovane divo, che nel 2007 asciugava le lacrime della madre e adesso ha pianto, però di gioia, per il padre presidente. Sono andati, lei e il figlio, a bussare a milioni di porte per convincere gli elettori a votare Hollande.
Ségolène ha esultato alla Bastiglia, in disparte rispetto all’uomo che ha allenato per la vittoria e che ha anche surclassato nel débat televisivo finale contro Sarkozy, ma mai stizzita (a parte quando la cancellarono dall’elenco delle personalità importanti del Partito socialista e lei era in prima fila con aria scioccata, allora fece gentilmente notare che diciassette milioni di voti non sono un dettaglio). Come avrebbe reagito Hollande, “il budino”, al suo posto? Hollande soffrì molto anche quando Ségolène divenne ministro, a trent’anni, mentre a lui toccava soltanto l’organizzazione del partito. Ségolène neo ministro, con qualche mania di protagonismo e di famiglia perfetta, rilasciava interviste post parto a una giovane giornalista di nome Valérie, nel 1992, la stessa che adesso dormirà all’Eliseo. Forse non si sentiva davvero in gara e quindi non capiva ancora quanto può soffrire un uomo che perde la competizione con la moglie, anche quando lei si impegna a fargli credere che al massimo cambia i pannolini e che è diventata due volte ministro e poi candidata presidenziale soprattutto in virtù di una ideale quota rosa e di un bel sorriso.
Hollande ingrassava, ingrigiva, diventava triste, lo chiamavano monsieur Royal, allora si innamorava di un’altra che gli dicesse: sei un genio. Ora che lui, con i capelli tinti e la faccia da dieta, ha vinto con accanto l’altra donna, ora che la divisione dei ruoli è ristabilita, forse finalmente si sente pacificato rispetto a Ségolène Royal e non desidera più vederla cancellata dalla storia del Partito socialista. Ma già sembra infastidito, a guardare quelle effusioni stentate, dalla presenza di Valérie, ambiziosa e disinvolta, che dice di conoscere perfettamente i codici della politica. Sempre un passo indietro, la regola è questa.
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