Poster boy

Paola Peduzzi

Ci sono le ragazze fortunate, quelle che hanno sposato i loro poster in camera, Kate Middleton e Kate Holmes, ma sono esseri di un altro pianeta, una fa la principessa, l'altra manda la figlia di cinque anni in giro coi tacchi – non fanno testo. Poi ci sono tutte le altre, quelle che hanno sognato dialoghi innamorati davanti a pezzi di carta; quelle che canticchiavano frignando “un poster che qualcuno ha già scarabocchiato dice vieni in Tunisia” operando sostituzioni sul muro a seconda del cuore spezzato.

    Ci sono le ragazze fortunate, quelle che hanno sposato i loro poster in camera, Kate Middleton e Kate Holmes, ma sono esseri di un altro pianeta, una fa la principessa, l’altra manda la figlia di cinque anni in giro coi tacchi – non fanno testo. Poi ci sono tutte le altre, quelle che hanno sognato dialoghi innamorati davanti a pezzi di carta; quelle che canticchiavano frignando “un poster che qualcuno ha già scarabocchiato dice vieni in Tunisia” operando sostituzioni sul muro a seconda del cuore spezzato; quelle che hanno capito che non avrebbero mai più rivolto la parola alla loro madre dopo che la sventurata aveva detto, schifata: “Che è ’sta roba sul muro? Levala subito” (ci sono anche quelle che si davano un tono con poster intellettuali e ideologici: non le prenderemo in considerazione, se permettete). E ci sono i maschi e i loro poster, squilibri ormonali attaccati al muro, con inevitabili coloriture sportive.

    Nei salotti inglesi, ci si diverte con un gioco di società in cui si chiede: “Che poster aveva in camera”, segue nome di politico. Il premier inglese, David Cameron, e il sindaco di Londra appena riconfermato, Boris Johnson, cioè i due leader conservatori che guidano il Regno Unito da sponde diverse dello stesso partito ma formalmente uniti, avevano in camera gli stessi poster. Hanno entrambi studiato a Eton, ma è possibile tanta coincidenza? Molti si sono insospettiti, questi rampolli mezzi aristocratici prestati alla politica sono davvero delle frane come “role model”, ma poi tutto è passato in secondo piano, perché quel che conta non è la simbiosi, ma i soggetti dei poster. C’è la tennista che si gratta il sedere nudo (lei era Fiona Walker, due milioni di copie vendute di quell’immagine, e le lamentele recenti, trentacinque anni dopo, dei compensi mancati, ora che la guardi e dici: no, non può essere lei, un mito che crolla) e c’è Cheryl Tiegs, il bikini rosa diventato icona pop degli anni Settanta e principale protagonista delle stanze dei teenager americani. Sociologi, commentatori, guru della cultura pop hanno psicanalizzato i gusti dei due politici, restituendo un’immagine non proprio accattivante: ragazzini rubicondi “privi di donne, insicuri e onanisti”, scriveva ieri Helen Rumbelow sul Times.

    Un’ingiustizia sociale
    Moraleggiare sui poster in cameretta è un’ingiustizia sociale, si finisce come Nigella Lawson, la Clerici d’Inghilterra con in più un passaporto da ereditiera, che dice di vergognarsi di aver avuto Robert Redford sopra al letto (è lo stesso meccanismo per cui nessuno ha mai votato Berlusconi per vent’anni, poi succede che Berlusconi non c’è più davvero e guarda un po’ che combinano questi rinnegati). I poster andrebbero conservati, riguardati, mostrati con orgoglio a prole incosciente, ogni età ha il suo mito, non c’è nulla da nascondere, nemmeno i poster di Samantha Fox trovati dentro Cioè, ché anche quel “Touch me” urlato tra bustini e tette incontenibili era trasgressivissimo per le adolescenti degli anni Ottanta. Mai aver paura del passato trash oggi che ci sentiamo borghesi perbene, si può persino rischiare di realizzare un sogno: la faccia di Pierre Cosso che sbuca dai poster, la figlia giuliva che dice: “Assomiglia a papà”. Sì piccola mia, anch’io ho sposato il mio poster, sono una vera principessa.

    • Paola Peduzzi
    • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi