Alba d'oro in Grecia

Un colonnello mancato agita la democrazia ateniese

Dimitri Deliolanes

Ha dato subito il suo biglietto da visita alla stampa internazionale Nikolaos Michaloliakos, führer del movimento neonazista greco Alba d’oro, appena entrato in Parlamento con un impressionante 7 per cento. All’ingresso del capo, un muscoloso “sottotenente” ha ordinato ai giornalisti di alzarsi in piedi.

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    Atene. Ha dato subito il suo biglietto da visita alla stampa internazionale Nikolaos Michaloliakos, führer del movimento neonazista greco Alba d’oro, appena entrato in Parlamento con un impressionante 7 per cento. All’ingresso del capo, un muscoloso “sottotenente” ha ordinato ai giornalisti di alzarsi in piedi. Di fronte alle proteste, ha invitato bruscamente gli indisciplinati ad abbandonare la sala. E’ rimasto solo qualche inviato turco, con la troupe della tv pubblica Ert costretta dalla legge a riprendere le dichiarazioni di tutti i leader eletti. Così l’opinione pubblica greca ha potuto sentire dalla stridula voce del capo, in un greco arcaizzante, il suo messaggio alla nazione: “I traditori della patria debbono avere paura. Stiamo arrivando. Siamo nazionalisti e lotteremo dentro e fuori il Parlamento. Mi avete calunniato, mi avete imbavagliato, vi ho sconfitto”. Dopo la lode alla “balda gioventù in maglietta nera con scritte in lettere antiche”, ecco l’attacco al “primo dei traditori”: il leader di Nuova democrazia Antonis Samaras, colpevole di aver fatto “solo tre mesi di servizio militare in Marina”.

    Dopo, scortato da cinque possenti guardie del corpo, il führer è tornato alla sede del partito dove decine di seguaci lo hanno accolto con il saluto romano, cantando inni e gridando slogan: “Sangue, onore e Alba d’oro” e il più diffuso “Albanese, non diventerai mai greco”. Dove si dà per scontato che essere greco sia la massima aspirazione di chiunque. A un canale americano che gli chiedeva come avrebbe risolto l’esplosivo problema dell’immigrazione, ha risposto con un invito “a usare la fantasia”. Nel suo programma elettorale parlava di mine antiuomo lungo la frontiera con la Turchia (da dove, secondo Bruxelles, passa l’80 per cento dei clandestini diretti in Europa) e di campi di concentramento nelle isole dell’Egeo. Quello dell’immigrazione è anche il segreto del successo elettorale di Alba d’oro. Gran parte dei voti li ha raccolti nei quartieri degradati del centro di Atene dove vivono centinaia di migliaia di immigrati entrati in Grecia sperando di poter giungere nel nord Europa e poi rimasti in trappola. L’unico modo per sopravvivere è darsi alla delinquenza. Nella totale indifferenza della politica e con la polizia che ammette la propria impotenza. In questo vuoto si sono inseriti i “baldi giovani in maglietta nera”. Niente proclami, niente volantini, ma molti fatti, soprattutto “azioni esemplari”. Una volta al giorno, a sorpresa, una trentina di picchiatori in anfibi e mimetica attraversa con passo militare il quartiere e bastona chiunque non dimostri chiaramente la sua appartenenza all’ellenismo. Ma non basta. Alba d’oro è riuscita, nella Grecia devastata dalla crisi, a diventare un’efficace milizia privata, al “servizio del cittadino”. C’è la famiglia che si ritrova l’appartamento occupato da immigrati? La polizia alza le mani. Ma Alba d’oro sfratta gli abusivi in un baleno. C’è il commerciante taccheggiato? Basta una passata di Alba d’Oro e il problema si risolve. La vecchietta ha paura a ritirare la pensione? Alba d’oro la scorta una volta al mese. C’è spaccio sotto casa? Ci pensa Alba d’oro a pestare per bene venditori e acquirenti. Su richiesta, Alba d’oro fornisce protezione anche a pagamento e sembra che questa sia una delle sue principali fonti di finanziamento. Anche se dopo l’ingresso in Parlamento Alba d’oro si definisce modestamente un “movimento nazionalista”, non c’è alcun dubbio sulla sua natura apertamente nazista. Fino a poco tempo fa l’omonimo mensile era un tripudio di svastiche (“antico simbolo dei greci”), di ritratti di Hitler e altri caporioni nazisti, affiancati da dotti articoli sul “complotto ebraico”. Lo stesso nome del movimento è preso dal giornale della Gioventù hitleriana. Michaloliakos ha fondato il suo movimento nel 1980 ma fino al 2010 era rimasto ai margini della vita politica.

    Proprietario di un piccolo hotel a ore, Michaloliakos è stato ufficiale dei marine, radiato con disonore a causa delle continue risse e perché trovato in possesso di esplosivi. In prigione ha conosciuto gli esponenti del vecchio regime dei colonnelli, con i quali ha mantenuto rapporti discontinui. Quest’anno ha voluto omaggiare il passato regime militare presentando i suoi candidati proprio il 21 aprile (data del golpe del 1967), ma molti ex colonnelli, come il generale di brigata Stylianos Pattakos, continuano a dichiararsi “democratici” e diffidano dei “fascisti” come lui.